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3 alternative al conto corrente bancario o al libretto postale per far fruttare i soldi sul breve termine

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Stefano Vozza

Il micidiale binomio rialzo dei rendimenti-inflazione alle stelle ha reso quasi un lusso da ricchi tenere soldi liquidi. Il riferimento è al classico c/c quanto al libretto di risparmio, postale e bancario che siano. Di norma si resta liquidi al fine di avere una disponibilità immediata del cash all’occorrenza senza incorrere in spese inutili e nei rischi tipici degli investimenti. Peccato che anche la preferenza per la liquidità non sia gratuita (tasse, commissioni e perdite da inflazione).

Vediamo allora 3 alternative al conto corrente bancario o al libretto postale per far fruttare i soldi sul breve termine. Resteremo nel perimetro dei prodotti free risk, ossia a rischio contenuto come lo sono gli strumenti del reddito fisso.

La soluzione sul risparmio postale

Per chi predilige il risparmio postale, le possibili soluzioni passano per l’offerta Supersmart (360 giorni o Supersmart Pensione 364) e il buono fruttifero Premium. In tutti i casi la durata dell’investimento è a 1 anno, fermo restando che l’emittente ne ammette lo svincolo anticipato e senza perdite in conto capitale. Inoltre, si tratta di strumenti garantiti dallo Stato, di agevole sottoscrizione e dal taglio minimo alla portata del piccolo investitore.

Ancora, si tratta di prodotti privi di spese di gestione, al netto delle spese fiscali. Sul buono l’aliquota applicata è agevolata (12,50%), mentre è al 26% nel caso delle offerte Supersmart. L’imposta di bollo dello 0,2% del capitale si applica nei casi, modi e tempi dettati dalla Legge.

Quanto ai rendimenti, quelli lordi delle Supersmart sono del 2,50% per la 360 giorni e del 3,50% sull’altra e sul buono Premium. Infine, ricordiamo che la sottoscrizione di Supersmart Pensione e del buono è subordinata al rispetto di alcune condizioni.

3 alternative al conto corrente bancario o al libretto postale per far fruttare i soldi sul breve termine

Sul fronte bancario, invece, l’alternativa potrebbe essere il conto deposito, libero o vincolato a seconda delle preferenze o necessità. Se la variabile chiave è il rendimento, il conto vincolato ha gioco facile. Se invece la scelta è impostata sulla libertà di entrata e uscita dal prodotto, il deposito libero è la risposta giusta.

In entrambi i casi la garanzia FITD è fino a 100mila € del deposito, l’aliquota fiscale sugli interessi è del 26% e l’imposta di bollo del 2×1.000 incide per il periodo effettivo di detenzione del conto.

In ultimo citiamo il BOT, il titolo di Stato di durata fino a 12 mesi che all’asta della scorsa settimana ha sfiorato il 3,6% sulla durata a 12 mesi. Sul MOT si trovano tante emissioni differenti con durate residue fino a 12 mesi, per cui è possibile calibrare al meglio la durata complessiva del proprio investimento. Ancora, si tratta di titoli molto scambiati e quindi facilmente liquidabili in caso di sopraggiunte necessità. Rispetto ai prodotti precedenti, tuttavia, qui occhio alle spese di gestione come dossier titoli e commissioni bancarie. In caso di modesti capitali, l’insieme delle spese (incluse quelle fiscali) potrebbe eccedere i guadagni, rendendo la scelta non conveniente.

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