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Storia

I romani sapevano come conservare il cibo a freddo, 1900 anni fa, ci dice uno scavo in Bulgaria

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Inutile vantarsi degli elettrodomestici moderni! I Romani ci erano arrivati anche senza energia elettrica. E i cibi allora erano più salutari

Legionari romani che mettono il vino in frigorifero! Sembra fantastoria, un’immagine di un film comico o una fantasiosa vignetta di Goscinny e Uderzo, invece è andata esattamente così. Nella fortezza di Novae 19 secoli fa, lungo le rive del Danubio, in quella che è l’odierna Bulgaria, i legionari nella loro caserma potevano aprire un refrigeratore rudimentale quanto funzionale e bersi del vino fresco, soprattutto d’estate.

La struttura a destra dei resti della fortezza romana di Vasae è il frigorifero – lintellettualedissidente.it credit stilearte.it

Per la conservazione di cibi deperibili come la carne si usava in tempi antichi il sale, si sa; in più per i romani c’era la possibilità di raffreddare la carne e quindi conservarla meglio. E’ noto che l’impero sapeva costruire magistralmente gli acquedotti. Ebbene, a Novae, nella fortezza realizzata al confine orientale dell’impero, è stato trovato quest’anno un antico pozzo, del tutto inaspettato. Da lì proveniva l’acqua che i dislivelli facevano arrivare costantemente fino agli alloggi dei soldati, scorrendo nei tubi di ceramica e piombo che componevano un sistema di acquedotti.

Una fortezza organizzata di tutto punto

Una caserma, dunque, con il pavimento in terra battuta e la sua struttura massiccia di mattoni, larga 38 metri e lunga 60. Una costruzione imponente, degna del suo ruolo di fortezza imperiale di confine, a vigilare sul limes Moesiae, il confine della Mesia, oltre il quale regnavano i barbari. E a lato della caserma c’era una struttura particolare, un vero frigorifero, che per l’epoca era dotato di una tecnologia d’avanguardia. C’era un tubo di piombo che trasportava l’acqua fino a un contenitore fatto di piastre di ceramica, costruito in modo tale, che il tubo corresse lungo il lato più lungo, rinfrescando quindi l’ambiente interno, ben chiuso. Dentro, c’erano frammenti di vasi per il vino, scodelle e ossa di animali.

Il gruppo di archeologi polacchi, guidato dal prof. Piotr Dyczek, è rimasto ammirato dalla splendida scoperta, che constata raffinate cognizioni di ingegneria termica. I Romani stupiscono ancora, duemila anni dopo. Dominavano il mondo e ancora fanno incursioni nel nostro sapere con la loro invidiabile organizzazione. Visto che hanno lasciato in quel frigo tracce così interessanti, in grado di farci scoprire gli ingredienti dell’ultima cena, ora gli archeologi vogliono analizzare il menù e sedersi a tavola con loro. Che cosa mangiavano, che gusti avevano, che cosa prediligevano le loro papille gustative. Chissà che cosa si scoprirà adesso.

I Romani continuano a confrontarsi con noi

L’antico insediamento militare viene analizzato palmo a palmo e interrogato su ogni aspetto della vita dei soldati, per comprendere come funzionava nella vita di tutti i giorni l’immensa organizzazione imperiale. La quale ancor oggi è continuamente presente nelle coscienze contemporanee, come termine di paragone di ogni sistema militare e civile duraturo, efficiente e in grado di produrre un’eccezionale esperienza del diritto.

L’esercito di Roma ha stabilito una propria presenza costante in quella zona, a 4 chilometri a est dall’attuale città di Svishtov, dall’inizio del I secolo d.C. Nell’anno 45 d.C. era stata mandata l’VIII legione Augusta a domare la ribellione dei Traci. Una legione importante, fondata da Giulio Cesare e poi rifondata da Augusto, che la ribattezzò col proprio nome. Sottomessi i Traci, la legione rimase a Novae dal 46 al 68. All’ombra dei legionari, Roma creò la provincia della Mesia.

Base di una legione fondata da Giulio Cesare

La fortezza, che sorgeva su un campo di 18 ettari, vantava diversi edifici, il più importante del quale era il palazzo del quartier generale (principia). Per i legionari c’era un ospedale militare, chiamato valetudinarium, e avevano a disposizione delle terme loro riservate: le thermae legionis. A lato dell’accampamento c’era un insediamento civile (canabae) a ovest, e dall’altra parte, a est come a sud, una necropoli.

La base militare, come si direbbe oggi, ha goduto di lunga vita. Nella tarda antichità è stata rafforzata e ampliata con un’area di 9 ettari in più. Gli archeologi l’hanno chiamata dépendance. Dentro le mura vivevano anche dei civili, non solo soldati. Una storia che è proseguita fino alla fine del VI secolo, fino a quando la potenza militare delle orde barbariche ha spazzato via i Romani.

Per sei secoli a difesa del confine dell’impero

Lo studio della cittadella militare ha favorito un’altra mirabile scoperta. C’è una fornace per ceramica del IV secolo, con la quale sono stati prodotti vasi unici. Tra questi è stato trovato un set per bere il vino. E’ una testimonianza preziosa per chiarire diversi dubbi sulla vita materiale nell’area del Danubio ai tempi della dominazione romana.

La fornace che produceva vasi unici era alloggiata in quel vano – lintellettualedissidente.it credit stilearte.it

Curiosi, poi, i souvenir di proprietà dei legionari, che evidentemente li amavano. Ne sono stati rinvenuti più di 200, compreso un topolino lavorato scrupolosamente, sin nei dettagli. Gli archeologi vogliono sapere tutto, anche il perché dei portafortuna, delle superstizioni e dei ciondoli che i soldati conservavano per ricordo.

Grande Fratello nella caserma romana

Ma dentro la caserma, come alloggiavano? Probabilmente c’erano letti a castello, come si deduce dai tasselli di dimensioni ridotte scoperti nelle stanze più grande. Nei vestiboli, ecco delle comode mensole di legno. Dopo il tramonto ci si poteva vedere ancora, grazie alle lampade a olio. Oltre a bottiglie di vino e bicchieri, sono stati individuati numerosi manufatti e suppellettili.

Ciondolo a forma di topo usato dai legionari – lintellettualedissidente.it credit stilearte.it

Ogni dettaglio racconta la loro vita. Fibbie, parti di armature, catene per lampadari, contenitori di vetro. Interessantissimi i tavoli pieghevoli con basi di bronzo e gambe a forma di zampa di leopardo. Gli strumenti chirurgici di bronzo sono stati trovati in un vano particolare, presumibilmente lo studio del medico della legione.

 

 

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