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Qassem Soleimani, una vita dedicata alle rivoluzioni

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Ignazio Taormina

Qassem Soleimani è una delle più imponenti personalità politiche e militari della storia dell’Iran, nel bene e nel male il suo nome ha avuto un peso specifico non indifferente per la nazione iraniana, per il resto del Medio Oriente
e per il mondo.

Qassem Solemaini, nascita primi anni e scelta rivoluzionaria

Nato l’11 marzo 2011 da una famiglia di contadini, in un villaggio montuoso, molto vicino alla città di Rabor, capoluogo dell’omonima contea nella provincia di Kerman, fattore che risulterà molto importante nella elezione di capo della Brigata Santa.
Si presume che Soleimani sia entrato nelle Guardie Rivoluzionarie, denominate IRGC subito dopo la rivoluzione del 1979.

Assolutamente privo di ogni esperienza militare, secondo quanto dichiarato dal veterano dei Pasdaran Asghar Mohammad Hosseini, Qassem venne addestrato per 45 giorni. Immediatamente dopo l’addestramento, Soleimani prese servizio presso Mahabad, contribuendo in maniera determinante alla repressione del popolo curdo avvenuta tra il 1979 e il 1980.In tale circostanza, il futuro generale ha lavorato a stretto contatto con Ahmad Motevasselian, nominato successivamente responsabile dei Pasdaran in Libano prima di essere rapito il 5 luglio del 1982.

La prima guerra e la scalata gerarchica

Scalo rapidamente i ranghi dell’esercito iraaniano durante la sanguinosa guerra Iran-Iraq durata ben otto anni, dal 1980 al 1988, dove con numerose operazioni da lui guidate, terminate con successo, gli valsero il ruolo di comandante.
Dopo la fine della guerra contro l’Iraq, Soleimani negli anni 90 iniziò la propria lotta contro i villaggi sunniti, considerati dal potere Sciita una potenziale minaccia.

Egli inoltre in quel periodo ebbe un ruolo rilevante nella lotta al narcotraffico.
Sul finire degli anni 90’ Qasem Soleimani venne scelto come comandante della Forza Quds.

Una delle motivazioni che determinano tale nomina è la sua perfetta conoscenza delle aree tribali, al confine con l’Afghanistan.
Dopo anni di attesa del giusto momento, come un abile stratega Qassem riprese la penetrazione iraniana in Afghanistan, contando sull’aiuto economico del Tagikistan.
Presente anche in Libano nel 2006, durante il conflitto tra Israele e Hezbollah, sostenendo quest’ultimi.

La promozione di Qassem Soleimani a Maggior Generale, le guerre civili in Siria ed Iraq, fino alla morte.

Nel 2011 viene nominato Maggior generale, durante la guerra civile siriana, sosterrà attivamente Bashar al-Assad, per contrastare anche l’insorgere del nuovo movimento terroristico dell’ISIS in Iraq. Contestualmente al lavoro far sì che il vicino Iraq rimanesse saldamente dentro l’orbita geopolitica iraniana e oltre al supporto ad Hezbollah in Libano, Qassem ha altresì avuto un ruolo importante nel sostegno al leader siriano Bashar al-Assad ed al suo esecutivo.

Il 24 luglio dello stesso anno, il generale iraniano viene menzionato nel registro di persone poste a sanzioni per il loro ruolo attivo nella fornitura di equipaggiamento e supporto al regime siriano nella repressione delle proteste civili.

Va Tuttavia sottolineato che con Qassem Soleimani alla guida dell’esercito, le truppe iraniane, insieme alle milizie alleate della Siria e dell’Iraq contribuirono a fermare l’ascesa della nuova e brutale organizzazione terroristica ISIS, insieme ad altri molteplici successi militari del governo siriano contro le forze civili ribelli.

Trump sorprende Qassem Soleimani e si prende la sua rivincita

Dopo l’attacco di milizie sciite alla base americana aerea k-1 situata a Kirkuk il 27 dicembre 2019 che fu seguita a distanza di 4 giorni dall’attacco all’ambasciata statunitense a Baghdad, il Generale è rimasto ucciso alle prime luci dell’alba del 3 Gennaio 2020, da uno spettacolare attacco aereo americano, con un drone, tutto questo avvenne all’aeroporto della Capitale dell’Iraq.

L’operazione del tutto inattesa era stata ordinata dall’allora Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump.

L’indomani il 4 gennaio 2020 nella tarda mattinata, in un ulteriore attacco mirato tramite drone statunitense compiuto nella zona di Taji, a nord di Baghdad, è stato ucciso anche il capo delle brigate Katai’b Hezbollah (un raggruppamento paramilitare sciita dell’Iraq con tendenze filo-iraniane) che spesso aveva collaborato con il generale.

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