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Via i soldi e via le armi: così la Wagner si è arresa a Putin

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Paolo Zignani

La marcia dei legionari, nella narrazione ufficiale di Mosca, sembra un cammino di redenzione. E affiorano i dubbi

Perché la Wagner si sia fermata a 200 chilometri da Mosca, sabato scorso, resta un interrogativo inquietante. A chi ha ubbidito quella compagnia di mercenari, per l’80% ex galeotti? Sono intervenuti i servizi segreti americani, per manipolare il principale ostacolo al successo nella guerra d’Ucraina? Ci sono generali che sapevano dell’imminente rivolta? Paradossalmente, la maggior potenza russa è privata e non obbedisce alla gerarchia militare. Il referente è uno solo, Vladimir Putin.

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Le maschere di Lukashenko, di Prigozhin e di Putin esposte in un mercato a San Pietroburgo – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Come le valchirie nella tetralogia di Richard Wagner, i mercenari sono stati emanazione diretta della volontà del loro capo, sempre che il Cremlino possa valere il Walhalla governato da Odino. La Wagner, del resto, è un gruppo intriso di neopaganesimo e di valori dell’estrema destra. Gente che, come il loro leader Evgeny Prigozhin, non si è mai messa sull’attenti di fronte a un qualsiasi capitano dell’esercito, se le linee guida non provenivano da Prigozhin, concordate con Putin.

Gruppo Wagner, un’emanazione di Putin

Così tuttavia dovrebbe succedere dal primo luglio, in seguito alla riforma delle forze armate. Ma Prigozhin non scatterà mai agli ordini di Valery Gerasimov, capo di Stato Maggiore e dall’11 gennaio responsabile della cosiddetta «operazione militare speciale» d’Ucraina, e nemmeno ubbidirà mai al ministro della Difesa Sergej Shojgun.

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Transenne a Mosca durante la ribellione della Wagner – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Vladimir Putin, in silenzio per lunghe ore, senza mai apparire, doveva spiegare perché la «marcia della libertà» si fosse fermata dopo 800 chilometri percorsi indisturbati, a soli 200 da Mosca. Occorreva una narrazione che ricomponesse un quadro unitario per l’opinione pubblica russa. Ebbene, i ribelli si sono fermati da soli. Putin non ha mai nominato il loro capo indiscusso Prigozhin, e li ha chiamati patrioti.

Li ha redenti, li ha ripuliti dal loro passato da avanzi di galera, con le sue parole che nessuno in Russia osa contestare, sapendo che fine hanno fatto gli oppositori. E’ stato quasi un racconto biblico, ispirato dall’Antico Testamento. Il Cremlino ha lasciato che i patrioti avanzassero, perché avessero il tempo di pensare e di ricredersi, come Abramo. Dovevano accorgersi che la società russa non era con loro. Appunto come se un’anima russa comune avesse potuto ricongiungersi, dopo una terribile lacerazione.

L’anima russa si ricompone: “Si sono fermati da soli”

In realtà, la marcia della libertà si è snodata per lo più lungo la più importante autostrada, come testimoniato dal video di un automobilista. C’è sempre una miriade di Zapruder, di questi tempi, pronta a rettificare le grandi narrazioni. Si parla proprio dell’autostrada M4, che pochi anni fa era intasata dai moscoviti che andavano in vacanza a Sud. Ebbene, Vladimir Putin ha spiegato che, se la Wagner avesse persistito, sarebbe stata schiacciata. E infatti la capitale è protetta da un imponente schieramento di truppe, molto superiore in numero alla legione privata.

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A Mosca durante la ribellione della Wagner – lintellettualedissidente.it Ansafoto

La contronarrazione occidentale ha annunciato la novità della «vulnerabilità russa» e ha evidenziato degli scontri episodici tra i legionari e l’esercito. Lo zar ha tuttavia parlato al suo popolo, senza render conto all’Occidente, questo mai, e comunque prevenendo o smentendo le ricostruzioni non ufficiali. Vladimir Putin, oltre a pronunciare il discorso alla nazione, ha comunque mandato segnali.

Ha incontrato, in occasione della riunione degli apparati di sicurezza, il ministro della Difesa Sergej Shojgu. Tanto per far capire che Prigozhin non avrà mai la sua testa. Tutti i capi che rispondono allo zar sono al loro posto. Nulla è cambiato. Nulla può succedere. Un evento, in un ordine così rigoroso, è impossibile. E’ il messaggio di stabilità che il Cremlino ha ritenuto urgente. Precisando, certo, che i mercenari erano pagati dal Cremlino.

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Difficile spostarsi a Mosca durante la ribellione della Wagner – lintellettualedissidente.it Ansafoto

A questo punto, toccherà ai miliziani firmare entro il primo luglio il contratto che li sottoporrà al comando dell’esercito. Non subiranno quindi ritorsioni, anche se la sorte di Prigozhin, ospite di Lukashenko in Bielorussia, è ancora misteriosa. Tutto in ordine in Russia, dunque? Poco più di un anno fa, nell’aprile 2022, circolava la notizia dell’arresto di Vladislav Surkov, l’ex consigliere di Vladimir Putin.

Si riparla di lui perché proponeva allo zar di sbarazzarsi delle compagnie militari private, per riorganizzare l’esercito e lo Stato. Obiettivo, doveva essere una “democrazia sovrana”, senza più dipendere da centri di potere afferenti, subordinati ma personali e quindi pericolosi. Suoi nemici erano appunto Evgeny Prigozhin e il leader ceceno Ramzan Kadyrov. Hanno prevalso questi ultimi.

 

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