Chi siamo

Disclaimer

Privacy Policy

Nord Stream, la voce si fa insistente: il sabotaggio voluto dall’Ucraina

Foto dell'autore

Gianluca Merla

Un’inchiesta di Der Spiegel e Zdf sull’ipotesi Ucraina dietro al sabotaggio del Nord Stream. “Faremo piena luce”

Aumentano le possibilità secondo cui, dietro al danneggiamento del Nord Stream, il gasdotto sottomarino che collega la Russia alla Germania e, quindi, all’Europa, ci possa essere l’Ucraina.

Pista ucraina sul sabotaggio del Nord Stream
L’inchiesta giornalistica del Der Spiegel rivela importanti novità per quanto riguarda il sabotaggio del Nord Stream 2 (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente.it

Nello scorso settembre, infatti, un guasto ai gasdotti Nord Stream 1 e 2 – poi rivelatisi un vero e proprio attentato, hanno destabilizzato ulteriormente i rapporti tra Russia ed Europa. Se in un primo momento il sospetto si era posato soprattutto su un’azione dei servizi segreti russi – ipotesi ancora valida – ora guadagna posizioni la possibilità di una mano ucraina. A cercare di far luce sulla questione sono stati il settimanale tedesco Der Spiegel e la televisione pubblica, sempre tedesca, Zdf.

L’inchiesta in Germania e la pista ucraina

D’altronde sarebbero proprio i tedeschi ad aver maggiori interessi nel cercare di sbrigliare una matassa dalle dimensioni globali. Il danneggiamento del gasdotto, infatti, ha logorato soprattutto i rapporti tra Russia e Germania, con quest’ultima fortemente penalizzata dal punto di vista economico. L’indisponibilità del Nord Stream 1 e 2, infatti, si è rivelato esser un enorme danno per i tedeschi, fortemente dipendenti dalla Russia per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas. Ma ora l’indagine potrebbe essere arrivata ad una svolta interessante, che cambierebbe del tutto le carte in tavola. A rivelarlo, come già ricordato, sono il settimanale tedesco Der Spiegel e la Zdf.

Pista ucraina sul sabotaggio del Nord Stream
L’analisi delle informazioni raccolte avvalorano l’ipotesi di un coinvolgimento ucraino nell’operazione esplosiva (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente.it

L’inchiesta, appena pubblicata, rinforza l’ipotesi di un ruolo ucraino – la cui dimensione e reale entità è ancora tutta da chiarire – nell’operazione di sabotaggio dei gasdotti. Un valido indizio è stato fornito dall’attenta analisi che i giornalisti ed esperti hanno condotto sui metadati dell’equipaggio dello Yacht Andromeda. Sarebbe stata questa, infatti, l’imbarcazione utilizzata dagli attentatori per portare l’esplosivo nei pressi del gasdotto, per poi farlo esplodere. Secondo le informazioni raccolte, infatti, i membri dell’equipaggio, prima e dopo l’operazione, si trovavano presumibilmente in Ucraina. Indizi che, però, non fanno una prova, anche se aumentano – e di molto – le ipotesi di una partecipazioni ucraina al sabotaggio del Nord Stream 1 e 2.

Fino ad ora, infatti, l’ipotesi maggiormente battuta era quella di un’operazione segreta dei servizi russi. Ma l’inchiesta congiunta dal canale televisivo e dal settimanale tedesco – che cita fonti della Procura generale e dell’Ufficio federale anticrimine di Wiesbaden –  apre alla strada ucraina. Per Der Spiegel, però, più che di una valida ipotesi si tratta di una probabilità reale. A maggio, infatti, dopo una prima ricostruzione il settimanale tedesco si era espresso sulla vicenda dicendosi “quasi certa” sulla traccia ucraina.

Sempre più probabile la strada che porta in Ucraina

Da mesi sembra esserci quasi un silenzio assoluto sul risultato delle indagini tedesche che dovrebbero far luce sul grave sabotaggio dei gasdotti. Ma è proprio quando una ricerca è avvolta nel silenzio che, spesso, si nasconde un’inattesa svolta decisiva. Le analisi delle informazioni – molte rimaste sotto segreto – vanno sempre di più verso la direzione di Kiev, sottolineando la possibilità che gli autori del sabotaggio siano ucraini.

Una rivelazione scottante quella dell’inchiesta congiunta, tanto da far intervenire la ministra degli interni tedesca, Nancy Faeser. Il membro del governo ha infatti commentato le indiscrezioni comunicando l’intenzione di voler fare “piena luce” su quello che è successo il 26 settembre 2022, giorno dell’attentato ai gasdotti. “Chiunque essi siano” , ha dichiarato la ministra, sarà portato a processo e verrà giudicato. Una faccenda non troppo semplice da gestire per Kiev, che ora ha tutto l’interesse nel cercare e trovare i responsabili – se fosse confermata l’ipotesi della pista ucraina – in modo da non intaccare le relazioni fragili con l’Occidente.

Gestione cookie