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Ucraina, il sogno di Zelensky è finito, dicono il New York Times e il Washington Post

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Gianluca Merla

A scriverlo sono le due più importanti testate statunitensi. Il sogno di Zelensky in Ucraina potrebbe essere finito

La guerra in Ucraina potrebbe avere un esito scontato: la trattativa tra le due forze in campo. Non si parla di semplici “negoziati di pace” che, per i semplicisti, si tradurrebbe in una velata resa ucraina, ma di vere e proprie trattative da cui, sia Russia e Ucraina, non possono più tirarsi indietro.

Fallito il sogno di Zelensky
Gli americani avrebbero spento gli entusiasmi dell’esercito ucraino, che sembra non avanzare (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente.it

A dirlo sono il New York times e il Washington Post, i due più importanti quotidiani americani, i quali non possono essere di certo additati come “pro Putin”. La situazione sul campo di battaglia pare infatti essere oggettiva: nessuno dei due contendenti sta davvero avendo la meglio sull’altro. Per porre finalmente fine al conflitto, dunque, potrebbero essere indispensabili i colloqui per un cessate il fuoco. Il che significherebbe la fine del sogno di Zelensky – e di gran parte dell’Ucraina – di riottenere i territori perduti.

Il New York Times e il Washington Post: “In Ucraina si dovrà trattare”

Secondo molti analisti militari, l’esercito ucraino sta avendo grosse difficoltà nel condurre l’ultima controffensiva. Sebbene gli uomini di Kiev siano riusciti a costringere i russi sulla difensiva, l’avanzata non sembra poter davvero giungere ad una svolta. L’obiettivo di raggiungere Melitopol entro l’inverno, infatti, sembra essere impossibile da raggiungere. La città chiave nel Sud-Est dell’Ucraina, infatti, sarebbe una conquista decisiva per l’esercito di Zelensky, in quanto permetterebbe di sfondare le riserve russe e procedere fino a Kherson est, per poi dirigersi sul Mar D’Azov.

Fallito il sogno di Zelensky
La controffensiva ucraina perde ogni giorno vigore, e l’Occidente potrebbe far venire meno il suo supporto (Credits foto: Ansa) – L’intellettualedissidente.it

Un esito “felice” che sembra essere sempre meno scontato o probabile. A seguito del vertice con la Nato, infatti, i militari di Kiev hanno deciso di cambiare strategia, sintomo di un insuccesso almeno parziale sul campo di battaglia. La recente vittoria a Robotyne, nell’oblast di Zaporizhzhia, aveva dato morale alle truppe ucraine, ma non troppo agli analisti, i quai vedono un possibile cedimento delle linee difensive russe sempre più improbabile. Nonostante gli aiuti sostanziosi da parte dell’Occidente e, soprattutto degli Stati Uniti, la situazione di stallo non sembra potersi effettivamente sbloccare.

Ad essere determinante, ancora una volta, è proprio il supporto fornito dal Paese a stelle e strisce, il cui entusiasmo, però, sembra scemare di giorno in giorno. Non è affatto un mistero lo scetticismo dei repubblicani, espresso in prima persona da Kevin McCarthy, presidente della Camera. L’esponente del partito di Trump, infatti, ha dichiarato che con l’Ucraina non è stato firmato “un assegno in bianco”, facendo capire che i rubinetti degli aiuti militari potrebbero chiudersi a breve.

Le elezioni del 204 e la situazione economica in Russia

Sarà proprio la politica americana ad essere determinante per l’esito del conflitto e, soprattutto, per il futuro dell’Ucraina. Le elezioni presidenziali del 2024 sono sempre più vicine e uno dei temi cardine sarà proprio la situazione sul campo di battaglia. Joe Biden non può permettersi passi falsi e dovrà stare molto attento alle polemiche sullo sperpero di denaro pubblico utilizzato per supportare l’esercito e il governo ucraino. D’altro canto, Donald Trump ha promesso di poter risolvere il conflitto in sole 24 ore. Una dichiarazione che ha fatto breccia tra i suoi sostenitori, ma a cui in realtà nessuno ha creduto.

Insomma il sogno di Zelensky e del popolo ucraino, che ambisce a riavere indietro “la totalità dei territori perduti” – dunque anche Crimea e la parte del Donbass conquistata da Putin – sembra poter finire miseramente. A complicare le ambizioni di Kiev, è paradossalmente la situazione economica – disastrosa –  di Mosca. Il rublo russo è ai suoi minimi storici e il Paese degli zar non è mai stato così isolato. Una situazione ideale per gli Stati Uniti, che non vedono la necessità di acuire ulteriormente il conflitto, scatenando una guerra atomica. Ma intanto la guerra sul campo di battaglia continua e il tempo per i difensori ucraini sembra essere arrivato quasi al termine.

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