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Ecco la riforma delle pensioni ideale per le uscite a 60 anni di età

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Giacomo Mazzarella

Una riforma delle pensioni è ciò che molti italiani auspicano. perché il sistema, ancorato com’è alla riforma Fornero, va cambiato. E allora ecco che si pensa a nuove ipotetiche misure che potrebbero davvero mettere la parola fine alle regole attuali, o almeno mettere davanti ai lavoratori alcune alternative.

Perché il sistema ha bisogno di flessibilità. E il sistema contributivo potrebbe aiutare molto visto che uscire prima dal lavoro penalizza sempre i lavoratori. Che avrebbero però la scelta disponibile in base alle loro esigenze. Cosa che oggi manca, a tal punto che un lavoratore con 60 anni di età e pure con 30 anni o più di contributi, se non lavora non prende nemmeno la pensione. Lo Stato piuttosto offre a questi soggetti un sussidio come è stato il Reddito di Cittadinanza o come è adesso l’Assegno di Inclusione. Pertanto, ecco la riforma delle pensioni ideale per le uscite a 60 anni di età.

Il sistema oggi è molto rigido in materia previdenziale

Prima dell’avvento della riforma Fornero, i lavoratori avevano diverse possibilità di andare in pensione. Le donne per esempio andavano in pensione a 60 anni con la quiescenza di vecchiaia con 20 anni di versamenti. Gli uomini invece con la stessa misura a 65 anni. Le pensioni di anzianità si centrano con 40 anni di versamenti. E c’era pure la quota 96 che consentiva di andare in pensione con 60 anni di età e 35 di contributi. Oggi invece le donne e gli uomini con 20 anni di contributi escono a 67 anni di età. Se invece si parla di pensioni di anzianità, che la riforma Fornero ribattezzò pensioni anticipate la carriera necessaria è nettamente più alta. Servono infatti 42,10 anni di contributi per gli uomini e con 41,10 anni di contributi per le donne.

Ecco la riforma delle pensioni ideale per le uscite a 60 anni di età

Prima abbiamo citato la quota 96 e su questa misura qualcuno vorrebbe che tornasse in pista. E sul finire del 2023 si parlò proprio di una misura di questo genere come potenziale soluzione alla richiesta di flessibilità del sistema. Perché con una misura che consentirebbe il pensionamento a partire dai 60 o 61 anni di età, con 35 o 36 anni di contributi, i lavoratori potrebbero avere una valida alternativa. Anche a costo di un ricalcolo meno favorevole della prestazione. Perché per una ipotetica quota 96 si parla di calcolo contributivo obbligatorio. Lo stesso calcolo che si potrebbe applicare alla nuova quota 41 per tutti. Una misura che continua ad essere sul tavolo della riforma, e che avvicinerebbe alla pensione di anzianità con 40 anni di contributi i lavoratori.

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