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Un cervo era la mascotte del paese. Ed è stato ucciso per divertimento

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Maria Vittoria Ciocci

Amava passeggiare per il paese, avvicinandosi ai turisti e ai residenti. Un cervo è stato ucciso per divertimento, da un 23enne.

Bambotto, soprannominato Otto, era un maestoso cervo che abitava il paese di Pescol, nella frazione di San Tommaso Agordino. Grazie alla sua indole cordiale e amichevole si era perfettamente inserito nella comunità. Moltissimi turisti, bambini per lo più, raggiungevano la località bellunese per poterlo incontrare.

Bambotto è morto
Ucciso a Belluno il cervo mascotte del paese – foto: ansa – lintellettualedissidente.it

Ora Otto non c’è più. E’ stato ucciso da un cacciatore 23enne, senza alcuna motivazione valida. Donatella Zendoli ha denunciato la sua scomparsa sui social, esprimendo al contempo la profonda amarezza in merito all’azione deliberata del giovane.

Il suo errore: fidarsi dell’uomo

“Il ragazzo che ha abbattuto Bambotto aveva giurato che lo avrebbe fatto” – racconta Donatella Zendoli, la prima ad aver denunciato la morte del cervo. La donna ha raccontato di conoscere bene il responsabile dell’uccisione. Un bambino dolce ed educato, trasformatosi in un ragazzo “arrogante e spavaldo”. Il suo profilo social, ora disattivato, contava moltissime immagini con in braccio il fucile ed un animale abbattuto al seguito. Quando la comunità ha ricevuto una chiamata anonima che sosteneva l’aggressività dell’esemplare, il 23enne ha colto l’occasione ed ha raggiunto Otto nel luogo ove era solito riposare. Il suo assassino è lo stesso che, in tenera età, gli permetteva di nutrirsi dalle sue stesse mani.

Bambotto, ucciso da un 23enne
Bambotto amava gli essere umani, questa la sua condanna – foto: YouTube Antennatre – lintellettualedissidente.it

Donatella ha smentito l’ipotesi che Bambotto fosse un animale pericoloso per residenti e turisti: “Si metteva con la testa davanti alla finestra della mia cucina, mentre impastavo e preparavo da mangiare” – ha raccontato – “Prendeva le mele dalle mie mani. A lei, un animale così, sembra aggressivo?” – chiede al giornalista. Era cresciuto tra i vicoli del borgo di Pecol, si addormentava sullo zerbino delle abitazioni, cullato dalle coccole di coloro che gradivano profondamente la sua presenza.

Si è fidato dell’uomo sin dalla sua nascita, quando la sua mamma lo accompagnò davanti all’uscio della porta di una residente. “I cervi non sono tutti così” – continua Donatella – “lei e suo figlio erano di questa indole, non sono mai stati foraggiati. Erano semplicemente così”. L’esemplare aveva ormai sette anni ed era divenuto parte integrante della quotidianità dei cittadini, tanto che in molti lo consideravano la loro speciale mascotte. “Noi speravamo che i giovani del Paese venissero su meglio di noi” – le parole addolorate di Zendoli – “Non ci sarà più un animale come Bambotto, le cose così non capitano spesso, ora c’è solo tanta amarezza”.

 

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