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Burnout, il male della Generazione Z: cos’è e perché colpisce soprattutto i giovanissimi

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Samanta Airoldi

La generazione Z – i più giovani – tendono ad essere colpiti più di frequente dal fenomeno del bournout. Vediamo perché.

Burnout, letteralmente, significa esplosione. Una persona può esplodere per vari motivi ma, solitamente, parliamo di burnout in relazione al lavoro. In questo articolo vi spieghiamo come mai i più colpiti da questo fenomeno sono i più giovani.

Che cos'è il burnout
Il burnout colpisce di più i giovanissimi/ intellettuale.dissidente.it

 

I nostri nonni non sapevano cosa fosse il burnout eppure, spesso, lavoravano in fabbrica anche per 10 /12 ore al giorno. Il fenomeno non ha colpito particolarmente nemmeno la generazione degli anni ’60 e ’70, cioè la generazione che ha studiato, si è laureata e ha fatto carriera occupando posizioni di prestigio. Tutto sommato anche i cosiddetti millennials – i nati tra gli anni ’80 e il 2000 – se la sono cavata e, tra alti e bassi, continuano ad andare avanti.

Ciò non significa che i problemi a lavoro non ci siano o che non si accusino mai stress e stanchezza. Ma si riesce con più facilità a farseli scivolare addosso e ad andare avanti senza lasciarsi sopraffare. Cosa che, invece, non riesce facile ai giovanissimi, la Generazione Z, gli attuali 20-25enni all’inizio della loro carriera. Ma come è possibile che il burnout colpisca in maggior misura proprio coloro che, per ragioni anagrafiche, dovrebbero avere più energia, resistenza ed entusiasmo?

Burnout: ecco perché colpisce i giovanissimi

Stando ad una recente indagine, il 47% dei ragazzi si sente fortemente stressato a causa del lavoro. Alcuni hanno dichiarato di essere terrorizzati da ogni suono proveniente dal cellulare perché temono che siano i loro superiori che chiedono loro di fare straordinari. Gran parte dei giovani oggi soffre di insonnia e alcuni, addirittura, di depressione.

Burnout e generazione Z
Il 47% dei giovani si sente esaurito/ intellettuale.dissidente.it

 

Gli esperti di burnout spiegano che questo fenomeno colpisce i giovani oggi più che in passato perché le nuove generazioni stanno avviando la loro carriera in un’epoca contraddistinta da precarietà, inflazione alle stelle e stipendi da fame. Il potere contrattuale di un ragazzo oggi è nullo perché non ci sono tutta una serie di garanzie che tutelano le precedenti generazioni. Pertanto i giovani devono necessariamente accettare turni massacranti e straordinari a tutte le ore.

Non solo: i prezzi sempre più alti fanno sì che molti ragazzi e ragazze oggi debbano fare due lavori per arrivare a fine mese e nonostante ciò non hanno uno stipendio sufficiente per fare progetti, acquistare una casa, mettere su famiglia. Stanchezza, insicurezza, instabilità e frustrazione sfociano nel burnout. A questo malessere contribuiscono in parte i social che inducono a confrontarsi costantemente con gli altri.

Tuttavia secondo gli psicologi un aspetto positivo c’è: le nuove generazioni non si vergognano a dire di sentirsi esaurite e, quindi, hanno fatto emergere il problema del burnout. O meglio: hanno fatto capire che non si tratta di pigrizia ma di un problema molto serio che, se non preso in tempo, può avere ripercussioni molto serie sulla salute psicofisica delle persone.

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