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Maddalena, la figlia del medico morta per overdose: i due responsabili possono tornare alla vita di sempre

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Arriva la sentenza in appello per il caso di Maddalena, la figlia del medico Urbani morta per overdose. Liberi i due responsabili

Una sentenza che sa che fa riflettere quella emessa dai giudici della Corte d’Assise d’Appello sulla questione della morte di Maddalena, figlia del medico Carlo Urbani. La ragazza morì il 27 marzo 2021 a causa di un’overdose, e per quella vicenda furono condannate in primo grado due persone.

Sono liberi i responsabili della morte di Maddalena Urbani (Immagine d’archivio – L’intellettualedissidente.it

Tuttavia, la sentenza di appello ha cambiato piuttosto clamorosamente le cose rispetto al giudizio di primo grado. Per la Corte d’Assise, infatti, vanno ridotte le pene delle due persone condannate precedentemente. La sentenza parla di quatto anni e mezzo per lo spacciatore siriano, Abdulaziz Rajab e tre anni per l’amica di Maddalena Urbani, Kaoula El Haouzi, accusata di non aver avvisato i soccorsi. Tuttavia, la riduzione delle pene ha concesso anche il ritorno in libertà dei responsabili.

Tornano in libertĂ  i responsabili della morte di Maddalena Urbani

I giudici della Corta d’Assise d’Appello hanno dunque giudicato in maniera inferiore le condanne stabilite in precedenza. A seguito dell’appello in primo grado Abdulaziz Rajab aveva infatti ricevuto una condanna a quattordici anni, con l’accusa di omicidio volontario con dolo. Tuttavia, la recente sentenza ha ridotto la pena a quattro anni e sei mesi, oltre alla possibilità di ritornare in libertà. Omicidio colposo, invece, l’accusa riformulata nei confronti di Kaoula El Haouzi, l’amica di Maddalena che, a seguito della sentenza di primo grado, aveva ricevuto una condanna a due anni di carcere. Per lei la Corte d’Assise ha stabilito una condanna a 3 anni.

Pena ridotta per Abdulaziz Rajab – L’intellettualedissidente.it

Nella sentenza è stato disposta anche la revoca della custodia cautelare per Abdulaziz Rajab che, dunque, potrà tornare in libertà dopo due ani trascorsi in carcere. Inoltre, è stata disposta una provvisionale di 130mila euro per la famiglia di Maddalena Urbani. La ragazza era figlia di Carlo Urbani, il primo medico-eroe che nel 2003 riuscÏ ad isolare il virus della Sars, ma che purtroppo morÏ infettato dallo stesso virus il 29 marzo dello stesso anno.

A commentare l’esito del processo è stato l’avvocato difensore di Abulaziz, lo spacciatore siriano accusato e condannato per omicidio colposo. Secondo Andrea Palmiero, questo il nome del difensore di Rajab, si tratta di una sentenza che può essere giudicata come “equa e giusta”. Dunque soddisfatto il legale dell’uomo di origini siriane, che ha visto ridotta la pena da 14 a a 4 anni e mezzo per il suo assistito, oltre alla possibilità di tornare in libertà. Secondo Giorgio Beni, avvocato della famiglia Urbani, l’agonia della ragazza è stata drammatica e lunga. In un arco di tempo durato 15 ore, ricorda l’avvocato Beni, nessuno ha deciso di avvisare il 118 e chiamare i soccorsi. Il legale, infatti, è convinto che Maddalena Urbani poteva essere salvata.

La morte di Maddalena Urbani

Maddalena Urbani in quegli anni viveva nella città di Perugia, e quel giorno, il 27 marzo 2021, era appena arrivata nel suo appartamento. Nella casa si trovava anche Abdulaziz Rajab, in quel momento agli arresti domiciliari per via di spaccio di sostanze stupefacenti. Fu all’interno di quell’appartamento che venne trovato il corpo di Maddalena Urbani, morta per un’overdose di metadone e di oppiacei. Gli agenti della polizia trovarono dosi di eroina, alcuni psicofarmaci e metadone. Secondo la ricostruzione, la ragazza si sentì subito male e perse conoscenza cadendo a terra.

Tuttavia, come ha anche ricordato il legale della famiglia Urbani, la ragazza poteva essere salvata. Ad affermarlo è anche il rapporto dei consulenti della procura di Roma intervenuti nel processo. Secondo il medico legale e la professionista tossicologa, Maddalena ebbe un malore alle 20 del 27 marzo, ma i soccorsi del 118 vennero chiamati solamente alle 13 del giorno dopo, il 28 marzo. Quindici ore: un tempo quasi interminabile in cui Maddalena, probabilmente, poteva essere salvata.

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