Chi siamo

Disclaimer

Privacy Policy

L’Iran dice che la guerra è vicina

Foto dell'autore

Maria Vittoria Ciocci

Il conflitto israelopalestinese si allargherà, arriva la conferma del Ministro degli Esteri iraniano Amir Abdollahian.

Gaza City è circondata, Netanyahu spera in questo modo di individuare i terroristi di Hamas e contrastarli dall’interno. In meno di un mese hanno perso la vita 9770 persone, più di 4000 bambini. A questo proposito, è intervenuto il Ministro degli Difesa iraniano Mohammad Reza Ashtiani, il quale ha intimato gli americani di “fermare immediatamente la guerra e garantire un cessate il fuoco”, una condizione che funge da premessa per una minaccia non troppo velata: “altrimenti, sarete colpiti duramente”. Le sue affermazioni si estendono ovviamente ai Paesi Europei che hanno offerto il proprio sostegno alla causa israeliana.

Mohammad Reza Ashtiani minaccia gli Stati Uniti e i Paesi Europei
Mohammad Reza Ashtiani minaccia gli Stati Uniti e i Paesi Europei coinvolti nel conflitto israelopalestinese – foto: ansa – lintellettualedissidente.it

Laddove gli Usa non contribuiscano al raggiungimento della pace in Medioriente, garantisce il Ministro degli Esteri iraniano Amir Abdollahian, il conflitto si allargherà inevitabilmente, in quanto contemplerà il coinvolgimento delle forze militari alleate. Un’opinione, questa, condivisa dal governo iracheno. Il Primo Ministro Mohammad Shia al-Sudani si recherà presto a Teheran per discutere in merito alle sorti del conflitto. Nel frattempo l’Occidente si divide tra chi sostiene la posizione di Israele e chi invece considera la sua reazione sproporzionata rispetto all’offesa ricevuta.

Un conflitto potenzialmente globale

Le tensioni israelopalestinesi si inaspriscono irrimediabilmente. Nel frattempo, in Occidente, si è sviluppata una pericolosa ambiguità. I diplomatici internazionali hanno espresso in via ufficiale il proprio supporto alla causa israeliana, garantendo al contempo l’invio di aiuti umanitari e assistenza sanitaria alla popolazione palestinese travolta dal conflitto. Una guerra che fonda le proprie radici su un principio, che molti non riescono tutt’oggi a comprendere fino in fondo. Quanto accaduto lo scorso 7 ottobre ha provocato un’escalation in odio e violenza, le cui vittime hanno poco a che fare con gli esponenti estremisti di Hamas.

Un conflitto che si prepara a diventare globale
Il conflitto israelopalestinese di prepara a diventare globale – foto: ansa – lintellettualedissidente.it

E mentre la vicepresidente Kamala Harris spiega che gli Usa non hanno “alcuna intenzione né alcun piano di inviare truppe da combattimento in Israele o a Gaza”, un sottomarino nucleare americano è stato schierato in prossimità della costa, nell’area che si estende dall’Africa nord-orientale sino all’Asia centrale. La Corea del Nord, così come Iran e Iraq, persevera nella convinzione che gli Stati Uniti collaborino attivamente con l’esercito israeliano, una posizione che consente loro di schierarsi sul fronte opposto. E mentre l’intelligence sudcoreana sostiene che Hamas utilizzi delle armi nordcoreane, la possibilità che il conflitto diventi globale si concretizza progressivamente.

Impostazioni privacy