Luciano Bianciardi è stato uno scrittore, giornalista, traduttore, bibliotecario, attivista e critico televisivo italiano. Ha dato un contributo significativo alla cultura italiana del dopoguerra, collaborando attivamente con diversi editori, riviste e giornali. La sua narrativa è caratterizzata da punte di ribellione nei confronti dellâestablishment culturale a cui apparteneva e da unâattenta analisi delle convenzioni sociali dellâItalia in espansione, ed è quindi spesso un misto di fiction narrativa e saggistica di stampo sociologico.
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Rapporto complicato con la madre per Bianciardi. La signora Adele, maestra delle elementari, manteneva il ruolo da severa educatrice anche in famiglia pretendendo molto dal figlio. Anzitutto lâeccellenza negli studi, rendendo estremamente pesanti gli anni del liceo. Meno esigente era il padre, con il quale aveva instaurato una relazione che potremmo definire dâamicizia come egli stesso ebbe modo di evidenziare. Da piccolo Bianciardi aveva un discreto talento, misurato in diversi ambiti come nello studio del violoncello, delle lingue straniere oltre che nella passione assai precoce per la lettura. Il suo libro preferito fu âI Milleâ di Giuseppe Bandi, storia della spedizione dei mille raccontata direttamente da un garibaldino. Il bello è che lo ricevette quando aveva appena 8 anni, lo lesse subito e gli accese una passione per tutto ciò che riguardava il Risorgimento. La smania di dover essere il primo della classe, a causa delle pressioni subite da parte della mamma, rese eccessivamente stressante il suo percorso di studi prima al ginnasio e poi al liceo classico di Grosseto. Provò in anticipo sui tempi a superare lâesame di maturitĂ per iscriversi successivamente alla FacoltĂ di Lettere e Filosofia di Pisa ed entrare nella Scuola Normale Superiore. Qui continuò a studiare in maniera praticamente ininterrotta.
Come molti altri giovani della Scuola Normale, anche Bianciardi sposò per un periodo la causa del Liberalsocialismo. Alla fine del 1943 venne arruolato nellâesercito e dopo un rapido addestramento come allievo ufficiale fu spedito in Puglia in tempo con i bombardamenti di Foggia. Dopo lâarmistizio di Cassibile si aggregò a un reparto britannico come interprete e risalĂŹ la penisola fino a ForlĂŹ; quindi tornò a Grosseto nellâautunno 1944. Dopo aver ripreso gli studi, arrivò a laurearsi in Filosofia con tesi su John Dewsey. Un anno dopo provò per lâultima volta ad inserirsi nel contesto politico, stavolta nel Partito dâAzione ma il successivo scioglimento di questâultimo lo spinse definitivamente ad abbandonare ogni velleitĂ da questo punto di vista dedicandosi completamente ad altro. Al matrimonio, ad esempio, che lo portò a diventare padre e a completare, in un certo senso, il proprio percorso. Diventò professore, prima di inglese in una scuola media poi di storia e filosofia nello stesso liceo in cui era andato da ragazzo. Dal punto di vista culturale si mantenne sempre attivo, dirigendo la Biblioteca Chelliana, bombardata durante la guerra, il âBibliobusâ, un furgone che portava i libri nella campagna e istituendo un cineclub. Si iniziò anche ad occupare delle lotte operaie e delle condizioni in cui erano costretti i lavoratori.
Proprio in merito alle lotte operaie, dopo che aveva cominciato la collaborazione con diverse testate tra le quali Nuovi Argomenti e LâUnitĂ , pubblicò il suo âI minatori della Maremmaâ che era unâinchiesta sui minatori di Ribolla. Con la Feltrinelli si occupò anche della traduzione di svariati testi fino al momento in cui venne licenziato dalla casa editrice a causa degli scarsi risultati. Tuttavia i rapporti rimasero cordiali, tanto che gli venne pubblicato successivamente il primo romanzo âIl lavoro culturaleâ. Con Bompiani in seguito pubblicò lâautobiografica âLâintegrazioneâ per poi dirigersi, cambiando completamente stile, su una sua vecchia passione come il Risorgimento facendo uscire âDa Quarto a Torino. Breve storia della spedizione dei Milleâ. Il grande successo lo ebbe con âLa vita agraâ proseguendo su quel filone culturale iniziato negli anni precedenti. Iniziò quindi a scrivere per il Giorno, dopo aver rifiutato una collaborazione per il Corriere della Sera. Tra partnership varie e romanzi proseguĂŹ la propria attivitĂ fino alla prematura morte ad appena 49 anni anche per via della sua dipendenza dallâalcol.
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