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Peppino Impastato, un giovane sognatore ucciso dalla mafia

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Ignazio Taormina

Peppino Impastato è una delle tante vittime innocenti dell’organizzazione mafiosa “Cosa nostra”, l’omicidio avvenne sotto ordine del boss locale Don Tano Badalamenti.

All’anagrafe Giuseppe Impastato, nacque a Cinisi, paese a pochi Km da Palermo il 5 gennaio del 1948.

Primi anni di vita e storia familiare di Peppino Impastato

Proveniente da una famiglia collegata strettamente a “Cosa nostra”, sia il padre di Peppino, Luigi Impastato, che durante il periodo del fascismo venne inviato al confino per essere appunto vicino alla mafia, sia tanti tra cugini e zii erano soldati della mafia. Tra i quali spiccava il nome di Cesare Manzella, cognato di Luigi Impastato, considerato il boss del paese.

Ma non trovò molta fortuna, Manzella morì per mano di Gaetano Badalamenti, mediante un attentato esplosivo, da quel momento in poi Cinisi ha un nuovo capomafia.

Di Altro spessore invece il lato materno, la mamma di Peppino, Felicia Bartolotta era figlia di un impiegato comunale, ma una volta sapute le velleità mafiose del futuro marito, non potte tornare indietro.

La lite con il padre e l’inizio dell’attività contro la Mafia

Peppino Impastato si allontanò presto dalla casa familiare, dopo aver litigato con il padre per la vicinanza a Cosa nostra.

Buttato fuori di casa e ripudiato da suo padre Luigi Impastato,  Peppino mantenne di nascosto i rapporti con la mamma Felicia. Si avvicinò alla sinistra e iniziò a fondare alcuni movimenti contro le mafie.

Tra le prime battaglie vi fu la protesta contro la costruzione della terza pista all’aeroporto di Palermo che si trova nel comune di Cinisi.

D’altronde era troppo piccolo per opporsi all’intera costruzione dello stesso, avvenuta sempre con la prepotenza mafiosa e il benestare della politica, Peppino fu il portavoce della rivolta dei contadini cinisari che non volevano espropriate le terre.

Peppino Impastato fonda Radio Aut e inizia la guerra contro i mafiosi

Nel 1977 Peppino fonda “Radio Aut”, emittente radiofonica totalmente auto finanziata che inizia a sollevare tutti i problemi legati a Cosa nostra, soprattutto prendendo di mira Don Tano Badalamenti.

Colui che divenne il boss dopo aver ucciso Manzella. Impastato iniziò con molta irriverenza a far notare le attività illecite di Badalamenti.

Attività illegali soprattutto legate  ai traffici di droga e del controllo dell’aeroporto di Palermo. Per far arrivare la stessa dal Sud America, precisamente da Brasile, tra i più fidati amici di Gaetano Badalamenti troviamo Tommaso Buscetta, il boss dei due mondi, che comandava il narcotraffico, controllandone la partenza da Rio De Janeiro fino a Palermo.

Le minacce, la politica e la morte

Nel 1978 iniziò a ricevere le prime minacce, alcune molto eloquenti, ma Impastato tira dritto continuando la propria attività di denuncia. Decide anche di avvicinarsi alla politica, candidandosi alle elezioni comunali con la Democrazia Proletaria.

Gesto non gradito a Badalamenti che ne ordinò l’uccisione.

Peppino Impastato non fece neanche in tempo a sapere i risultati delle elezioni, in quanto assassinato in piena campagna elettorale la notte del 9 Maggio 1978.

Badalamenti tenta di sporcare l’immagine di Peppino Impastato

Impastato usciva dalla propria segreteria politica che si trovava ad appena 100 passi dalla sua abitazione, venendo colpito a morte o tramortito da un grosso sasso (che venne rinvenuto a pochi metri di distanza, ancora sporco di sangue). e cercando di far apparire la sua morte come imputabile ad un attentato fallito o ad un suicidio, per distruggerne anche l’immagine, ponendo una carica di tritolo sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia Palermo-Trapani.

Il successo nonostante la morte

La lista di Democrazia Proletaria ottenne 260 voti e un seggio; gli elettori votarono comunque, simbolicamente, per il defunto Peppino, che addirittura risultò il candidato più votato con 199 preferenze.

 

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