Ubriaco alla guida, Lucio Marzo è stato fermato dalla Polizia mentre stava usufruendo di un permesso premio (Credits foto: Ansa) - L'intellettualedissidente.it
Il ragazzo era in permesso premio per lavorare, ma è stato trovato ubriaco alla guida dopo un inseguimento con i Carabinieri
Un normale controllo da parte dei Carabinieri che avevano allestito un posto di blocco, come se ne vedono tanti ogni giorno. Ma la vettura a cui era stato esposto “l’alt” aveva continuato la sua corsa.
All’interno dell’auto c’era Lucio Marzo, 24enne arrestato nel 2017 per aver ucciso la sua fidanzata 16enne, Noemi Durini. Il ragazzo stava godendo di un permesso premio lavorativo, ma a quanto pare aveva qualcosa da nascondere: era ubriaco. Una condizione psicofisica che avrebbe aggravato ancora di più la sua situazione, tanto da decidere di fuggire e non fermarsi al posto di blocco.
L’uomo stava scontando una pena di 18 anni nel carcere di Quartucciu, vicino Cagliari, dopo essere stato condannato per aver ucciso la sua fidanzata, Noemi. Tuttavia, la legge italiana concede sempre una seconda possibilità (spesso anche più di una) a chi sbaglia e, dunque, Marzo stava usufruendo di un permesso premio che gli dava la possibilità di lavorare. Ma durante un normale controllo effettuato dalla Polizia stradale di Cagliari, il ragazzo – probabilmente sapendo di aver bevuto – ha cercato di scappare prima in automobile e poi proseguendo a piedi.
Tuttavia, gli agenti sono riusciti a raggiungerlo e a bloccare la sua fuga. Una volta controllati i documenti, i poliziotti hanno visto che si trattava dell’omicida di Noemi Durini, uccisa il 3 settembre 2017 a Castrignano del Capo, in provincia di Lecce. Il ragazzo stava lavorando a Sarroch in un esercizio commerciale della città e aveva un permesso speciale, ma non poteva utilizzare mezzi a motore. Inoltre, dopo un controllo all’etilometro, Marzo è risultato positivo, aggravando ancora di più la sua posizione. Gli agenti lo hanno quindi denunciato a piede libero per guida in stato di ebrezza.
Il delitto sconvolse tutto il Paese ed ebbe una grande risonanza mediatica. Marzo confessò l’omicidio della ragazza, la quale venne ritrovata senza vita nelle campagna di Castrignano del Capo, dove l’uomo aveva deciso di nasconderla sotto alcune pietre. Nonostante le proteste della famiglia, nel 2020 Marzo era riuscito ad ottenere un permesso premio da parte dell’autorità giudiziaria, che gli aveva concesso la possibilità di lavorare a Sarroch, un paese della Sardegna a una decina di chilometri da Cagliari. Ma poi è arrivato il controllo della polizia, la fuga e la denuncia.
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