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Giulio Regeni: storia di un omicidio che ha sconvolto il nostro paese

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Vincenzo Colao

Non c’è dubbio che l’omicidio di Giulio Regeni è uno di quei casi che negli ultimi anni ha colpito di più l’opinione pubblica del nostro paese. Si tratta di uno di quegli eventi molto difficili da scordare, che  tocca inevitabilmente il profondo di ogni persona, e soprattutto dei genitori, che hanno empatizzato per forza di cose con il padre e la madre del ricercatore friulano, trovato morto al Cairo i primi giorni di febbraio del 2016.

Da quel momento in poi la procura di Roma inizia ad  indagare per cercare i colpevoli dell’omicidio, nonostante le difficoltà dovute a depistaggi vari.

Andiamo a ripercorrere la vicenda per capirne di più e per non dimenticare un evento drammatico che ha toccato il cuore di tutti noi.

Storia dell’omicidio di Giulio Regeni

Come sono andati i fatti

Il caso relativo a Giulio Regeni ancora continua a far discutere l’opinione pubblica italiana. Addirittura parliamo di un caso che è arrivato all’attenzione dell’Unione Europea.

Il fatto che ancora tante persone siano interessate a scoprire come sono andate le cose, relativamente alla morte del nostro concittadino, dimostra come non ci si rassegni sul fatto di scoprire la verità su un fatto ancora rimasto incompiuto.

Ci sono state molte manifestazioni dove si mettevano manifesti inequivocabili con scritte molto forti tipo Verità per Giulio Regeni. La verità fino in fondo ancora non è stato scoperta, nonostante le indagini degli inquirenti italiani che non si sono mai arresi, e nonostante soprattutto il coraggio dei genitori.

Per chi non lo sapesse Giulio Regeni, 28 anni, è scomparso al Cairo il 25 gennaio 2016, e il suo cadavere è stato trovato circa 10 giorni dopo.

Secondo le prime ricostruzioni sarebbe stato torturato e ucciso per motivi sconosciuti. Da quel momento sono partite le indagini che si sono rivelate fin da subito molto complicate sia perché l’Egitto non ha voluto collaborare più di tanto, ma anche per i continui depistaggi.

Una data fondamentale di questa indagine è relativa al dicembre 2019 quando sono partiti i lavori della commissione parlamentare d’inchiesta.

Durante un’audizione della commissione ci sono state delle parole molto dure della procura di Roma che riportiamo testualmente: “È finito nella ragnatela degli apparati egiziani ed è stato torturato per giorni. Dopo la sua morte almeno 4 depistaggi”

Contemporaneamente il processo a  quattro 007 egiziani è stato sospeso semplicemente perché risultano irreperibili. Però per fortuna a gennaio del 2023 si sono aperti i nuovi spiragli, grazie alla collaborazione dell’Egitto, per arrivare alla verità.

I momenti più importanti della scomparsa dell’omicidio Giulio Regeni

Perché si parla di depistaggi e servizi segreti

Volendo fare un breve riassunto su come sono andati i fatti relativi alla morte di Giulio Regeni, giovane ricercatore di Fiumicello, ricordiamo che il venticinquenne nel 2016 esce di casa al Cairo per andare in piazza Tahrir.

Però in quella piazza non ci arriverà mai in quanto scompare proprio alla fermata della metropolitana, che non era lontana dal centro. Il suo corpo verrà ritrovato il 3 febbraio nella superstrada che collega il Cairo con Giza.

Il corpo seminudo presentava evidenti segni di tortura. Viene riportato in Italia pochi giorni tra lo sconvolgimento della famiglia e in particolare dei genitori che si sono sempre chiesti come mai  tutta quella violenza.

A quel punto partono due inchieste parallele e cioè al Cairo e Roma dove gli inquirenti si incontrano fin da maggio 2016 ,però dall’Egitto cominciò ad arrivare i primi depistaggi.

Infatti si inizia a parlare di omicidio passionale oppure di incidenti o ancora spazio di droga: di conseguenza è chiaro come sono dei momenti verosimili che il Cairo cerca di affibbiare al caso del ricercatore uccide torturato.

Una svolta alle indagini arriva il 24 marzo 2016 quando vengono uccisi dopo un conflitto a fuoco con la polizia circa il presunto sospettato dell’omicidio di Giulio Regeni. A casa di uno dei cinque viene trovato il passaporto del ricercatore: però delle indagini successive rivelano che era stato un agente della National Security, servizi segreti civili egiziani, a portare il documento in quella abitazione.

A quel punto di indagine si concentra proprio sui servizi segreti perché secondo i PM italiani Giulio Regeni, che era in Egitto in quel periodo per svolgere, per conto dell’università di Cambridge, un dottorato sui sindacati di base egiziani, viene ucciso e torturato perché ritenuto una spia.

Altri fatti relativi alle indagini omicidio Regeni

Le reticenze dell’Egitto

Un anno dopo la scomparsa della morte di Giulio Regeni si scoprì che a venderlo ai servizi segreti civili era stato il capo degli ambulanti Abdullah, con il quale il ricercatore era in contatto per i suoi studi.

Inoltre comparve un video dove Giulio Regeni lo incontra:quest’ultimo lo vuole incastrare chiedendogli dei soldi. Il problema è che le indagini italiane si scontrano con la procura del Cairo che non vuole essere d’aiuto.

Un esempio che dimostra tutto ciò è che agli investigatori italiani viene concesso di interrogare i testimoni solo per pochi minuti, nonostante invece la polizia egiziana li avesse già interrogati per molte ore.

Un’altra cosa inquietante avviene quando si scopre che le riprese video delle telecamere installate nella stazione della metro dove Giulio era  scomparso non sono più reperibili. Solo un po’ di tempo dopo il PM egiziano ammetterà che Giulio Regeni era controllato dalla polizia che però non aveva trovato niente su di lui.

La svolta nell’indagine arriva nel 2018 in Italia quando la procura di Roma iscrive nel registro degli indagati cinque militari egiziani ritenuti responsabili del sequestro di Giulio Regeni.

Ai militari viene contestato il reato di concorso in sequestro di persona in concorso con altri soggetti ignoti. Però la procura non può fare non può fare più questo perché poi spetterebbe alla politica e alla diplomazia chiedere alla procura di Cairo di perseguire in patria gli assassini di Regeni.

La vicenda purtroppo non finisce qui perché continua il braccio di ferro tra Italia Egitto non solo giudiziario ma anche diplomatico. In questi anni e indiscrezioni non si sono fermate e anche il nuovo governo ha affermato, per bocca del ministro della difesa Giulio Crosetto, che che lo Stato Italiano deve pretendere giustizia per Giulio Regeni e la sua famiglia.

 

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