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Aldo Moro: come operò nella politica estera

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Vincenzo Colao

Ogni anno almeno per un giorno si torna a parlare di Aldo Moro e cioè nell’anniversario della sua scomparsa. Però, così come tanti addetti ai lavori e politici sottolineano spesso,purtroppo la sua figura spesso nell’immaginario collettivo è stata  associata soprattutto ai tragici eventi che lo videro protagonista.

Ci riferiamo nello specifico al suo rapimento e poi al ritrovamento in via Caetani. La cosa non è strana perché sono questi momenti che hanno scolpito nella mente di ognuno il nome e il volto di Aldo Moro.

Purtroppo gli avvenimenti tragici che lo vedono protagonista vengono associati a uno dei momenti più bui della storia repubblicana. Ma è un peccato perché come faremo noi in questo articolo la figura di Aldo Moro andrebbe anche analizzata per quanto riguarda il suo impegno in politica estera.

I successi di Aldo Moro durante i suoi mandati

Cosa successe negli anni della sua attività politica

Innanzitutto è importante sottolineare che Aldo Moro aveva grandi qualità umane e intellettuali, riconosciute da tutti, nonché un profondo senso dello Stato. Ma la sua forza secondo gli esperti era legata anche al suo grande equilibrio, quando si trattava di gestire vicende politiche all’interno di dinamiche legate ai suoi ruoli.

Infatti all’inizio fu un giovane membro della Costituente, per poi diventare prima segretario e poi presidente della Democrazia Cristiana. Ma di sicuro i suoi ruoli più importanti furono all’interno del ministero della Pubblica Istruzione, anche di quello di Grazia e Giustizia, nonché degli Affari Esteri, fino alla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri.

Molto significativo nel suo percorso fu l’anno 1948 durante il quale da deputato nel primo Parlamento Repubblicano della storia italiana assunse anche l’incarico di Sottosegretario agli affari esteri.

Questa sua attività culminò nel ruolo di ministro degli Esteri negli anni tra il 1969 e 72 e poi fino al 1974. Si occupò quindi moltissimo nel corso della sua carriera politica di Europa, ma soprattutto delle relazioni dell’Italia nel Mediterraneo.

Il suo pensiero su questo argomento è ben sintetizzato in una sua frase perché una volta disse testualmente: “Nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa ed essere nel Mediterraneo poiché l’Europa intera e nel Mediterraneo”.

 Lo scenario in quel momento nel Mediterraneo

Le testuali parole che abbiamo appena riportato ci fanno capire come la sua convinzione relativamente alla dimensione Mediterranea dell’opera sia molto chiara perché vedeva quest’ultima immersa nel Mediterraneo.

Ma dobbiamo considerare che il contesto storico in quegli anni era particolare nel Mediterraneo perché c’erano stati molti cambiamenti legati all’evoluzione socio-politica di molti paesi che avevano cambiato status cioè erano passati dall’essere colonie a diventare stati liberi e sovrani.

Negli anni cinquanta Aldo Moro quindi prese atto di questi cambiamenti che stavano interessando molti paesi e che ormai erano diventati assolutamente inarrestabili.

Infatti in quel momento era molto potente il nazionalismo panarabo che si stava impegnando in un tortuoso cammino verso la pari dignità con le altre nazioni e cioè verso la tua affermazione all’indipendenza.

Molti di questi paesi in quel momento avevano capito il loro ruolo a livello internazionale che era potenziato dalla possibilità di controllare le sue strategie  per le società occidentali come per esempio gli idrocarburi.

In quegli anni Moro svolse il suo lavoro in politica in un clima costellato da tanti cambiamenti politici economici, culturali e sociali nella sponda nord del Mediterraneo. Infatti quest’ultima era stata teatro di due guerre mondiali.

Però in quel momento stavano nascendo già i primi embrioni di quella che sarebbe poi diventata negli anni 90  l’Unione Europea.

Aldo Moro: quale fu il suo modo nuovo di fare politica

Da cosa fu ispirata la sua politica

In quel momento muore avviò un nuovo modo di fare politica sia all’estero che dentro l’Italia nella convinzione che bisognava guardare oltre i confini e gli interessi specifici degli Stati sovrani.

La sua politica fu ispirata al suo essere democratico e cattolico che dava molto importanza ai diritti umani, alla libertà dell’individuo nonché alla volontà popolare. Però in ogni caso in quegli anni si trovò ad affrontare come ministro degli Esteri, dossier difficili legati a casi scottanti partendo da quello della Libia.

Infatti in quest’ultimo paese c’era il giovane colonnello Gheddafi che si ispirava alla rivoluzione di Nasser in Egitto e che aveva preso il potere, spostando il vecchio re Idris.

Ma si parla di una fase particolare anche perché c’erano molte proteste in tutta Europa di operai studenti e donne che rivendicano i loro diritti. Inoltre eravamo nel bel mezzo della guerra fredda che ebbe una svolta quando il presidente americano Nixon scelse di porre fine al Gold Standard e di avere un’apertura tattica verso la regina di Mao in chiave anti Sovietica.

Di conseguenza Aldo Moro in questa situazione difficile dovette cercare delle strategie nuove per dare credibilità all’Italia in politica estera in particolar modo quando diventò Presidente del Consiglio nel 1974.

 I suoi principali successi in politica estera da Presidente del Consiglio

Il momento più alto quindi della sua politica all’estero fu quando per due anni prese il ruolo di Presidente del Consiglio. In questi pochi anni li portò successo come per esempio quello del 1975 nella conferenza di Helsinki. All’interno di quest’ultima operò come mediatore per la pace e per la cooperazione tra i popoli.

Nello stesso anno firmò il famoso trattato di Osimo che metteva fine in pratica ai rapporti difficili con la Jugoslavia di Tito. In definitiva quindi Aldo Moro riuscì a gestire in maniera molto abile e sapiente i temi più importanti dell’agenda politica italiana di quel momento.

Riuscì nel suo intento grazie al suo senso dello Stato e la sua grande abilità nonché la sua capacità di mediare.

Furono proprio queste qualità a dargli un grande riconoscimento da parte di tutta Europa che ancora la considera uno dei protagonisti del Novecento italiano.

Ancora oggi viene rimpianto perché visti i tempi difficili che stiamo vivendo le sue qualità sarebbero veramente molto utili. Ci riferiamo in particolare alla sua lungimiranza politica, il surrealismo ma anche l’altro capacità di intendere rapporti costruttivi con le potenze straniere.

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