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Cosa non fare e non dire mai a chi soffre di DCA, ovvero disturbi del comportamento alimentare. Facciamo attenzione

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Fabiana Donato

DCA, una sigla ancora poco conosciuta per non commettere errori gravi. Attento, se dici o fai queste cose, causi danni irreparabili. 

Con questo non stiamo dicendo che a priori hai commesso o detto delle cattiverie, ma potesti averlo fatto ingenuamente e  inconsapevolmente. La dimensione della malattia mentale è molto complessa, e bisogna trattarla in modo opportuno. Non significa considerare chi ne è affetto come una persona da compatire, ma come un individui da capire. Alle volte la parola “comprensione” viene poco apprezzata. Probabilmente perché è più complesso indagare e analizzare il proprio atteggiamento verso il prossimo e sé stessi, piuttosto che giudicare con i pregiudizi e gli stereotipi che reggono la società contemporanea. Ti spieghiamo brevemente cosa non devi dire o fare nei confronti di chi soffre di un DCA.

Cos'è un DCA
Educazione alla sensibilità ei disturbi alimentari-Lintellettualedissidente.it

Cosa significa la sigla DCA? Vuol dire Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, o più comunemente disturbi alimentari. Chi ne è affetto può non esserne consapevole, e vivere con maggior disagio il malessere perché il suo dolore non ha una risposta. Diciamo che anche quando ce l’ha, cioè che si riconosce di soffrire del disturbo, non è che si allevia del tutto, ma c’è una base per attuare la risposta alla sofferenza.

Le patologie in questione equivalgono ad attuare un comportamento che dal punto di vista alimentare è disfunzionale. Non è solo questo però, perché si tratta di diverse malattie con cause, sintomi e situazioni diverse, soggetto per soggetto.

C’è chi ne soffre per traumi subiti, appunto stress post traumatico. Oppure chi è ossessionato da un ideale irraggiungibile di bellezza, ma non perché sia una persona superficiale, anzi tutto il contrario. Poiché queste persone non si amano per come dovrebbero. Diciamo che la penuria di amore verso sé stessi è la ragione e un comun denominatore che contraddistingue chi soffre di DCA.

Specifichiamo inoltre che non riguarda soltanto l’eccessiva magrezza, perché può anche sfociare nell’obesità. Una persona che soffre, manifesta in modo personale il malessere. Magari non lo dice a parole, e nemmeno nei gesti perché si nasconde, ma è il corpo che rivela tutto senza dire o far nulla. Non parliamo di un corpo con dei chiletti in più o in meno, ma di chi sottomette il proprio corpo a sforzi e condizioni non sane.

DCA, ecco come comportarsi nei confronti di chi ne soffre

Come già accennato, chi soffre di DCA non deve essere “compatito”, ma capito e compreso in tutte le sue ragioni, anche se sembrano assurde. La malattia mentale è alla base di questi disturbi, e proprio per questo affrontare un percorso con un professionista è il primo passo. Senza dubbio anche l’amore umano, o meglio dire “l’umanità” è un altro ingrediente che non può mancare, ma che al giorno d’oggi è sempre più raro da trovare. Se conosci qualcuno che soffre così, o quello sei tu, comprendere il dolore che possono causare/causarti queste frasi, sarà in ogni caso d’aiuto per conoscere meglio il prossimo o te stesso.

Cosa non dire a chi soffre di DCA
Educazione alla sensibilità ei disturbi alimentari-Lintellettualedissidente.it

In primis occorre dimostrare che sminuire il problema è la cosa peggiore da fare. E’ vero che rimpicciolire il problema potrebbe illudere che sia la mossa migliore da attuare, ma alla fine lo complica. Perché la prima cosa da fare è riconoscerlo come tale. Senza dubbio aiuterebbe a renderlo meno spaventoso “sdrammatizzarlo”, ma anche questo dipende da persona a persona. Si deve avere un certa confidenza, oppure avere quel tipo di sensibilità tale da non far sentire giudicato chi ne soffre. Una battuta che ironizzi, senza esagerare, può far sentire meno solo chi ne soffre, ma ci vuole una grande delicatezza.

Infatti, frasi come “Sembri uno scheletro” oppure “Basta solo mangiare di più”, sono un danno così deleterio da causare delle cadute pericolose. Se una persona mangia poco, o anche troppo, non è qualcosa di sano e che si può controllare. Sembra assurdo, ma in realtà chi soffre di DCA ha una mania del controllo di alto livello. All’inizio chi ne soffre percepisce questo potere su sé stesso, e provoca un certo piacere, ma fino ad un certo punto. Perché si finisce per cadere in un circolo vizioso che altera i ruoli: è la malattia che finisce per controllare chi ne soffre.

Ancora frasi come “Basta la volontà” o anche “Non ti fa schifo vomitare”, peggiorano la situazione. Non possiamo non attenzionare anche la situazione opposta, cioè per chi mangia troppo. Frasi come “Diminuisci le calorie” o “Non strafogarti, devi solo seguire la dieta”, ammazzano chi non riesce a controllare il cibo, e finisce per ingerirne più del dovuto. Come se non bastasse, soffrire di aumento di peso rende vittime di altre vessazioni, per le quali “essere grassi equivale ad essere brutti”. Inutile negare, la body positivity della società di oggi è ancora troppo ipocrita per apprezzare tutte le fisicità del mondo, la strada è lunga.

La mancanza di delicatezza è frutto di una mancata educazione all’emotività delle generazioni passate. I DCA colpiscono entrambi i sessi, la malattia non discrimina come la società, colpisce chiunque. Soprattutto bisogna affermare che dire ad una persona “Che bello quanto sei magra, vorrei essere come te”, non è un complimento, perché dietro quella magrezza c’è un disturbo e una mancanza di amor proprio che solo mediante un percorso psicologico-comportamentale può trovare una soluzione.

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