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Eric Zemmour: dalla virilità mancata alla presidenza della Francia

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Vincenzo Colao

In questo articolo parliamo di Eric Zemmour che fa parte in Francia della destra e che ha fatto spesso parlare di sé, in particolare durante la corsa verso la Presidenza del 2022.

Eric Zemmour: storia di un tribuno e polemista

Carriera e peculiarità di uno degli ultimi candidati presidenziali in Francia

Eric Zemmour nasce nel 1958 vicino a Parigi, figlio di ebrei algerini di nazionalità francese, che fuggirono dalla colonia durante la guerra d’indipendenza.

Fin dalla sua giovane età si distingue e si caratterizza per le sue abilità soprattutto come polemista, ma anche come giornalista. Un momento importante della sua vita fu quando alla soglia dei 28 anni iniziò la carriera come giornalista politico, scrivendo articoli molto critici e polemici sul presidente Francois Mitterand.

Questo articolo è stato scritto in una testata che simpatizzava per il numero 2 del Front National e cioè Bruno Mégret. Ci riferiamo al giornale Le Quotidien de Paris. Durante la sua carriera Zemmour divenne famoso soprattutto come editorialista partendo dal 1996, quando iniziò a scrivere una rubrica su Le Figarò, principale giornale del settore conservatore francese.

Zemmour è un personaggio che si è sempre fatto valere per  le sue idee, nonostante una visione nazionalista che gli ha prodotto tante critiche da molti politici e altri giornalisti. Tra i bersagli della sua critica spicca l’ex presidente Jacques Chirac, che fa parte degli esponenti politici del centrodestra Francese.

A Chirac dedicò la biografia L’ Homme qui se ne s’aimat pas e cioè tradotto L’uomo che non si amava scritto nel 2002, anno nel quale Chirac vinse il ballottaggio presidenziale contro Jean Marie Le Pen.

Quest’ultima durante molte interviste,mentre discuteva della conventio ad excludendum, operata dai media e dei politici contro il Fanta National, parlò di Zemmour definendolo come uno giornalisti più professionali e Cortesi nei suoi confronti.

Le posizioni e le attitudini di Eric Zemmour

Zemmour fu sempre considerato come bonapartiste anche se si è sempre tenuto fuori quantomeno a livello formale dal movimento politico culturale della Nouvelle Droite, fondato da Alain De Benoist.

Zemmour condivideva alcuni dei temi portati avanti da questo movimento politico come per esempio l’identitarismo, l’anti globalizzazione nonché il rifiuto del liberalismo. Ma questo giornalista ha sempre voluto essere  neutro per quanto riguarda i partiti politici e quindi non si considerava di destra.

Per esempio decise di polemizzare con il momento antirazzista, accusando al contempo Mitterand di averlo sostenuto negli anni 80, con lo scopo strumentale di far dimenticare la svolta del suo Partito Socialista in senso neoliberista.

Le idee molto poco politicamente corrette di questo giornalista, come quella relativa alla discriminazione razziale, gli costò il licenziamento da Le Figarò, testata per la quale poi ricominciò a lavorare ma come collaboratore esterno.

Spesso Zemmour attaccava nei suoi articoli l’ideologia dell’accoglienza e dell’interventismo dell’Occidente in Medio Oriente perché era fondato sui diritti umani, ma in maniera ideologica. Quindi era come se fosse una sorta di integrazione europea e di  neocolonialismo.

Nel 2010 decise di riscrivere la storia del paese nel saggio Mélancolie française che era stato redatto con uno stile nazionalista.

L’Occidente svirilizzato e femminilizzato: la denuncia di Eric Zemmour

Molto significativo il libro di Eric Zemmour all’interno del quale è presente una denuncia chiara e anche sarcastica all’Occidente, definito dall’autore “femminilizzato e svirilizzato”. Le parole di Zemmour in questo senso sono molto dure visto che ha scritto testualmente:”“La società unanime sta domandando agli uomini di rivelare la femminilità che è in loro. Con sospetta, morbosa e stupefacente buona volontà gli uomini stanno facendo del loro meglio per mettere in atto questo programma ambizioso: diventare una donna come le altre. In sostanza per superare i propri istinti arcaici. La donna non è più un sesso, è un ideale”,.

Secondo Zemmour la responsabilità è da attribuire alla palese complicità tra la lobby gay e il movimento femminista del 1968 i quali, insieme alle multizionali e allo show business, vorrebbero condizionare le nuove generazioni proponendo modelli culturali discutibili e degenerati.

La sua paura era che per smantellare la società patriarcale si sarebbero imposti uomini svirilizzati e donne mascolinizzate.

L’identitarismo puro di Zemmour

Le sue critiche a  Marine Le Pen

Teniamo presente che l’influenza di questo giornalista sulla destra sovranista sia francese che Europea durò tanto tempo e fu consolidata. Zemmour inoltre fu il primo a introdurre una chiave di lettura della critica continua del politicamente corretto che considerava come una nuova forma di totalitarismo simil comunista.

A questa forma di identitarismo fu associata l’idea dell’accoglienza e dell’ ideologia gender. Durante la sua vita proposta con forza una visione d’Europa che dal punto di vista culturale dovrebbe fondarsi sull’identità.

Inoltre tante volte afferma una cosa molto importante e forte e cioè una visione d’Europa che dal punto di vista della cultura doveva ritrovare finalmente la sua identità. Molto importante fu la teoria della Grande Sostituzione, complotto che aveva lo scopo di sostituire gli europei bianchi con gli immigrati africani nei prossimi decenni.

Durante gli anni di presidenza  Macron le sue posizioni risultavano vicine a quelle di Marion Maréchal.  Per quanto riguarda poi la corsa all’Eliseo del 2022,  Zemmour fu proposto da tante persone come candidato perfetto della destra sovranista.

Inoltre criticò molte volte duramente Marine Le Pen per la sua svolta governista. Grazie a tutte queste critiche il suo show settimanale su Paris Premier ebbe circa 900.000 spettatori a puntata e cioè 10 volte in più rispetto al 2011.

Successivamente iniziò a organizzare la sua corsa all’Eliseo parlando come candidato in pectore ed essendo ospitato addirittura di Victor Urban a Budapest, in occasione della conferenza sulla democrazia organizzata proprio dal governo ungherese.

La sua discesa in campo: come avvenne

In questi ultimi anni è entrato  di diritto nella storia del populismo europeo, visto che fu portavoce delle tesi più radicali e anche a volte molto politicamente scorrette. In questo senso la sua candidatura all’Eliseo può essere considerata coerente e logica per quanto ha fatto negli anni precedenti.

Durante il lancio ufficiale della sua corsa all’Eliseo, diffuso nei social network il 30 novembre del ’21, Zemmour scrisse testualmente: “Per molto tempo mi sono accontentato del mio ruolo di giornalista, ma adesso non c’è più tempo da perdere”.

In questi video sono mostrate le immagini delle icone politiche sociali, culturali e artistiche della Francia più importanti degli ultimi due secoli.

Allo stesso tempo attaccò sia Macron che i gollisti dei Repubblicanis affermando anche che la sua campagna per la candidatura all’ Eliseo sarebbe stata diversa dagli altri candidati sotto tutti i punti di vista.

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