A metà della scorsa settimana si è tenuta la presentazione annuale COVIP sullo stato di salute dei settori vigilati, ossia fondi pensione e casse di previdenza. L’occasione è stata propizia per fare il punto della situazione del comparto e per delinearne le dinamiche recenti e quelle attese per il prossimo futuro.
In questa sede, tuttavia, ci limiteremo principalmente sul capitolo dei ritorni che, nella gran parte dei casi, ma non sempre, è quello che più sta a cuore ai risparmiatori. Al riguardo, dal report si evince che vi sono stati rendimenti anche oltre il 10% per fondi pensione e forme pensionistiche complementari nel 2023.
Analisi dell’offerta in tema di previdenza complementare
Al termine dell’anno scorso erano censiti 302 fondi pensione in Italia, variamente divisi per tipologie. Nel dettaglio, si contavano 40 fondi aperti, 68 PIP (Piani Individuali Pensionistici) e 161 fondi pensione preesistenti. Quest’ultimi sono ancora nel vivo del “consolidamento della specie”, ossia una riduzione del numero che ne rafforzi le economie di scala a tutto beneficio dei ritorni per gli iscritti.
La clientela era formata da 9,6 milioni di iscritti a fine 2023, in crescita del 3,7% sull’anno precedente. Quasi 4 mln di iscritti (3,9) aderiscono ai fondi negoziali, 1,9 ai fondi aperti, 3,9 ai PIP, mentre erano 656.000 gli iscritti ai fondi preesistenti. Analizzando la clientela in base al genere, invece, il 61,7% degli iscritti alla previdenza complementare è uomo. Quanto alle forme di mercato, invece, le donne rappresentano il 46,6% nei PIP e il 42,6% nei fondi aperti.
In termini anagrafici, infine, la maggiore concentrazione degli iscritti è nelle classi anagrafiche intermedie (47,8% tra i 35-54 anni) e in quelle più prossime alla pensione (il 32,9% è over 55).
Rendimenti anche oltre il 10% per fondi pensione e forme pensionistiche complementari nel 2023
Il 2023 è stato un anno fantastico per i principali mercati finanziari mondiali, a beneficio di tutte le diverse tipologie di linee di investimento. Ovviamente ogni forma ha fatto il suo percorso in base al grado di rischio insito nella linea prescelta. Nel complesso, tuttavia, i rialzi dell’anno scorso hanno permesso a molti iscritti di recuperare le perdite incassate nel recente passato.
Veniamo ai tassi annui medi di ritorno. Le performance migliori sono state appannaggio dei comparti azionari, con ritorni medi intorno all’11,5% nei PIP, all’11,3% nei fondi aperti e al 10,2% nei negoziali. Ritorni più bassi, invece, nei comparti bilanciati.
Le cose non sono andate affatto male per chi ha invece optato per i comparti obbligazionari. Quelli di tipo misto hanno segnato rialzi medi del 7,2% nei fondi negoziali e del 4,4% negli aperti. Performance inferiori, infine, si sono registrate per i comparti obbligatari puri e nei comparti garantiti.