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Dopo l’ultima decisione della BCE ecco chi vince tra un Buono 3×4 e un BTP con stessa durata residua

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Lorenzo Masini

Alla luce dei nuovi rendimenti del mercato monetario italiano, facciamo confronto tra Buono fruttifero postale 3×4 e il BTP scadenza settembre 2036. Quale dei due rende di più adesso?

In un contesto di mercati finanziari incerti e di inizio di calo dei rendimenti, molti risparmiatori italiani si orientano verso investimenti sicuri e a basso rischio. Tra le opzioni più popolari per un investimento di medio o lungo periodo, troviamo il Buono fruttifero postale e il BTP (Buono del Tesoro Poliennale). Se dovessi investire del denaro per 10/12 anni il Buon fruttifero 3×4 e il BTP scadenza a settembre 2036 sarebbero due possibili alternative, ma non equivalenti. Analizziamo le caratteristiche e i rendimenti di entrambi i prodotti per capire punti di forza e di debolezza e soprattutto per scoprire quale rende di più.

Caratteristiche dei due prodotti finanziari

Andiamo un po’ più a fondo sulle caratteristiche dei due prodotti finanziari. Il Buono fruttifero postale 3×4 è un prodotto emesso da Poste Italiane che offre un rendimento fisso e crescente a scadenza di ogni triennio (3, 6, 9 e 12 anni). Il BTP settembre 2036 (ISIN: IT0005177909) è un’obbligazione governativa italiana che offre un rendimento fisso fino alla scadenza determinato dal prezzo di acquisto. Entrambi hanno lo stesso grado di scurezza in quanto garantiti dallo Stato Italiano. I BTP sono emessi dal Ministero della economia e delle finanze, i Buoni postali da CDP, società controllata dal MEF.

Dopo l’ultima decisione della BCE rende di più il BTP o il Buono fruttifero postale 3×4?

Entrambi i prodotti hanno la stessa durata, ovvero 12 anni, anche se per entrambi è possibile il disinvestimento anticipato, ma con conseguenze diverse. Il rendimento del Buono fruttifero postale 3×4 varia a seconda del triennio: 1,25% per il primo, 1,75% per il secondo, 2,00% per il terzo e 2,50% per il quarto. Gli interessi maturano alla fine di ogni triennio. Un disinvestimento anticipato fa perdere gli interessi non maturati.

Il BTP settembre 2036 garantisce una cedola annua del 2,25%, che viene pagata in due tranche semestrali. Ma il rendimento deriva anche dalla differenza tra il prezzo di vendita, che alla scadenza sarà di 100 centesimi, e quello di acquisto. Al momento della stesura dell’articolo era di 82,8 centesimi. Se acquistato a questo prezzo e detenuto fino alla scadenza, il sito della Borsa italiana indica il rendimento effettivo a scadenza netto al 3,7%. Naturalmente se si vende prima il rendimento annuo sarà determinato dal prezzo di vendita.

Quale scegliere?

Quindi, Dopo l’ultima decisione della BCE, quale scegliere? Il Buono fruttifero postale 3×4 è adatto a chi desidera un investimento con un rendimento garantito e crescente nel tempo. Il BTP settembre 2036 offre un rendimento più elevato, ma è un prodotto più rischioso, in quanto legato all’andamento del mercato finanziario. La scelta tra i due prodotti dipende quindi dalle esigenze e dal profilo di rischio di ogni singolo investitore.

Questi due strumenti offrono anche scadenze più ravvicinate. Per esempio, è possibile investire in BTP con vita residua di qualche mese e con un rendimento del 3% circa. Oppure si può investire in un Buono fruttifero ordinario anche per soli 24 mesi.

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