Il mattone quale asset di investimento è da sempre nelle corde degli italiani. Nei decenni felici del secolo scorso bastavano pochi anni per veder crescere il valore di mercato delle case. La crescita economica era forte, l’offerta di case limitata e, soprattutto, la domanda molto robusta anche grazie ai trend demografici positivi.
Oggi c’è che innanzitutto non si fanno figli, che in teoria dovrebbero essere il primo fattore di espansione del parco case. Poi domanda e offerta sono rimaste pressoché intatte nei valori assoluti, mentre ne sono mutate le composizioni interne.
Per gli addetti ai lavori l’offerta di case è ancora molto limitata rispetto alle effettive esigenze. Inoltre c’è che è cambiato il cliente-target ideale del locatore. Nelle grandi città e nelle aree ad alta intensità di turismo (marittime e non) o ad esse prossime è salita, infatti, la quota di chi fitta solo per brevi periodi. Queste soluzioni promettono maggiori introiti in tempi ristretti e una rapida liberazione dell’appartamento da parte dell’occupante.
Per chi cerca casa a lungo termine, quindi, si è ristretto il perimetro tra cui pescare una soluzione abitativa, mentre la domanda di abitazioni in generale è forte. Tuttavia, è una domanda si rivolge soprattutto verso il nuovo, energeticamente più efficiente, ma dai costi proibitivi. Il vecchio piace meno, anche perché i prezzi delle ristrutturazioni edilizie sono alle stelle “grazie” all’onda lunga dei Bonus casa.
Per chi cerca l’investimento immobiliare, infine, c’è un’altra “distrazione” di non poco conto: il forte rialzo dei rendimenti sul reddito fisso!
In questo contesto di mercato, per fare l’affare nel mondo immobiliare servono poche, chiare regole. La prima è quella di cercare una soluzione di qualità e di ubicazione strategica, che sono due tra i parametri che fanno più gola alla domanda.
Ma il vero successo dell’operazione sta altrove, e precisamente nel concentrarsi sul “momento giusto” dell’affare, quello dell’acquisto. Cioè bisogna investire tempo (molto o poco dipende anche dal caso) per scovare i c.d. “don’t wanters”, coloro i quali sono costretti a vendere casa loro malgrado. Anzi, più fretta hanno di liquidare e più chances si hanno di spuntare prezzi più convenienti per chi compra.
Tra i casi più frequenti in cui è possibile incontrare i “don’t wanters” pensiamo a chi deve trasferirsi altrove per lavoro, magari a tempo indeterminato. Qui In questo caso chi vende può avere interesse a incassare subito per acquistare altrove e non perdere soldi in affitti esosi.
Poi pensiamo a chi ha necessità di cambiare metrature per ragioni familiari o economiche. Il primo caso è più tipico di chi si vede allargare la famiglia allargare per l’arrivo di nuovi figli, e quindi necessita di più mq disponibili. Nel secondo, di chi non riesce più a sostenere le spese legate a un grande appartamento.
Su quest’ultima scia s’inseriscono anche i casi particolari di chi non riesce più a pagare il mutuo e vuole vendere in fretta prima che la partita passi nelle mani della banca. Idem dicasi per chi sta fronteggiando grossi debiti e vuole onorarli lui in prima persona prima che la situazione degeneri del tutto.
Anche una situazione di forte tensione con il vicinato può spingere un proprietario a vendere casa pur di andare via da un dato luogo, per esempio. Sulla stessa falsariga, infine, incontriamo i casi delle liti tra eredi, che nei casi estremi non vedono l’ora di liquidare l’immobile pur di non doversi vedere e/o sentire più.
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