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Asceti armati: trama del libro di Riccardo Scarpa

Foto dell'autore

Vincenzo Colao

Asceti armati è un libro del tutto particolare che è stato scritto da Riccardo Scarpa qualche anno fa, per poi essere pubblicato dalle edizioni Pisa University Press, all’interno della collana “Manuali”.

Genesi del libro Asceti armati

Di cosa parla il libro Asceti Armati?

L’autore si era cimentato nella scrittura di un volume che è possibile ritenere molto corposo e interessante e contiene anche una importante prefazione redatta da Davide Bigalli.

Possiamo individuare in queste due personalità due professionisti che si sono affermati nei loro rispettivi campi. Per quanto riguarda Riccardo Scarpa, di professione è avvocato ma ricopre anche il ruolo di docente. Davide Bigalli, invece, docente in Storia della Filosofia alla statale di Milano è anche il presidente della Scuola Romana di Filosofia Politica.

Il sottotitolo del romanzo, riscontrabile già in copertina, è “Spirito Marziale, Animo Cavalleresco, ed Ordini Equestri e Premiali, archetipi eterni e storia”.

Si tratta di più di 600 pagine, suddivise in 45 capitoli tutti da ragionare, che tratta delle diverse manifestazioni che hanno percorso oriente ed Occidente e che riguardano l’animo cavalleresco.

La prefazione di Davide Bigalli è inerente alla radice ancestrale della Confraternita Cavalleresca, un particolare ordine cavalleresco. Si tratta dunque di scandagliare la tradizione attraverso quei tratti che si vuole andare a spiegare, per parlare di quello che è un ordine di cavalleria che vede un nobile alla presidenza.

Le Confraternite Cavalleresche possono essere suddivise in ordini principeschi e ordini baronali con la differenza che i primi vennero fondati da nobili di alto rango, i secondi avevano un rango inferiore.

Diciamo che questo tipo di ordini cavallereschi, ordini di merito e dunque istituzioni vere e proprie create da sovrani europei dopo la fine delle crociate, continuano a distinguersi e a mutare nel corso del tempo.

Aldilà di uno spazio che viene dedicato, anche giustamente, alla storicizzazione e alle radici culturali dei cavalieri, ciò che è più interessante è il desiderio di andare a scavare al di sotto della superficie per riuscire veramente ad afferrare quello che viene considerato lo spirito cavalleresco.

La nascita dell’etica civile

Il cavaliere, così come lo sciamano ed il guerriero, riesce a tramandare attraverso il tempo alcuni principi spirituali che, appunto, come peculiarità hanno quella di essere senza tempo.

Difatti, condizione primaria dell’essere umano pare essere il conflitto che si tramuta in guerra, così come nel regno animale via la caccia per esigenze alimentari.

Essendo che, nella maggior parte dei casi, gli esseri umani non si cibano di se stessi e dei propri simili, all’origine di ogni conflitto e di ogni guerra c’è sempre il tentativo di controllare.

Il controllo può essere esercitato sul territorio, su una proprietà, sul potere disponibile all’interno di una data comunità e chi lo detiene può fare il bello ed il cattivo tempo.

Ma come fa, un essere sempre più spirituale e sempre più evoluto di coscienza a tollerare la permanenza del conflitto? Ci riesce subito proprio in virtù della sua capacità di raggiungere determinati stati di coscienza che si forgiano grazie ad una acquisita consapevolezza.

Una consapevolezza che non si limita ad essere solo sociale e culturale ma è, in particolar modo, spirituale.

Gli esseri umani che camminano lungo il loro percorso spirituale, nonché lungo una strada che porta ad una costante evoluzione, subiscono dei processi di iniziazione i quali sono la premessa per accedere a determinati stati di coscienza più elevati.

È vero che il genere umano ha attraversato secoli e secoli di storia ma sembra esserci un punto in comune: i diversi popoli, le diverse latitudini geografiche hanno continuato a registrare la presenza di questo spirito guerriero.

Come sono cambiate le tecniche della guerra

Una dimensione vasta da esplorare

Le tecniche della guerra, cosi come viene specificato nel libro asceti armati, sono cambiate ed oggi si utilizzano delle armi di distruzione di massa decisamente più complesse. Chiaramente un militare non è, almeno all’apparenza, così simile ad un cavaliere, sembra quasi non poter avere un accesso alla consapevolezza di una propria responsabilità individuale all’interno del conflitto a cui sta prendendo parte.

È un po’ la differenza che potrebbe esserci tra una cultura contadina dove si cibava direttamente degli animali che si allevavano direttamente e si macellavano a livello familiare, e la cultura odierna dove le persone comprano la carne già macellato e raramente la riconducono all’animale di provenienza, come se crescesse direttamente all’interno del supermercato.

Ma, aldilà di questo c’è ancora una dimensione più vasta che andrebbe esplorata, l’impatto delle persone che oggi combattono e che in virtù delle proprie scelte generano una reattività da parte dei nemici ma anche di quelle popolazioni inermi che attraversano.

Le guerre si sono sempre più estese, tanto che spesso è difficile andare a ricondurre con semplicità le posizioni di ogni singolo Stato e le diverse alleanze che vengono stipulate, gestite, interpretate e ricreare ogni volta. Invece, in un percorso a ritroso attraverso migliaia di anni di storia, è possibile risalire alle origini degli attuali conflitti e giungere alla reale spinta antropologica che si nasconde dietro l’attualità.

Un’attualità che non deve essere banalizzata ma che in realtà è il risultato di una costante risposta e di una tensione che continua ad essere verso la necessità di discernere il Giusto.

Conclusioni

Il senso di una intera vita non può che nascondersi nelle pieghe del coraggio che i cavalieri avevano di scegliere i loro ideali, per poi difenderli a costo di essa.

I cavalieri e gli eroi sceglievano consapevolmente un percorso che partiva da un ideale interiorizzato.

Ad un certo punto il loro percorso diventava un percorso di purificazione, di ricerca dell’equilibrio anche attraverso simboli, riti, tensione all’ascesi.

Fino a individuare in totale pienezza il potere del proprio Io, vedendolo come autonomo e, finalmente, libero anche di andare ad infrangere qualunque vincolo.

Non si tratta di una strada semplice da percorrere, molti dolori si incontrano lungo questo percorso di separazione. Fino a quando non si arriva alla scoperta della trascendenza dove la morte è solo un’illusione, il pericolo è solo un’illusione e non rimane che compiere il proprio dovere.

Attraverso una nuova particolare saggezza ci si coinvolge nella battaglia così come nell’impegno rispetto alla protezione dei più deboli, che loro malgrado si trovano coinvolti nel combattimento colpiti da una terrena sofferenza.

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