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Silvano Acosta e il testo su Borges: tutto quello che c’è da sapere

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Vincenzo Colao

Di solo quattro paragrafi, Silvano Acosta e il testo su Borges, uno dei suoi ultimi scritti inediti.

Silvano Acosta è il nome di un uomo che nel 1871 è stato fucilato per mano dell’ordine del nonno dello scrittore, precisamente il nonno paterno, ovvero il colonnello Francisco Borges.

Egli morì a sua volta nel 1874. Accade all’interno della Battaglia di La Verde, un giorno di novembre.

Ne parla come uno dei momenti più importanti all’interno di quella che fu la guerra civile Argentina e, proprio nel medesimo anno della nascita del padre, Jorge Guillermo Borges.

Questi sono contenuti biografici anche molto importanti, che sono stati dettati e registrati all’interno di questo testo decisivo, nemmeno scritto direttamente dal pugno di Borges ma dettato a María Kodocha poco più di un secolo dopo.

Tutti i segreti del testo di Silvano Acosta e il testo su Borges

Gli aspetti più importanti del testo

Vogliamo parlare di Silvano Acosta e il testo su Borges. Per quanto riguarda uno dei suoi ultimi scritti, peraltro ritrovati di recente dalla stessa durante il periodo della quarantena, in un ordinario giorno di pulizie. Il motivo della dettatura era dato dal fatto che ormai lo scrittore era diventato completamente cieco.

Si capisce dunque che il materiale contenuto all’interno di questo testo è strettamente autobiografico e incentrato su quella che può essere considerata la trama del destino che, secondo un libro arbitrio difficile da decifrare, ci offre l’opportunità di cercare dei richiami comuni che echeggia di generazione in generazione.

E come se la borghesia si interrogasse rispetto alla morte di Silvano Acosta, morto quando lui doveva ancora nascere e da cui si sente legato proprio in virtù di avvenimenti misteriosi che consequenzialmente lo hanno cullato fino al giorno dello scritto.

Probabilmente, dopo tanto tempo, la maggior parte della gente si è dimenticata del defunto ma il senso di colpa permane come una sorta di eredità della famiglia Borges di cui lo scrittore, evidentemente, sente tutto il peso.

Ripercorriamo, a questo punto, questo breve testo dello scrittore che narra di come Silvano Acosta venne accusato di tradimento. Erano tante le persone che finivano per essere reclutate in massa e casualmente all’interno dell’organico dell’esercito durante la guerra.

Cosa portò Borges a scrivere il testo

Il suo percorso lo portò a ritrovarsi tra le file delle montoneros di López Jordán: questa fu una colpa per cui non venne perdonato.

La faccenda viene ripercorsa alla luce di documenti e testimonianze affidabili di cui lo scrittore era entrato in possesso grazie ad un ammiratore. Il destino aveva bussato alla sua porta un normale pomeriggio dove, tra persone tranquille per bene, si consuma il rituale del tè tra amici.

Probabilmente la sensibilità e l’immaginario di Borges non poterono non rimanere colpiti anche dalla modalità con cui come documenti di questo tipo, con contenuti tanto sensibili e anche tanto decisivi, riescono a viaggiare di mano in mano.

Infatti essi prima giungono a collezionisti, antiquari, passando per aste pubbliche e solo in ultimo finendo tra le mani di qualcuno, che per una questione genetica era direttamente coinvolto nella faccenda che registrano.

Borges non condanna i suoi antenati che avevano fatto parte della milizia anzi, in qualche modo se ne sente fiero e le vede come persone coraggiose. La morte di Silvano Acosta, comunque, non lo lascia indifferente e lo costringe in qualche modo a esprimersi in merito, come in una sorta di debito generazionale che toccava a lui saldare.

Sapendo che semplicemente quattro paragrafi non avrebbero potuto rendere giustizia alla sua morte e seguendolo circa sette mesi dopo aver dettato questo testo.

I sentimenti di Borges in merito alla morte di Silvano Acosta

 Come si pone Borges nel descrivere la morte di Acosta

Nel descrivere i fatti che portarono alla morte di Silvano Acosta, per ordine di suo nonno, Borges cerca di essere il meno romanziere possibile. Ritenendo, appunto, che una storia resa letteraria e romanzata non può che trasformarsi in un racconto meno credibile e privo di quella giustizia che non certo punto di vista voleva ripristinare.

Acosta, reclutato come tante persone dell’epoca, tra gente che in qualche modo non aveva una collocazione precisa né una storia da raccontare, diserta nel giro di una settimana.

Le motivazioni possono essere solo immaginate, non sono di prima mano. Poteva essere una scelta dettata da una convenienza apparente oppure dallo scorno di chi sentiva di essere stato imprigionato ingiustamente tra le maglie di una guerra in cui non voleva combattere,

Il resto avviene piuttosto banalmente e piuttosto freddamente. E aggiungendo a questi sentimenti un po’ di mestizia, Borges cerca di registrare questo fatto per i posteri, non volendo che venga dimenticata, probabilmente da nessuno, la scomoda eredità di sangue lasciata dalla sua famiglia.

Whitman diceva di Borges che lo scrittore fosse incapace di mentire. Sono in tanti ad usare la penna per mistificare la realtà, invece che per registrarla e tramandarla.

Altre considerazioni su Borges

Troppi scrittori utilizzano la penna come una sorta di bisturi utile per fare il lifting della storia dell’uomo. Ma la scelta di Borges fu quella  di utilizzarla come un pennello con cui tracciare e riprodurre in maniera fedele le nostre ombre. Tra i suoi temi principali, ovviamente c erano la vita e la morte

Ma soprattutto tutto quello che intercorre tra questi due momenti cruciali che nessuno di noi può evitare.

Con tutto quello che intercorre nel mezzo. E forse il compito dello scrittore diventa quello di andare a decifrare questo rebus irrisolvibile di avvenimenti o a tramandarlo, come in questo caso, di modo che coloro che vengono dopo possono decifrarlo al posto nostro.

La letteratura diventa così una serie di scatole cinesi, una sorta di matrioska dove gli eventi si mescolano sulla base dell’impressione che gli uomini hanno di quegli eventi. Si trattava di un’impressione del tutto effimera e dettata, in parte, dal fatto di non riuscire a comprenderli.

Fu la madre, Leonor Acevedo, a spingere suo figlio verso la  letteratura, in particolare verso quella in lingua inglese. Essa divenne poi una sorta di scudo che reggeva il peso di appartenere ad una infinita dinastia di militari.

I fan di questo scrittore, probabilmente continuano a decifrare l’enigma che ha lasciato in eredità grazie alle sue poesie e ai suoi scritti. Riconoscendo se stessi tra i frammenti degli specchi del passato, a cui siamo legati in maniera indissolubile e incomprensibile.

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