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Perché la Wagner potrebbe fare più paura di prima

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Paolo Zignani

Hanno fatto per anni gli interessi della Russia sotto copertura e senza legge. Uomini da non incontrare mai.

Che il Cremlino voglia porre sotto controllo la milizia Wagner è certo. Poco chiaro invece è il percorso di normalizzazione che preservi il potere della compagnia privata. A partire dalla successione al vertice. Se il presidente russo, come ha dichiarato il 14 luglio in un’intervista a Kommersant, ha già indicato in Andrei Troshev l’uomo adatto, perché la transizione non è nemmeno cominciata? I comandanti della milizia erano tutti d’accordo, tranne Prigozhin.

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Funerale di Valery Chekalov della Wagner – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Probabilmente Vladimir Putin si rifiuta di premere sull’acceleratore, considerando la forte onda emotiva sollevata in Russia dal disastro aereo di Trev del 23 agosto. Prigozhin viene pianto come un eroe. La prudenza nella successione si comprende, dato che inoltre non tutti lo credono veramente defunto. E d’altra parte forse non sarà Putin a scegliere il comandante: potrebbe pensarci con un decreto il ministro della Difesa Sergey Shoigu. Ammesso che davvero si scelgano le vie legali.

Un impero di mercenari in cerca di leader

In questa fase d’incertezza, i nominativi aumentano di numero con il passare dei giorni e le ipotesi si moltiplicano. Uomini che ci si augura di non aver mai come nemici. Andrei Troshev, colonnello in pensione classe ’62, di San Pietroburgo come Prigozhin, è un veterano della guerra sovietica in Afghanistan. Che ha combattuto nella seconda guerra cecena e nella campagna di Siria.

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Tributo di fiori e di lacrime per Prigozhin – lintellettualedissidente.it Ansafoto

E’ stato insignito dell’onorificenza di Eroe della Federazione russa, il riconoscimento più alto cui un soldato possa ambire. Si è talmente esposto in prima persona che le sanzioni dell’Ue del dicembre 2021 lo colpiscono direttamente, in quanto combattente dalla parte di Bashar-Al Assad e dei governativi siriani. E’ rimasto nelle cronache il suo ricovero del 2017 in una clinica della sua città. Era completamente ubriaco di vodka e portava con sé mappe militari e 60mila rubli in contanti.

Dagli eroi decorati e in pensione ai macellai

Lo si è considerato instabile. In Siria ha gestito le attività logistiche della Wagner, della quale secondo alcune pubblicazioni sarebbe stato il capo. E’ noto però che Prigozhin operava spesso nell’ombra, se non sotto falsa identità, e che ha ammesso di essere il leader della milizia soltanto l’anno scorso in Ucraina. Tenuto conto che Troshev è in pensione e che si è impegnato negli ultimi anni soprattutto in azienda, presumibilmente nello Hub tecnologico di San Pietroburgo, sarebbe un comandante sul piano burocratico, più che sul campo di battaglia.

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Tempo di lutto e di discussioni – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Troshev è stato pesantemente attaccato, anche dall’interno, da parte dall’altro papabile leader, Anton Elizarov detto Lotos. Avrebbe infatti cercato di far arruolare i miliziani nell’esercito regolare. Elizarov è detto anche “macellaio di Soledar”, località del Donbass dove ha fatto massacrare i soldati ucraini capaci di resistere fino alla fine. Non ha fatto prigionieri. Ha istruito soldati nella Repubblica Centrafricana e formato un gruppo d’assalto in Libia.

Elizarov, il combattente sanguinario

Guerriero particolarmente abile, spregiudicato e feroce, con un profilo più legato al combattimento e alla tattica, quando Prigozhin era soprattutto uno stratega con il talento per gli affari e la comunicazione persuasiva. La Wagner, in dieci anni, ha costruito un impero economico internazionale, fondato sul sangue. Dopo la certificazione della morte dello chef, la milizia sarà ridimensionata forse a braccio operativo. Le menti strategiche opereranno altrove, in tal caso. The Tribune indica il macellaio di Soledar come più accreditato successore.

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La conquista di Soledar – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Altre testate fanno i nominativi di Viktor Bout e Antonin Pikarov. Viktor Bout o But, classe ’67, nato in Tagikistan, è un ex tenente colonnello dell’Armata rossa sovietica, poliglotta e trafficante d’armi tra i più importanti del mondo, ben noto alle cronache. La sua figura ha ispirato un libro The merchant of Death, e anche un documentario. Il film Lord of War in parte elabora le sue tristi imprese.

Un signore della guerra senza scrupoli

E’ stato arrestato nel 2008 a Bangkok in Thailandia, dov’era in vacanza, dalla polizia thailandese. Nella sala conferenze di un hotel, ha incontrato rappresentanti delle Facr colombiane, alle quali ha venduto elicotteri, lanciamissili e Ak-47, il fatidico fucile automatico Kalashnikov, prediletto dai cartelli della droga. Erano in realtà agenti americani che hanno chiamato la polizia locale.

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“The Lord of War” Nicolas Cage e l’originale, Viktor Bout – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Estradato negli Stati Uniti, è stato a condannato a 25 anni e al pagamento di 15 milioni di dollari. Ha rifornito di armi numerosi Stati e fazioni in guerra, anche terroristiche. Si è difeso proclamandosi innocente e di non aver mai ucciso nessuno. Ha dichiarato di essere un semplice imprenditore e di aver effettuato trasporti in modo del tutto legale. In carcere ha imparato dagli altri detenuti nuove lingue e si è appassionato ai libri di Paulo Coelho.

Milizie private che ne generano di nuove

Bout è stato liberato nel dicembre ’22 grazie a uno scambio di prigionieri con la cestista americana Brittney Griner. Lo si può considerare un amaro talento commerciale e affaristico, un criminale internazionale astuto e fantasioso, non un combattente. Potrebbe essere lui il nuovo capo della Wagner. L’identità della milizia è comunque legata a molte attività collaterali, anche il design e i rapporti con i servizi segreti. Non per nulla il musicista Richard Wagner teorizzava l’opera d’arte totale – ma con la forza dello spirito e della cultura.

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La cestista Brittney Griner e Viktor Bout – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Prigozhin era stato accusato di aver condizionato illegalmente le stesse elezioni presidenziali degli Stati Uniti, favorendo l’elezione di Donald Trump. Nessuno può sostituirlo in tutto e per tutto. Di fatto però Konstantin Pikalov, classe ’68, altro papabile, è a sua volta un leader. Colonnello russo, è uno dei capi della Wagner da anni, attivo nella Repubblica Centrafricana. C’è lui a sostegno del recente golpe del Niger.

E il golpe del Niger scatena ulteriori appetiti

Sulla scia del successo delle compagnie private militari russe, Pikalov ne ha fondata un’altra, la Convoy. E’ proprio con la Convoy che si è costruito un ruolo in Africa. E’ nel mirino degli Stati Uniti, che dopo la crisi d’identità della Wagner seguita al tentato golpe russo, cercano di smontare la Convoy per evitare ulteriori disordini in Africa.

Vale la pena di ricordare che la Wagner sulla carta non esiste nemmeno e che per anni ha agito sotto copertura. Senza nomine ufficiali, senza burocrazia, senza legge. Solo in virtù degli accordi di fiducia tra Putin e Prigozhin. E sono stati gli anni di maggiore efficacia.

 

 

 

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