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Bambina scomparsa a Firenze: cosa sappiamo e di cosa abbiamo paura

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Gianluca Merla

Le indagini sembrano non aver ottenuto alcun progresso. Ecco cosa sappiamo oggi sulla bambina scomparsa a Firenze e di cosa abbiamo paura

Dopo ormai quasi 20 giorni dalla sparizione di Kataleya Alvarez, il mistero continua ad infittirsi e i dubbi, aumentano. Le indagini continuano senza sosta, ma purtroppo ad oggi non ci sono molte piste da seguire.

Bambina scomparsa a Firenze
Ecco che cosa sappiamo sul rapimento della bambina a Firenze (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente.it

Una cosa, però, sembra essere ben chiara agli investigatori: il rapimento della bambina scomparsa a Firenze è un sequestro di persona premeditato. Si tratterebbe quindi di uno dei pochissimi aspetti chiari di questa vicenda, che appare sempre più intricata. Ma che cosa sappiamo oggi della piccola di cinque anni che di cui da quasi un mese non si hanno notizie? E quali sono i reali timori che fanno da sfondo a questa storia?

Cosa sappiamo oggi sulla bambina scomparsa a Firenze

La sparizione di Kataleya Alvarez ha più ombre che luci e fare chiarezza su una vicenda così complessa è assolutamente impossibile. Partiamo dai fatti: il 10 giugno la piccola Kataleya, “Kata”, scompare dall’ex hotel Astor di Firenze. A dare l’allarme è sua madre che, forse, fin dal primo momento ha capito che non si stava trattando di una bravata della piccola. Ad oggi appare ormai chiaro come la vicenda abbia tutti i tratti di un rapimento che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato premeditato. Fin dal primo controllo approfondito dei Carabinieri effettuati nell’ex hotel, è emerso un strano corridoio che collega la struttura con un palazzo e che sfocia in via Monteverdi. Una via di fuga perfetta, fin da subito osservata speciale, ma che non ha mai restituito – almeno fino ad ora – tracce del passaggio della bambina.

Bambina scomparsa a Firenze
Gli indizi (pochi) fanno pensare ad un rapimento premeditato (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente.it

Sotto stretta osservazione da parte degli investigatori anche le telecamere che riprendono parte dell’albergo, ma anche di tutte quelle che si trovano in un perimetro ben maggiore rispetto all’ex struttura ricettiva. Gli interrogatori di tutti coloro che potrebbero essere interessati ai fatti, da parte della pm Von Borries e i Carabinieri proseguono quotidianamente. Mentre le forze della scientifica si sono occupate in maniera approfondita di controllare l’ex hotel nella sua completezza – svuotato dei suoi occupanti – oltre a tombini, terrazze, cunicoli, ecc. Ma anche questa ricerca minuziosa non sembra aver apportato alcun risultato. Nemmeno una traccia, una testimonianza chiave, un elemento che possa portare ad una pista concreta per la risoluzione del caso. Un insieme di fattori che fanno pensare a tutto, tranne che ad un rapimento improvviso.

“Si tratta di un sequestro premeditato”. Cresce l’ipotesi del rapimento in valigia

Un rapimento tristemente senza errori o sbavature, tanto da non restituire elementi concreti a chi sta svolgendo le indagini. Secondo Luciano Garofano, ex comandante dei Ris ingaggiato dai legali della famiglia Alvarez – i genitori della bambina – la dinamica della sparizione e gli elementi tutt’ora a conoscenza fanno pensare ad “un sequestro premeditato“, escludendo quindi un rapimento improvvisato o ad un gesto avvenuto con poca preparazione da parte degli (o del) esecutori. Nulla è stato lasciato al caso, dunque, e quel poco che sappiamo porta all’ipotesi della premeditazione.

Una resa di conti? Uno sgarbo fatto? O qualcosa che qualcuno non doveva assolutamente vedere o sapere? Per ora tutte le strade sono aperte, ma in queste ore sembra crescere l’ipotesi secondo cui la piccola Kata sia stata rapita e trasportata all’interno di una valigia, uscendo dal retro dell’hotel. La statura della bambina, alta solo 1,15m, lo consentirebbero e il timore è quello che possa essere una pista percorribile. Al momento le indagini sembrano seguire tutte le piste possibili e le autorità locali hanno deciso di rivolgersi anche ai residenti del luogo, chiedendo a chi sa qualcosa di parlare.

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