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Scieri ucciso in caserma, dopo 24 anni daranno 350 mila euro a madre e fratello

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Paolo Zignani

Due ex caporali della Folgore di Pisa hanno subito una pesante condanna per omicidio volontario. E’ la punta di un iceberg

Emanuele Scieri, 26 anni, di Siracusa, doveva iniziare il servizio di leva il 13 agosto 1999 presso la caserma Gamerra di Pisa. All’appello delle 23.45, però, era già sparito. Non sono state trovate tracce della sua presenza nemmeno l’indomani. Solo tre giorni dopo, il 16 agosto, è stato trovato. Morto, ai piedi della torretta di essiccazione dei paracadute, alta 12 metri. Il cadavere è già in stato di decomposizione.

Scieri ucciso in caserma, dopo 24 anni daranno 350 mila euro a madre e fratello
Emanuele Scieri, ucciso a 26 anni all’inizio del servizio di leva – lintellettualedissidente.it ansafoto

I lacci delle scarpe sono legati insieme. Sulle mani ci sono i segni di uno scarpone e ha un dito rotto.  I piedi riportano escoriazioni evidenti. Il comandante della caserma parla di suicidio. La Procura di Pisa apre un fascicolo, ipotizza l’omicidio, poi archivia il caso. I familiari invece insistono. Non credono per niente che il ragazzo si sia tolto la vita. Era “tranquillo e senza problemi”.

Morto dopo una caduta da 12 metri d’altezza

Le condizioni in cui è stata trovata la salma incoraggiano i dubbi. Un altro appiglio, per rilanciare la ricerca della verità, è dato dalla frequenza degli episodi di nonnismo nelle Forze Armate. In questo caso certo non c’è ombra di goliardia. La vicenda è particolarmente inquietante, tanto che nel 2016 una commissione parlamentare d’inchiesta apre i lavori.

Scieri ucciso in caserma, dopo 24 anni daranno 350 mila euro a madre e fratello
La madre di Scieri abbraccia la bara durante i funerali, a Siracusa nel ’99

L’obiettivo è accertare se si tratta effettivamente di suicidio, oppure se è opportuno che la Procura di Pisa ricominci le indagini, considerando l’omicidio. La commissione presieduta da Sofia Amoddio fa un lavoro meticoloso, ascoltando ben 76 persone in 51 sedute per fare luce sull’accaduto. Dopo vent’anni, si fa l’autopsia sui resti di Scieri. La sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Pisa il 13 luglio di quest’anno condanna per omicidio volontario in concorso due ex caporali della Folgore.

Il caso era già stato archiviato come suicidio

Alessandro Panella e Luigi Zabara devono scontare rispettivamente 26 e 18 anni di detenzione. In più, il ministero della Difesa e i due ex parà dovranno risarcire la madre e il fratello della vittima con una provvisionale di 350mila euro. Il fratello, Francesco Scieri, udito il pronunciamento della Corte, ha pianto e abbracciato gli avvocati che ne hanno sostenuto le ragioni. Ha dichiarato che la famiglia voleva soltanto la verità, pur dopo 24 anni.

Scieri ucciso in caserma, dopo 24 anni daranno 350 mila euro a madre e fratello
Il fratello di Emanuele, Francesco, durante una conferenza stampa del ’21 – lintellettualedissidente.it ansafoto

 

“E’ stata scritta una pagina di verità. Un tassello importante, se ci saranno altri gradi di giudizio”. La presidente della Corte è Beatrice Dani, il Procuratore è Alessandro Crini. Il legale difensore di Zabara, Andrea Giuliomaria, si è dichiarato sorpreso negativamente. Quindi impugnerà la sentenza, che comunque si presenta come una pietra miliare.

Un’esecuzione piena di crudeltà e violenza

E non solo per la spaventosa violenza del delitto. Emanuele Scieri, come sostengono i giudici, viene picchiato e denudato, costretto a salire sulla torre, quindi fatto cadere. L’hanno colpito con oggetti contundenti alle mani e ai piedi per farlo cadere a terra da 12 metri di altezza. Gli hanno schiacciato le mani con gli scarponi.

