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Hamas ha mantenuto il segreto per due anni

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Gianluca Merla

Un dirigente dell’organizzazione terroristica ha parlato dell’organizzazione della preparazione del sanguinoso attacco, rivelando di aver mantenuto il segreto per due anni

Un attacco tutt’altro che improvvisato quello di Hamas nei confronti di Israele. Se le immagini dei soliti miliziani con kalashnikov a bordo di mezzi particolarmente vecchi potrebbe trarre in inganno, dietro l’operazione del gruppo c’è stata una vera azione di intelligence.

Hamas ha mantenuto il segreto per due anni
Hamas ha rivelato di aver mantenuto il segreto per due anni (Ansa) – L’intellettualedissidente.it

Un’operazione top secret che è riuscita a scavalcare le difese dell’esercito israeliano e, soprattutto, ad ingannare il Mossad. Ma a rivelare alcuni dettagli dell’invasione del gruppo palestinese in Israele è stato un dirigente per le relazioni internazionali di Hamas. L’uomo ha infatti rivelato che il segreto dell’operazione è stato mantenuto per due anni.

Hamas, solo 5 sapevano dell’attacco

Una lucidità e calma che fa impressione quella assunta da Ali Baraka, responsabile delle relazioni internazionali di Hamas, durante la sua intervista rilasciata a Russia Today. Baraka ha infatti concesso un’intervista all’emittente russa solo un giorno dopo l’inizio dell’attacco palestinese in Israele. Le rivelazioni del membro di Hamas sono illuminanti e dimostrano quanto Israele abbia sottovalutato le potenzialità di un nemico che avevano accanto al proprio confine.


Secondo quanto rivelato da Ali Baraka, l’operazione si è svolta in modalità top secret e le persone che erano al corrente di tutto “si potevano contare sulle dita di una mano”. Cinque persone dunque e forse anche meno. Un modo per mantenere la segretezza e colpire il nemico di sorpresa e quando questo è meno preparato. Le parole di Bakara sono glaciali per chi ascolta. Hamas avrebbe fatto in modo di confondere l’intelligence israeliana facendo credere che l’organizzazione fosse troppo impegnata a governare Gaza e a gestire problemi interni, rinunciando quindi ad attaccare Israele. Anche gli storici alleati di Hamas, prima su tutti l’Iran, il Libano ed Hezbollah, sono stati informati ad attacco ormai in corso. Persino la Russia, rivela Baraka, ha ricevuto informazioni a seguito dell’inizio dell’operazione. Quando l’attacco, studiato a tavolino, è iniziato tutti i gruppi della resistenza palestinese sono state avvisate e allertate.

Durante l’intervista Baraka ha anche fatto emergere un punto di partenza per una possibile trattativa diplomatica. “Molti prigionieri palestinesi sono negli Stati Uniti – fa sapere – li rivogliamo”. Un’operazione cruenta, violenta e senza scrupoli che Hamas è riuscita a compiere con successo. Ora resta da capire come sia stato possibile che quelli che, fino a qualche giorno fa, venivano considerati i migliori servizi di intelligence al mondo – in riferimento al Mossad israeliano – siano stati raggirati da coloro che, al contrario, erano visti ancora come semplici miliziani che combattono con pietre sputi. D’altro canto, anche le responsabilità politiche sono sul banco degli imputati e Netanyahu dovrà rispondere davanti al popolo che lo contestava già da mesi.

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