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6+1 atteggiamenti che ti rendono antipatico agli occhi degli altri: alcuni non li immagini nemmeno

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Emiliano Fumaneri

Se gli altri si allontanano da noi non necessariamente sono “cattivi”. Magari a farli prendere una decisione simile è stato proprio il nostro atteggiamento.

Confessiamolo, abbiamo un po’ tutti la sindrome di Calimero: ce l’hanno con noi perché siamo piccoli e neri e ce ne fanno una colpa allontanandosi. Ma questa mentalità rischia di farci trascurare un fatto. Potrebbe essere stato proprio il nostro atteggiamento a far prender tale decisione alle altre persone.

Atteggiamenti che ci rendono antipatici agli occhi degli altri
Ci sono atteggiamenti che rischiano di renderci antipatici agli occhi degli altri – lintellettualedissidente.it

La vita è dura per tutti. Ma un conto è sapere che il mondo è sì un posto complicato, ma da affrontare senza paura e senza lasciarsi schiacciare dalle inevitabili difficoltà, un altro è vivere secondo la mentalità dell’assediato, timoroso di ogni cosa, ostile a tutto e tutti.

Nel secondo caso rischiamo di adottare atteggiamenti e comportamenti repellenti, nel senso che fanno allontanare da noi chi, a differenza nostra, non considera il mondo come un’entità ostile da cui difendersi sempre e comunque. Ecco quali sono i 6 (+1) comportamenti che ci rendono antipatici. Ad alcuni certamente non abbiamo mai fatto caso.

6+1 atteggiamenti che ci rendono antipatici agli occhi degli altri

Il primo atteggiamento sbagliato è quello dell’indignato in servizio permanentemente effettivo. A chi piace avere a che fare con qualcuno che vede sempre nero ed è arrabbiato h24? Tra esprimere liberamente la propria opinione e dare sfogo al rancore c’è un mare di differenza.

I comportamenti che fanno risultare antipatici
Se abbiamo la tendenza a far sentire gli altri sotto pressione e stress, non è difficile capire perché girano al largo da noi – lintellettualedissidente.it

Secondo atteggiamento antipatico: mettere ansia, stress e pressione agli altri, come se il mondo di oggi non fosse già abbastanza stressante. Risulta particolarmente odioso anche il complesso a cui accennavamo all’inizio, ovvero la sindrome di Calimero, il vittimismo di chi sembra aver “sposato” il dolore e non fa nulla per nasconderlo presentandosi come la vittima di tutti (dei genitori, del capo, del coniuge, dei colleghi, dei figli, e così via). Bisogna andare oltre o si rimane prigionieri in un vicolo cieco.

Non va meglio con la monotematicità: ci sono persone che hanno qualche chiodo fisso, parlano sempre degli stessi (pochi) argomenti. Mai come in questo caso la varietà è una ricchezza! C’è poi chi sembra sempre arrabbiato col mondo, desideroso di “fare a pugni” con tutti. Un rancore che diventa  irritabilità e intolleranza, come se il colpo fosse sempre in canna. La rabbia cronica porta a ferire anche le persone che ci stanno più vicine e nessuno ama vivere accanto a qualcuno che ha sempre il coltello tra i denti.

Un altro atteggiamento pesante è il sarcasmo difensivo, che non ha nulla a che fare con quella ironia bonaria che è l’umorismo. Sarcasmo non a caso viene dal greco “sarkazein”, che vuol dire lacerare le carni, strappandole a morsi. È una forma aggressiva di ironia che si accompagna sempre al disprezzo e all’umiliazione del prossimo.

Ma non va nemmeno bene (ultimo atteggiamento antipatico) l’accondiscendenza di chi dice sempre di sì per paura di non essere accettato dagli altri. Anche la disponibilità deve avere dei limiti, altrimenti rischia di confondersi con la mancanza di sincerità (perché facilmente molti “sì” in realtà sono dei “no” che hanno timore di essere pronunciati).

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