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Se a febbraio entrano tra i 3.000 e i 5.000 euro in famiglia, quanti soldi andrebbero risparmiati e dove investirli invece di tenerli fermi sul conto?

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Stefano Vozza

Entrati ormai nel vivo dell’anno, è tempo di gestire le risorse disponibili secondo criteri più o meno scientifici. Spese fisse, spese variabili, risparmio, flussi in entrate e in uscita, tutto va gestito con ordine e disciplina. Anche perché se per guadagnarli, i soldi, ci vuole tempo e sacrificio, per spenderli è questione di attimi. 

Qui, in particolare, ci poniamo alcuni quesiti in tema di risparmi. Ossia, ma se a febbraio entrano tra i 3.000 e i 5.000 euro in famiglia, quanti soldi andrebbero risparmiati e dove investirli invece di tenerli fermi sul conto?

La propensione marginale al risparmio

Il risparmio è una macro destinazione di una qualunque entrata monetaria. In maniera erronea e approssimativa si pensa che in genere esso sia tutto ciò che residua a fine mese, ossia ciò che non è stato ancora speso. Niente di più sbagliato! Il risparmio non deve rappresentare mai “un’occasione di consumo persa”, bensì una consapevole scelta sul come gestire le risorse. Tradotto, il risparmio deve essere voluto, ricercato, programmato: non deve mai avvenire per caso.

Perché? Sappiamo che la moneta assolve alla funzione di mezzo di pagamento, unità di conto e riserva di valore. Cioè serve a congelare potere d’acquisto oggi per affrontare eventuali spese impreviste domani. Pertanto al pari di come si programma una vacanza o l’acquisto della nuova auto va pianificata anche la situazione critica, che purtroppo prima o poi arriverà. I risparmi servono anche a questo.

Assodato ciò, quanto risparmiare al mese? In verità non c’è una regola ferrea, né mai potrebbe esserci considerate le mille variabili della vita di ognuno.

A grandi linee valgono due considerazioni. La prima è che la propensione marginale al risparmio dovrebbe salire all’aumentare dello stipendio. In media,  se si vive da soli in casa non di proprietà si fatica a mettere da parte più del 10-15% con uno stipendio netto sotto i 1.200-1.300 €. Se si guadagna il doppio, invece, bisognerebbe puntare almeno al 10-15% da accantonare.

La seconda è che la voce risparmio va alimentata nello stesso giorno in cui si contabilizza un’entrata mensile. Se ad esempio arriva un reddito il 1° del mese e le altre due entrate entro il 5 e il 12 susseguenti, in quei 3 giorni stessi si alimenterà questa scorta di ricchezza da rinviare al futuro.

Se a febbraio entrano tra i 3.000 e i 5.000 euro in famiglia, quanti soldi andrebbero risparmiati e dove investirli invece di tenerli fermi sul conto?

Tuttavia, sarebbe un grave errore strategico rifugiarsi nella liquidità a vita. Diecimila € cash messi da parte 10 o 15 anni fa, per esempio, oggi sulla carta sarebbero sempre gli stessi, ma solo sulla carta. Il suo potere d’acquisto si è infatti notevolmente sgretolato nel tempo. in altri termini, quello che si poteva comprare allora con quei soldi oggi potrebbe servire per comprarne solo metà, per esempio, o anche meno.

L’antidoto all’inflazione è il rendimento, l’investimento, che può essere fisso e costate, fisso e crescente o decrescente o variabile. Tutto dipende da quello che effettivamente si cerca (protezione o crescita del capitale? Flusso di rendita? Altro ancora?) e dalla propria propensione al rischio.

Più in generale, il reddito fisso rimborsa il capitale a scadenza e paga un interesse nel frattempo. Il capitale di rischio non da la prima garanzia ma promette, sul lungo periodo e diversificando al massimo, di rendere più dell’altra asset class.

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