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Inclusione e cinema, un rapporto sempre più intenso

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Vincenzo Colao

Quando si parla di inclusione nel cinema ,ma non solo, in genere si fa un riferimento implicito all’inclusione sociale. È un termine che accenna a qualcosa che è molto importante per ogni singolo essere umano, ovvero il senso di appartenenza e di accoglienza che si prova di conseguenza.

Possibilità dell’inclusione nel cinema: cosa significa?

Inclusione nel cinema: indagine su un tema complesso

Il fatto di poter indagare rispetto ad un tema importante come l’inclusione e cinema, consente di poter comprendere almeno in parte a che punto siamo rispetto a questo fenomeno importante.

“Inclusione”, peraltro, è il contrario della parola “esclusione”: per raggiungere un buon livello di inclusione, dunque, dobbiamo individuare chi sono gli esclusi all’interno dei gruppi sociali, delle istituzioni.

Di solito i fenomeni di esclusione partono da differenze razziali, si basano su pregiudizi sessuali, retaggi culturali. Ma, dobbiamo allungare l’elenco andando ad aggiungere che possono essere discriminate anche le persone disabili, così come coloro che praticano una religione differente da quella del gruppo dominante.

Purtroppo, uno dei primi problemi che si genera quando ci sono dei problemi di inclusione è quello di un mancato riconoscimento dei diritti fondamentali delle persone, come il diritto al lavoro, il diritto politico, i diritti sociali in genere.

Il cinema è sicuramente uno di quegli ambiti dove si è cercato di favorire sempre di più l’inclusione, andando anche a promuovere delle scelte specifiche che però, in tanti, hanno messo in discussione.

Sicuramente tentare di fare un lavoro a tavolino, su questo aspetto, non è stato qualcosa che abbia potuto realmente favorire l’autenticità e lo slancio creativo di coloro che hanno la responsabilità di andare a lavorare a una programmazione, sia destinata al cinema che destinata alla televisione.

Addirittura, ad un certo punto, è cominciata una sorta di opera revisionista del passato.

In realtà il desiderio di coloro che manovrano i fili nel cinema e nella televisione, soprattutto all’interno dell’industria americana che fa riferimento a questi ambiti, semplicemente era quello di andare a integrare nuovi mercati.

Che cosa si è ottenuto fino ad ora?

In realtà qualche risultato si è registrato, almeno in apparenza. Ci sono state varie campagne, negli anni precedenti, che hanno avuto una grande risonanza mediatica come ad esempio si può ricordare nel 2015 la #oscarsowhite e nel 2017 il #metoo.

Negli ultimi anni qualcosa ha cominciato a muoversi. Per esempio coloro che votano per i premi Oscar hanno incluso migliaia di membri all’interno di questa fondazione, soprattutto a rappresentanza delle comunità identitarie che fino a quel momento non risultano rappresentate adeguatamente.

Anche andando ad analizzare la vittoria di alcuni appartenenti alle fasce degli esclusi, è possibile andare a cogliere le avvisaglie di un cambiamento reale che parte dall’alzare gli standard inclusivi.

Nella pratica possiamo dire che, per quanto riguarda l’edizione degli Oscar che si terrà nel 2024, ovvero la 96ª edizione di questo premio, i film dovranno soddisfare dei requisiti per poter essere ammessi alle nomination.

Ma la rivoluzione non c’è solo ed esclusivamente sul grande sul piccolo schermo ma anche dietro le quinte, dal momento che una famosa emittente televisiva, la CBS, già dal 2021 ha imposto che almeno il 40% degli autori fossero appartenenti a etnie differenti da quella dominante, una percentuale destinata a salire negli anni successivi fino a raggiungere la metà esatta.

Quali sono i problemi che si sono generati nel frattempo?

La questione omosessuale

I dati sembrerebbero portare a guardare la situazione con degli occhiali che, anche al momento, possono parere un po’ troppo rosa rispetto a ciò che sta accadendo veramente.

Difatti, bisogna tenere presente che è difficile andare ad individuare, con una precisione numerica sufficiente, tutti i gruppi che possono essere considerati i gruppi di esclusi.

Anche quando ad esempio si fa attenzione a scritturare degli attori che siano neri, non si può controllare il fatto che vengono scelti i professionisti “meno neri tra i neri”. E questa possibilità ha un nome, proprio perché è una tendenza diffusa: il colorismo. Ci sono degli episodi molto eclatanti di attori e attrici che vengono scelti proprio perché hanno un colore di pelle nero, ma molto più chiaro degli altri.

Un discorso del tutto analogo può essere applicato anche al fatto che, all’interno degli esclusi che appartengono al gruppo LGBTQ+, non c’è una parità di quote per ogni tipo di persona che non si sente rappresentata adeguatamente.

Tra l’altro, va anche detto che una persona potrebbe appartenere a più di una minoranza diversa: ad esempio si potrebbe essere una donna, lesbica, nera, disabile e andare a raggruppare, appunto, diversi sintomi di esclusione in una persona sola.

Dopodiché, anche se si riuscisse a fare un lavoro molto più preciso da questo punto di vista, c’è da sottolineare che di solito le persone incluse non vanno a ricoprire quasi mai i personaggi principali di un film.

Un altro fenomeno a parte è quello dei latini, che sono provenienti da diverse parti del mondo e spesso vengono utilizzati degli “attori latini”, magari di origine spagnola. Essi vengono scelti per rappresentare un personaggio latino che viene identificato con una nazionalità appartenente magari ad uno Stato che si trova dall’altra parte del globo rispetto alla Spagna.

Conclusioni

Possiamo dire infine che da questo punto di vista c’è da dire che i fruitori di questi film sono i primi a lamentare le scelte che vengono effettuate soprattutto quando si tratta di un cast multietnico, rispetto a cui non si trova né capo né coda e che può andare a generare dei dubbi di originalità rispetto magari a delle sceneggiature che non sono originali e che non vengono rispettate.

Forse tanta pressione sociale, alla fine, non sta facendo bene al settore anche perché non ci sono ancora dei criteri oggettivi che consentono di valutare la reale inclusività, oltre che la sua efficacia.

Ma ci si chiede quanto e come queste scelte stanno veramente cambiando il tessuto sociale?

Diciamo che dal punto di vista qualitativo e artistico purtroppo i risultati non hanno ancora convinto.

Nonostante questo si deve continuare a cercare una qualche strada per risolvere un problema, che tocca fasce di popolazione che si trovano a rischio di povertà, perché l’esclusione è una sorta di allontanamento dal potere che, in determinati contesti, risulta tragico.

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