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E’ morto in Vaticano “l’uomo che non aveva niente”

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Paolo Zignani

L’elemosiniere del papa ha raccontato in un’intervista le vicissitudini di un clochard che aveva rinunciato alle cure, lasciandosi morire.

La povertà assoluta, la condizione di chi non possiede realmente nulla, ha un fascino particolare, soprattutto quando, in un certo senso, viene scelta. La morte di un clochard di sessant’anni, che ha vissuto negli ultimi tempi in Vaticano, ha impressionato fortemente chi lo ha conosciuto. Era slovacco, si chiamava Miroslav ed era soprannominato Mirko.

E' morto in Vaticano "l'uomo che non aveva niente"
Il cardinale Krajewski celebra le esequie di Mirko – lintellettualedissidente.it credit vaticannews.va

Era un uomo privo di volto. Il 90% del viso gli era stato divorato lentamente dal cancro. Gli erano rimaste solo le labbra, poiché la malattia aveva consumato il naso, gli occhi, e molta della pelle del viso. Si copriva con un fazzoletto; perciò era chiamato “l’uomo col velo”. A causa delle ferite aperte, attirava mosche e formiche, finché ha vissuto in un parco.

Il cancro gli aveva mangiato il volto, tranne le labbra

Mirko ha risposto alla malattia mortale per così dire accettandola, infinitamente lontano dalla retorica dei massmedia. Facilmente vengono definiti “guerrieri” i malati di tumore che si sforzano di guarire, per attaccamento alla vita, alle persone care, al lavoro, alle passioni. Si fanno forza proclamando la loro volontà di vivere, sperando che l’ottimismo combatta la malattia.

E' morto in Vaticano "l'uomo che non aveva niente"
Fiori e candele per piangere il clochard Mirko – lintellettualedissidente.it credit vaticannews.va

Da quanto ha dichiarato padre Konrad Krajewski, l’elemosiniere del papa, in un’intervista a Vatican News, Mirko proveniva da un quartiere benestante della Slovacchia, nel cuore dell’Europa, fra sedi di ambasciate. Poi, attraverso l’Austria, era venuto a vivere a Roma, per strada, nel quartiere dell’Aventino, per strada e nei giardini pubblici. Si conosce l’ultima parte della sua vita. Un’esistenza singolare, che ha portato i segni di una differenza radicale dal mondo e dai suoi valori.

Ha difeso fino all’ultimo la sua totale povertà

Quando padre Konrad l’ha conosciuto, nel 2019, viveva in un parco e affermava di voler morire lì, tra gli insetti. Non cercava le cure e non si lamentava mai. Nemmeno erano noti i motivi del peggioramento della sua condizione economica e sociale, e della sua completa solitudine. Forse la sola malattia; nella foto della carta d’identità, che l’elemosiniere ha recuperato, si vedeva il punto in cui il cancro iniziava divorarlo. Eppure, non si lamentava mai e nulla chiedeva. Ringraziava del cibo che gli si dava e parlava a fatica.

E' morto in Vaticano "l'uomo che non aveva niente"
Folla al funerale del clochard Mirko – lintellettualedissidente.it vaticannews.it

Il compito che il pontefice ha dato al cardinale elemosiniere è proprio quello di assistere gli ultimi, e di dare una casa ai clochard. A lui vengono segnalati le persone senza dimora. Gli è stato indicato Mirko perché aveva rifiutato l’aiuto di tutti coloro che gli si erano presentati per aiutarlo. Carabinieri, agenti di polizia, un’ambulanza. Si è opposto al ricovero in ospedale. Quando qualcuno cercava di forzare la mano, di afferrarlo per portarlo da un medico, lui strillava e si opponeva con tutte le proprie forze. Ed era rimasto nel parco pubblico che aveva scelto.

Voleva morire in un parco pubblico, fra gli insetti

E’ stato difficile anche per l’elemosiniere del papa convincerlo a trasferirsi nel dormitorio di Palazzo Migliori, vicino al colonnato di San Pietro. Ha accettato, dopo diversi dinieghi, solo quando padre Konrad gli ha detto che lo invitava personalmente il papa: “Va bene, ma rispondo fra tre giorni”. E così ha accettato.

A Palazzo Migliori, dove ha vissuto un anno, ha avuto una stanza dalla cui finestra vedeva papa Francesco dire l’Angelus. E seguiva tutte le celebrazioni. Così, nel suo ultimo anno di vita, non è più stato solo, e si è trovato in un ambiente pulito e riscaldato, gestito dalla comunità di Sant’Egidio. Continuava, tuttavia, a rifiutare le medicazioni che gli avrebbero fatto in ospedale. Nel dormitorio, dunque, lo si è visto sorridere. Papa Francesco lo ha voluto conoscere e gli ha dato la benedizione.

Quell’incontro con i vescovi del suo Paese

Un giorno sono venuti in San Pietro quattro vescovi slovacchi: li ha visti dalla finestra della sua camera ed è sceso. Tra di loro, ha iniziato a parlare del Vangelo, suscitando meraviglia. Ha trascorso così gli ultimi mesi di vita, ringraziando di ogni cosa che si faceva per lui ed evitando di lamentarsi, benché il dolore che provava fosse evidente.

In lui molti hanno visto la presenza di Gesù. Stargli vicino, come ha riferito padre Konrad, era come fare gli esercizi spirituali. Al suo funerale sono venute molte persone: un centinaio di volontari e di clochard ospiti di Palazzo Migliori, due vescovi e dieci sacerdoti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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