Ancora peggiore il dato di fatto che viene lasciato a terra a lungo. Respirava ancora e poteva essere soccorso e forse salvato. Invece viene lasciato dov’è, a morire. Il cadavere viene nascosto sotto un tavolo e occorrono tre giorni per ritrovarlo. E decenni per ottenere un processo, superando il muro di gomma. Vicenda terribile, ma non un episodio isolato.

Il muro di gomma ha resistito vent’anni

Sulla Folgore in particolare, ancor prima della commissione parlamentare d’inchiesta del 2016, sono scoppiate vivaci polemiche due anni prima, nel 2014. In quell’anno un gruppo di paracadutisti della Folgore canta un inno fascista “Se non ci conoscete”  fuori dalla caserma Bandini di Siena. Portano il basco amaranto, tipico dei paracadutisti.

Scieri ucciso in caserma, dopo 24 anni daranno 350 mila euro a madre e fratello
Il tribunale di Pisa – lintellettualedissidente.it ansafoto

Il video viene caricato su YouTube e diventa un caso nazionale. Il testo è infarcito di violenza verbale e alla fine scatta il saluto romano. I vertici militari della brigata condannano l’episodio tra una tempesta di polemiche. Nel video appare, inquadrato di spalle, un veterano di El Alamein che è stato poi identificato con nome e cognome, classe 1923.

Parà che cantano un inno fascista

Ci sono altri civili, probabilmente perché il coro è stato intonato in occasione di un ritrovo di reduci. Nella storica battaglia d’Africa, morirono ben 4mila paracadutisti. Un bagno di sangue dovuto alle condizioni in cui i soldati italiani dovettero battersi contro eserciti armati ed equipaggiati molto meglio. Una tragedia che a distanza di molti anni, però, può essere usata per rinsaldare un mito.

Quando nel 1963 viene fondata la Folgore, non sono affatto previsti collegamenti diretti con i Fanti dell’aria guidati da Italo Balbo. La cultura che viene alimentata dietro le quinte però trasuda di Ventennio. La terribile morte di Emanuele Scieri ha suscitato la curiosità di un sociologo dell’università di Catanzaro, il prof. Charlie Barnao. 

Analisi sociologica sulla personalità autoritaria

Il prof. Barnao è un ex paracadutista che ha dedicato molte pubblicazioni alle situazioni di marginalità sociale, anche all’interno delle Forze Armate. In sintesi, lo studioso analizza l’addestramento militare come rivolto alla formazione di personalità autoritarie, che si trovano a proprio agio nella cultura d’origine fascista. Torna in questione la scala F della scuola di Francoforte, basata a propria volta sull’osservazione dei comportamenti.

Questo tipo di personalità è indotta a obbedire seguendo lo schema del rapporto immediato fra stimolo e risposta, e si ritrova tra le Forze dell’Ordine, ormai militarizzate. E’ in esame un sistema, non una serie di episodi occasionali bonariamente catalogabili come “nonnismo”. L’obbedienza militare non ammette un esame interiore degli ordini ricevuti, non si può discutere, nemmeno pensare. Le caratteristiche che emergono sono inoltre il rispetto per le convenzioni, la sottomissione all’ordine vigente, la superstizione, le credenze stereotipate, l’ammirazione per il potere e la durezza, l’emersione di tendenze ciniche e distruttive.

La questione sembra comunque destinata a far discutere ancora, per le radici profonde che dimostra di avere. Nel 2019 infatti, il sindaco Luigi De Mossi di Siena, pur dopo le polemiche sui comportamenti dei parà, concede alla brigata Folgore la cittadinanza onoraria. La brigata viene elogiata come eccellenza dell’Esercito italiano, per il proprio spirito di servizio e il senso del dovere. Non solo. L’elogio del sindaco sottolinea lo “spirito di corpo, l’essere comunità“.

 

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