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Storia di Angelo Oliviero Olivetti: Tutto quello che c’è da sapere su un originale sindacalista

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Vincenzo Colao

La storia di Angelo Oliviero Olivetti non è una di quelle che lascia indifferenti, visto che parliamo di una figura importante nel nostro paese, non solo perché è stato un ottimo avvocato e giornalista, ma anche politico e protagonista come vedremo del sindacalismo rivoluzionario.

La genesi politica di Angelo Oliviero Olivetti

Perché è stata considerata una delle figure più importanti del sindacalismo rivoluzionario italiano

Angelo Oliviero Olivetti è una di quelle figure negli ultimi anni riconsiderata per la sua importanza nonché riscoperta nell’ottica di comprendere meglio il presente. Molto importante da questo punto di vista fu il lavoro intrapreso dalla collana Profili diretta da Gennaro Malgieri che aveva lo scopo di riportare alla memoria di tutte delle figure importanti italiane del Novecento.

Per quanto riguarda Angelo Oliviero Olivetti c’è stato un volume scritto da Ada Fichera che ha voluto dare delle informazioni degli aneddoti sulla vita dell ‘Olivetti meno famoso rispetto all’imprenditore piemontese Adriano Olivetti.

Infatti in questo caso parliamo di una figura importante del periodo del sindacalismo rivoluzionario italiano che, dopo un’infanzia agiata, dovette portare avanti dei percorsi complessi per far conoscere le sue idee come sindacalista.

Parliamo di passaggio obbligati che hanno dovuto superare anche altri leader come  Filippo Corridoni. Nel senso che così come loro anche Olivetti fu perseguitato da mandati di cattura ed esilio forzato: però queste cose negative per lui furono un’ispirazione per le sue pubblicazioni.

Ci riferiamo in particolare alla rivista Pagine Libere,considerato uno dei magazine quindicinali più interessanti di inizio 900. Parliamo di una rivista che è stata portata avanti da Angelo Oliviero Olivetti grazie all’influenza che ebbero su di lui gli scritti di Sorel e Le Bon. Oltre al fatto che ebbe una forte amicizia con Mussolini e de ambris.

Cos’altro c’è nel libro dedicato ad Angelo Oliviero Olivetti

All’interno del libro di Ada Fichera dedicato ad Angelo Oliviero Olivetti non solo si descrive il lavoro fatto dal sindacalista in questione sulla rivista Pagine Libere. Infatti  si analizza il suo sindacalismo integrale che si esprimeva con un’opposizione al partito socialista italiano, che comunque lo aveva visto in passato come uno dei fondatori, cioè nel 1896.

All’interno del libro c’è anche analizzata la differenza sottile cioè tra sindacalismo rivoluzionario e socialismo rivoluzionario. Il primo che vedeva una affinità dialogica con Sorel, il pragmatismo con il filosofo francese Bergson oltre che con il pensiero di Nietzsche.

Inoltre il sindacalismo rivoluzionario fu proprio portato avanti dalle teorie sociali e politiche di Olivetti il quale come Filippo Corridoni si schierò apertamente contro il protezionismo perché credeva ideologicamente a una politica filo liberista.

Infatti era convinto  che i sistemi protettivi delle categorie d’insieme si tramutassero poi in forze che si sarebbero prese il compito di ritardare la liberazione del precariato. Però Angelo Oliviero Olivetti ebbe dei contrasti con altri sindacalisti importanti sia per quanto riguarda la guerra in Libia che anche sulle posizioni pacifiste del socialismo.

Nelle sue opere e nei suoi articoli si occupò dell’interventismo avvicinandolo al nazionalismo, che era considerato l’unico movimento con il quale si potevano avere gli stessi programmi e le stesse idee.

Per Angelo Oliviero Olivetti il sindacalismo doveva essere assolutamente interclassista, aspetto che per lui era diventato una concezione di vita.

Successivamente non ebbe problema a criticare il bolscevismo oltre a definire il patriottismo operaio perché la massa produttiva era cosciente dei diritti dei doveri verso la patria la quale doveva essere servita fino alla morte in guerra, per la quale bisognava lavorare negli anni di pace.

Vicinanza di Angelo Oliviero Olivetti con il settimanale Italia Nostra

La sua evoluzione dell’idea di sindacato a corporazione

Le sue idee furono anche condizionate dalla sua vicinanza nel primo dopoguerra ad Edmondo Rossoni che aveva fondato il settimanale l’Italia Nostra. Quest’ultimo fu molto importante in quanto organo di stampa principale del Movimento operaio italiano nel Novecento.

Olivetti collabora con Italia Nostra per un po’ di anni cioè fino alla sua morte nel 1931, scrivendo vari articoli, e partecipando a molte campagne di sensibilizzazione, atti a difendere i diritti dei lavoratori.

In particolare si impegnò per quanto riguarda i diritti delle donne e dei lavoratori agricoli, criticando al contempo la politica economica del governo italiano dell’epoca. Inoltre collaborò in maniera proficua con Edmondo Rossoni per promuovere la cooperazione e la connessione tra lavoratori con lo scopo di sviluppare una coscienza di classe all’interno del proletariato.

Entrambi infatti erano convinti che era necessaria una rivoluzione socialista per instaurare una società equilibrata e giusta, per eliminare gli squilibri economici nei laboratori.

Molto importante fu lo sviluppo del suo pensiero l’evoluzione dell’idea di sindacato a corporazione che veniva vista come un modo per forgiare il carattere alla lotta. Purtroppo però morì nel 1931 a soli 57 anni ,non potendo per questo motivo partecipare allo sviluppo delle corporazioni che ci furono tre anni dopo.

Teniamo presente che quello che fu un periodo per molte persone è buio, e da non ricordare dal punto di vista sociale, non solo per Angelo Oliviero Olivetti invece fu un movimento rivoluzionario grazie alle note originarie e all’equilibrio dinamico.

Principio del sindacalismo rivoluzionario

Angelo Oliviero Olivetti quindi fu protagonista il periodo del sindacalismo rivoluzionario, il quale si riferisce a molti movimenti sindacali, che erano uniti da un’ideologia comune che poi si è evoluta su fare direzioni su base nazionale.

Il principio base del sindacalismo rivoluzionario è legato all’indipendenza sindacale sia per quanto riguarda lo stato che i partiti perché l’idea è che la classe operaia debba essere autonoma dal punto di vista della produzione, dovendo contare solo sulla sua capacità.

Ma soprattutto deve essere brava a usare al meglio alcuni strumenti validi quali lo sciopero generale. E se necessario anche la violenza per motivi rivoluzionari.

L’obiettivo principale non è conquistare il potere politico ma la Costituzione, perché alla fine ci dovrà essere una società che si basa sui sindacati di settore e del lavoro.

Al di là di Angelo Oliviero Olivetti i principali esponenti del sindacalismo rivoluzionario furono i francesi e Sorel e Lagardelle,  nonché gli economisti italiani Enrico Leone e Arturo La Viola.

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