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Perché conto corrente e conto deposito funzionano bene insieme e danno una grande mano a gestire la liquidità in banca

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Stefano Vozza

Si fa presto a dire “denaro” se prima non si adottano e non ci attrezza di adeguati strumenti e strategie operative al riguardo. Checché se ne dica, la moneta è una delle grandi invenzioni dell’uomo, ma va maneggiata con cura in entrata, “nel mentre” che in uscita. Primo, per non disperderla, poi per valorizzarla e infine per estrarne tutta l’utilità essa è in grado di offrire.

In questa sede, in particolare, ci concentreremo su due noti rapporti bancari. Ci chiediamo: perché conto corrente e conto deposito funzionano bene insieme e danno una grande mano a gestire la liquidità in banca?

Il conto corrente ideale come dovrebbe essere?

Malgrado lo si scambi spesso per uno strumento di investimento, il c/c è invece un semplice, ma straordinario strumento di pagamento. Tradotto, è uno strumento con cui gestire tutti i principali flussi in entrata e in uscita di un single, di una coppia, una famiglia con figli, un’azienda, etc.

Pensiamo all’accredito dei redditi da lavoro dipendente o da impresa, le pensioni e i vitalizi vari, le rendite passive, gli incassi extra e le vincite da gioco, etc. Sullo stesso strumento andrebbero fatti confluire tutti i pagamenti più o meno fissi del mese o con altra cadenza. Pensiamo alle spese riguardanti casa e auto, gli abbonamenti vari, le rette scolastiche, etc.

Quanto alle caratteristiche, l’ideale sarebbe averlo completo di tutti i servizi in genere erogati da questi rapporti, conto titoli incluso. Esso serve anche per sottoscrivere titoli di Stato  in valuta estera, solitamente più remunerativi e più rischiosi di quelli in euro. L’importante è che non sia particolarmente esoso. A volte s’incontrano conti con tariffe a pacchetto a prezzi abbastanza ragionevoli.

Pertanto basterebbe avere una giacenza media di poche migliaia di euro (fino a 5mila? O di meno?) per assicurarsi la copertura di queste spese. E il resto dei soldi?

Perché conto corrente e conto deposito funzionano bene insieme e danno una grande mano a gestire la liquidità in banca

Il conto deposito (CD) potrebbe essere la prima, naturale destinazione della liquidità “in esubero”, cioè di quella eccedente l’ordinaria amministrazione. Al riguardo lo si potrebbe scegliere della stessa banca con cui si è aperto il c/c o di un altro emittente. È la maggiore o minore convenienza che deve guidare la scelta finale.

Su questo rapporto si potrebbe far affluire il cash in esubero, fino a raggiungere un certo capitale, ad esempio 10 o 20 o altra cifra. A differenza del c/c, il CD è uno strumento remunerativo. In genere l’interesse è fisso e costante o fisso e crescente nel tempo.

Di norma il CD non ha costi di attivazione, gestione ed estinzione, tranne gli oneri di natura fiscale (ritenuta al 26% e imposta di bollo). Del resto anche il c/c prevede costi, di gestione e/o fiscali.

La chiusura del conto può avvenire a scadenza o prima a seconda del prodotto sottoscritto e di quanto prevede l’emittente. Quanto alle garanzie, c/c e CD ricadono entrambi sotto l’ombrello di protezione del FITD fino a 100mila €.

Una volta che il suo capitale si sia ingrossato, sarebbe strategico stornarlo su un prodotto di investimento di medio-lungo termine ad elevati rendimenti. In tal modo si trasformerebbe “l’extra cash” in una base di partenza per la costituzione di un ricco patrimonio nel tempo.

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