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724 bimbi muoiono senza armi in pugno

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Paolo Zignani

Le bombe non hanno occhi e tra la giovane popolazione di Gaza evitare di colpire i bambini del tutto innocenti è praticamente impossibile.

Le vittime dei bombardamenti israeliani su Gaza sono 2.215, di cui 724 bambini, come ha fatto sapere il ministero della Salute della Striscia di Gaza, l’enclave gestita da Hamas. Un dato altissimo, come se fossero stati presi di mira appositamente asili e scuole. Esiste un’autorità indipendente in grado di fornire dati sulla popolazione di Gaza, l’Unrwa, Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel vicino Oriente. Ebbene, al terzo trimestre del 2022 gli abitanti sono quasi 2 milioni e 300mila, di cui il 47% sono bambini.

724 bimbi muoiono senza armi in pugno
Lavoratore thailandese evacuato da Gaza torna in patria dai figli – lintellettualedissidente.it Ansafoto

L’età media è molto bassa: nella Striscia è difficile invecchiare e anche lavorare. Secondo i dati del ministero della Salute, aggiornati al 2023, nemmeno il 5% degli abitanti arriva ai 60 anni, e il 40% della popolazione è sotto i 14 anni. Bombardare la Striscia significa inevitabilmente eliminare dei bambini. La densità abitativa è la più alta del mondo. Vittorio Arrigoni, nel 2009, sentendo parlare di bombardamenti chirurgici, commentava che chirurgici sono solo gli interventi sui feriti, in una città in cui i medici sono troppo pochi e si bombardano anche gli ospedali.

Era già scritto: Israele vuole cancellare il disonore

Israele è stata ferita molto gravemente dall’attentato terroristico più feroce di sempre, nella sua storia. Mai tanti ebrei sono stati eliminati in un sol giorno, dopo l’Olocausto, ben 900. La giustificazione dei raid aerei e dell’imminente invasione è che la politica non può essere efficace in un momento simile: possono parlare solo le armi, perché, se Israele non fa paura ai suoi nemici, cessa di esistere, soprattutto ora che le forze ostili si stanno coalizzando per cancellare lo Stato dalla carta geografica.

724 bimbi muoiono senza armi in pugno
L’artiglieria israeliana fa fuoco dal confine con la Striscia – linellettualedissidente.it Ansafoto

Impossibile intavolare trattative: Israele, straziata sanguinosamente il 7 ottobre, peraltro si troverebbe in posizione debole. E così il portavoce dell’esercito Richard Hecht, nell’imminenza dell’invasione annunciata, combatte già con una dichiarazione, sostenendo che Hamas sta ostacolando gli abitanti che dal nord della Striscia vogliono andare verso sud. Ed è a sud che devono recarsi, oltre il fiume Wadi Gaza, se vogliono stare al sicuro evitando di essere usati come scudi umani, dato che Israele “deve” attaccare soltanto Hamas, non i civili. Israele perciò ha indicato due itinerari da seguire, da Beit Hanun, a nord di Gaza, a Khan Yunes, nella parte meridionale della Striscia. Chi voleva stare lontano dalle bombe poteva andarsene da Gaza fra le 10 e le 16 di sabato 14. Alcune bombe, però, hanno centrato anche chi fuggiva.

Folla di civili in fuga da Gaza city per salvarsi

Hanno lasciato Gaza centinaia di migliaia di sfollati. Alle loro spalle, le macerie: sono più di 1.300 i palazzi distrutti nella Striscia, secondo i dati dell’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari. Dopo una settimana di intensi bombardamenti 5.540 appartamenti sono stati distrutti, e altri 3.750 sono inabitabili a causa dei danni ricevuti.  Precisamente, sono 423mila le persone che hanno lasciato la città, secondo i dati Onu aggiornati a sabato 14 alle 8 del mattino.

Josep Borrell, Alto rappresentante per l’Ue degli affari esteri, aveva dichiarato che spostare un milione di persone in 24 ore, come invece aveva programmato Israele, sarebbe stato impossibile in una situazione simile. Già il 10 ottobre lo stesso Borrell aveva dichiarato che la crisi umanitaria era troppo grave e che Israele, pur avendo tutto il diritto di difendersi, non avrebbe dovuto bloccare le forniture dei servizi essenziali, come acqua ed elettricità. Domenica 15 ottobre il blocco però stava ancora continuando, per la preoccupazione delle organizzazioni umanitarie, mentre l’offensiva di Israele prosegue già da più di una settimana. Marta Lorenzo, direttrice europea dell’Unrwa, ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it che si corre il rischio di una catastrofe umanitaria di vasta portata.

 

 

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