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Parrucchieri, perché Firenze è in crisi

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Maria Vittoria Ciocci

I parrucchieri fiorentini non riescono a trovare dipendenti disposti a lavorare nei loro saloni: attacco frontale alle giovani generazioni.

Una crisi che si estende ai titolari di ristoranti, negozi di parrucchieri ed estetisti, supermercati e così via. La problematica di base è la medesima: i dipendenti non sono più disposti ad accettare un contratto che preveda dieci ore di lavoro ed un compenso di circa 1.200 euro netti al mese. Si consuma così l’ennesimo scontro generazionale: mentre gli “adulti” rivendicano il senso di umiltà e il desiderio di rimboccarsi le maniche, i “giovani” ritengono di non voler sprecare la propria esistenza per un’occupazione sottopagata.

Parrucchieri fiorentini in crisi
Parrucchieri fiorentini in crisi: i giovani non vogliono lavorare – foto: ansa – lintellettualedissidente.it

E’ bene tuttavia ricordare che una carriera professionale meritevole necessita di tempo ed esperienza. La categoria di lavoratori sottopagati si riferisce per lo più a studenti e stagisti, il cui compenso mensile non supera gli 800 euro al mese, per una disponibilità di oltre otto ore di lavoro. Per tutti gli altri occorre invece produrre una relazione tra impiego e compenso, stabilendo in tal modo lo stipendio più adeguato. Un apprendista che si prepara per entrare nel mondo del lavoro, può davvero pretendere di guadagnare quanto un manager? Anche in questo caso vediamo la contrapposizione tra due ideologie assolutamente discordanti.

Parrucchieri fiorentini in crisi, i giovani rifiutano le loro proposte di lavoro

“Non vogliamo lavorare 10 ore al giorno per 1.200 euro” – dicono i giovani, un vero e proprio schiaffo alla miseria considerando che esistono intere famiglie costrette ad una condizione economica al limite del minimo sindacale. Si tratta poi di un contratto che si associa ad un apprendistato e che quindi contempla una lunga fase di formazione da parte dei dipendenti esperti.

I giovani rifiutano 1.200 euro di compenso al mese
Titolari in crisi: i giovani rifiutano i loro contratti di lavoro – foto: ansa – lintellettualedissidente.it

Le nuove generazioni, le cui menti vengono bombardate dalle immagini di influencer e tik toker – i cui post valgono qualche migliaio di euro a pubblicazione, si sono convinte di meritare cifre importanti senza la minima esperienza professionale. Le forze politiche europee da anni si impegnano nell’introduzione del salario minimo, un’iniziativa che consentirebbe di limitare lo sfruttamento dei giovani lavoratori. Non dobbiamo dimenticarci tuttavia che, qualsiasi sia il percorso professionale che si intende intraprendere, sarà comunque necessario investire del tempo nell’assorbimento delle basi.

“Roma non è stata costruita in un giorno” – si dice. Prima di rifiutare un offerta di lavoro dunque, sarebbe bene riflettere sulle proprie abilità e sul contribuito da offrire alla singola azienda – sulla base di questo, immaginare uno stipendio che si associ alle nostre capacità reali. Nel frattempo i titolari lamentano: “Bisogna fare gavetta ed imparare la professione, ma i giovani piuttosto che aspettare, si licenziano”.

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