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“I miei paradossi”, Intervista a Emil Cioran sui tetti di Parigi

Foto dell'autore

Vincenzo Colao

Oggi parliamo di un’opera molto interessante e cioè I miei paradossi, intervista a Emil Cioran e sui tetti di Parigi. Si tratta di un piccolo libro sotto forma di interviste, che in Italia è stato curato da Antonio De Gennaro , e poi tradotto da Mattia Luigi Pozzi e Annunziata Capasso, per poi essere inserito in una collana diretta da Gerardo Fortunato.

Cosa troviamo nell’opera i miei paradossi interviste a Emil Cioran

Come viene descritto il pensiero di Emil Cioran in quest’opera

All’interno di questo libro, e cioè, I miei paradossi, intervista a Emil Cioran e sui tetti di Parigi, emerge in maniera molto forte il legame che c’era tra l’origine rumena dell’autore e il suo percorso in Francia.

Infatti come vedremo più avanti l’articolo si trasferì a Parigi dopo la Seconda Guerra Mondiale. All’interno di questa intervista emerge come il rumeno, ed è una cosa che dice proprio Emil Cioran, è uno dei popoli più scettici e pessimisti, a differenza di altri europei. Questo pensiero viene espresso in questa intervista, grazie anche alle domande interessanti dell’interlocutore cioè di Reinisch. Egli stava seguendo Cioran da vent’anni prima di quell’incontro sui tetti di Parigi, dal quale nasce l’intervista.

All’interno dell opera i miei paradossi, si può notare come il grande scrittore Emil Cioran nonostante si fosse trasferito in Francia, mantenesse un sentimento di spaesamento derivato proprio dalle sue origini.

Si tratta di una zavorra che si porta dietro da sempre considerando che, come aveva confessato a un suo amico Costantin Noica, nel giugno del 72 a Parigi, all’età di diciassette anni non pensava di poter vivere per tanti anni ancora.

Nell’opera emergono le caratteristiche e le contraddizioni di Emil Cioran. il quale esprime nelle sue opere una filosofia che è più vicina alla morte che alla vita.

Questa è una cosa che viene messa in evidenza proprio da  Reinisch.

Per spiegare questa sua filosofia Emil Cioran riporta alla memoria durante l’intervista, un filosofo tedesco che gli è molto affine e cioè Georg Simmel ,il quale parlava di alienazione per quanto riguarda la  condizione di straniero dell’ebreo.

Infine nell’ intervista Emil Cioran fa anche riferimento alle sue amicizie con gli intellettuali legate al movimento esistenzialista però allo stesso tempo si distacca da Sartre e Camus.

Note biografiche su Emil Cioran

Per quanto riguarda l’autore Emil Cioran ricordiamo che è nato l’8 aprile del 1911 ed è morto a Parigi il 20 Giugno di 84 anni dopo. La sua produzione si è concentrata sul paradosso, ossimoro e iperbole.

Emil Cioran nasce in Romania però negli anni 30 vive a Berlino, per poi trasferirsi in Francia dalla seconda guerra mondiale in poi con lo Status di apolide. Le sue prime opere le scriverà in lingua rumena, però poi dalla fine della seconda guerra mondiale in avanti scriverà sempre in francese.

Ma nonostante non fosse la sua lingua venne considerato da molti critici come uno dei migliori autori ad usare il francese.

Durante la sua carriera fu sempre molto vicino al pensiero esistenzialista distaccandosi però dal movimento francese visto che era molto distante ideologicamente dai principali esponenti quali Albert Camus, Simone de Beauvoir e Jean Paul Sartre.

Inoltre ricordiamo che rifiutò sempre di impegnarsi attivamente nella politica soprattutto sul fronte progressista semplicemente perché condivideva la filosofia dell’assurdo del suo amico Ionescu.

Il suo pensiero viene influenzato anche da alcuni filosofi importanti quali Nietzsche, Schopenhauer e soprattutto Heidegger. Anche se comunque rispetto allo Stile medico di quest’ultimo successivamente maturerà un rifiuto.

Invece viene influenzato molto da Leopardi, che non ha mai conosciuto, ma che sentiva molto affine perché infatti da lui prese il pessimismo e il nichilismo.

I suoi aforismi furono condizionati da esperienze e problemi personali come per esempio una grave forma di insonnia che subì durante l’adolescenza.

In generale comunque le sue opere sono state condizionate nel bene e nel male da una grande amarezza e misantropia. Per fortuna furono mitigate dalla sua grande capacità di scrivere nonchè dalla sua grande ironia.

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