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Hamas, nuovi follower e proseliti

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Paolo Zignani

Hamas suscita orrore, eppure sul Web è al centro dell’attenzione, da quando ha compiuto il più sanguinoso massacro di ebrei, dopo la Shoah.

Hamas, per forza di cose, attira l’attenzione di chi vuole essere informato ma anche di chi probabilmente è tutt’altro che disinteressato. Le organizzazioni terroristiche del mondo musulmano hanno avuto un loro seguito su internet. E chi condivide le finalità del maggior partito palestinese, compreso il suo braccio militare, può entrare in contatto senza difficoltà. Su Google e Meta Hamas non può pubblicare nulla, su Telegram invece ha due account.

Hamas, nuovi follower e proseliti
Un anziano mostra la bandiera della Palestina durante il corteo di Harachi, in Pakistan – lintellettualedissidente.it Ansafoto

 

Si parla di software intestati ad Hamas, veri e propri canali (bot) che inviano messaggi agli iscritti, quando gli amministratori accettano la richiesta di iscrizione. Entrambi i canali hanno avuto un boom di iscrizioni, con un incremento di traffico degno di un nuovo influencer. Un influencer che può trasmettere video girati durante gli attacchi terroristici, come quello del 7 ottobre. Un account ha visto crescere il suo pubblico da 200mila a quasi 700mila persone, l’altro a propria volta ha triplicato gli iscritti, da 100 a 300mila.

Un dato preoccupante sulla propaganda terroristica

C’è un motivo per cui Telegram viene considerato un porto sicuro dai gruppi terroristici oltre che dai dissidenti dei regimi, ed è il sistema crittografico applicato dall’azienda creata da Pavel Durov, che consente un’ampia libertà d’espressione. Infatti solo il mittente e il destinatario possono leggere i messaggi, un privilegio che non è concesso nemmeno alla stessa Telegram. Durov ha dichiarato il proprio dispiacere per la presenza di terroristi sul suo sistema di messaggistica, che ha 800 milioni di utenti in tutto il mondo. Quasi tutti in buona fede, secondo il proprietario.

Hamas, nuovi follower e proseliti
Preghiera di massa a Banda Aceh in Indonesia a favore della Palestina – lintellettualedissidente.it ansafoto

L’eccezione sono i gruppi armati che su Telegram radicalizzano i seguaci fino a reclutarne alcuni. E, a quanto pare, scambiano informazioni sui bersagli da colpire, sui tempi e sugli obiettivi. Comunicazioni di carattere militare ma illegale, che però nessuno può bloccare sul nascere. Non si tratta soltanto di Hamas, ma di terrorismo in generale, oltre che di dissenso verso i governi autoritari.

Privacy assicurata ai messaggi che non sono pubblici

Pavel Durov ha avuto fortuna, in Russia, con il social network VKontakte, tanto che era stato soprannominato lo Zuckerberg russo. Nel 2014 ha deciso di lasciare sia VKontakte che la Russia, dichiarando che considerava il suo Paese inadatto al business di internet. Si diceva che, come Ceo, fosse entrato in rotta con il consiglio d’amministrazione a causa del sostegno che dava alla causa ucraina.

Così, per essere più libero, Durov ha preso la cittadinanza di Saint Kitts e Nevis, uno Stato formato da due isole caraibiche che la concede a chi fa investimenti per beneficenza, oltre al pagamento volontario delle tasse nello stesso anno. E da parte propria Facebook, Instagram e Whatsapp sono stati messi sotto osservazione dall’azienda proprietaria. La quale ha dato incarico a un gruppo di esperti di monitorare e moderare gli interventi inopportuni. Il loro scopo è bloccare i contenuti violenti.

Meta interviene a moderare gli eccessi, Telegram no

I primi giorni successivi all’assalto del 7 ottobre sono stati tempestati da post e commenti particolarmente accesi. Meta ha affermato di averne rimossi o segnati quasi 800mila in ebraico e in arabo, tutti responsabili di violare le regole. Diversamente da Telegram, sulle società di Meta i contenuti sono pubblicati, con un profilo giuridico molto diverso dalla comunicazione limitata ai soli mittente e destinatario.  Organizzazioni e individui pericolosi non possono ricevere sostegno, così come parole violente, immagini espliciti e in generale contenuti di incitamento all’odio sono severamente vietati ed esclusi.

I molti sostenitori della causa palestinese hanno lamentato numerosi eccessi degli interventi di Meta, che avrebbe confuso il proselitismo di Hamas con la difesa dei diritti della popolazione civile. Secondo le proteste, sono stati cancellati parecchi post che si limitavano a dare solidarietà ai civili sfollati, feriti o uccisi dai raid dell’aviazione dello Stato ebraico. La libertà di espressione è stata talmente limitata che, per dare risonanza ai messaggi filopalestinesi, i loro autori hanno hanno scritto commenti alle foto della cantante Beyoncé Knowles. Il cui seguito, 318 milioni di fans in tutto il mondo, offre una cassa di risonanza di tutto rispetto.

 

 

 

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