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In Italia sono scomparsi tre milioni di giovani

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Maria Vittoria Ciocci

L’Italia non è sicuramente un paese giovane, inoltre la precarietà dilagante contribuisce alla riduzione ulteriore delle nascite.

I giovani italiani stanno scomparendo o per lo meno emigrando oltreconfine, dal 2002 ad oggi la loro presenza sul territorio nazionale è diminuita del 23,2% – valore che corrisponde ad oltre 3 milioni di individui. Tra i fattori che contribuiscono ad un calo demografico giovanile di tale portata, è opportuno considerare la precarietà dilagante che ha invaso tanto le regioni del nord, quando quelle del sud. Rimangono preoccupanti le condizioni del Mezzogiorno: il 71,5% dei giovani tra i 18 e i 34 anni vive ancora in famiglia, a causa della mancata indipendenza economica genitoriale – il valore migliora in minima parte spostandoci verso l’Italia settentrionale dove si registra il 64,3%.

I giovani italiani stanno scomparendo
I giovani stanno sparendo: tre milioni in meno dal 2002 ad oggi – foto: ansa – lintellettualedissidente.it

La realtà è che negli ultimi decenni le opportunità di lavoro stabili sono diminuite progressivamente, provocando un aumento dell’età media in merito all’abbandono del proprio nucleo famigliare. Mentre i percorsi universitari appaiono sempre più lunghi, i giovani occupati all’interno delle aziende diminuiscono drasticamente, così come gli individui che riescono ad ottenere prima dei trent’anni un contratto a tempo indeterminato. L’impossibilità di costruire un futuro concreto si traduce in un ridimensionamento delle nascite, fattore terribilmente dannoso per l’equilibrio demografico del nostro Paese.

Italia, 3 milioni di giovani in meno

Nonostante la precarietà e il calo demografico giovanile interessi l’intero Paese, acquisisce ulteriore valenza nelle regioni meridionali, dove il tasso di disoccupazione è salito al 23,6%. In Sardegna, Campania e Calabria la percentuale di individui tra i 30 e i 39 anni che vivono ancora in famiglia supera sostanzialmente il 30%. Parlando in termini concreti: un giovane su due ritiene di essere insoddisfatto della propria condizione economica e lavorativa – il 51,5% dei residenti meridionali.

Marco Sarracino interviene sul calo demografico
Marco Sarracino interviene in merito al calo demografico giovanile nel Mezzogiorno – foto: ansa – lintellettualedissidente.it

Il divario tra nord e sud, che persiste dall’Unità d’Italia nel 1861, non è mai stato sanato dai diplomatici che si sono susseguiti nel corso secoli. E se un tempo Cavour veniva attaccato perché totalmente indifferente rispetto alle condizioni del Mezzogiorno, in età contemporanea è il deputato Marco Sarracino ad esporre il punto della situazione: “Colpisce l’enorme indifferenza del governo verso i territori e le comunità meridionali” – ha spiegato il responsabile di Sud e Coesione territoriale – “Da ormai un anno siamo dinanzi a scelte politiche che stanno aggravando la situazione”.

Effettivamente, analizzando le stime degli ultimi mesi, il tasso di giovani – residenti nel Mezzogiorno – tra i 20 e i 34 in attività corrisponde al 54,4%, ovverosia poco più della metà della popolazione. E se i giovani non riescono nemmeno ad abbandonare l’uscio di casa, come possono costruire un proprio nucleo domestico e concedersi anche solo il pensiero di avere dei figli?

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