Pesanti tagli sulle pensioni/ Intellettuale.dissidente.it
Il nodo delle pensioni si fa sempre più intricato e difficile da sciogliere. Purtroppo sono in arrivo tagli davvero molto pesanti.
Eravamo pronti e rassegnati a ritrovare la legge Fornero anche nel 2024. Non eravamo pronti ai pesantissimi tagli che subiranno diversi assegni previdenziali. Questa volta il Governo Meloni potrebbe aver davvero sbagliato il colpo.
Le risorse economiche per la manovra di Bilancio 2024 erano poche, pochissime. La soluzione è stata penalizzare le uscite anticipate dal lavoro e sacrificare migliaia di lavoratori prossimi alla pensione anticipata con Quota 103 piuttosto che con Ape sociale o con Opzione donna.
Ma le brutte notizie, purtroppo, non sono finite. Nel 2024 le pensioni saranno rivalutate solo del 5,4% contro l’8,1% del 2023 e chi ha una pensione superiore a 10 volte l’importo del trattamento minimo dell’Inps passerà da una rivalutazione del 32% ad una rivalutazione del 22%. Le novità peggiori, però, riguarderanno alcune specifiche categorie di lavoratori che arriveranno a subire tagli anche di oltre 1000 euro al mese sulla pensione.
A dispetto di quanto ci saremmo immaginati solo un anno fa, il Governo di Giorgia Meloni, costretto a scegliere, ha scelto di penalizzare i pensionati e i lavoratori prossimi alla pensione. Decisione inevitabile? Forse, ma di sicuro lavoratori e sindacati sono già sul piede di guerra.
Lavorare una vita e poi vedersi riconosciuta una pensione più bassa di 1000 euro al mese rispetto a quella che ci spetterebbe. Purtroppo questa è la sorte che toccherà ad alcuni lavoratori. Il Governo Meloni, questa volta, ha colpito le categorie dei sanitari, degli ufficiali giudiziari, degli insegnanti di scuole materne ed elementari e i dipendenti comunali.
Tutti coloro che, al 31 dicembre 1995 – prima dell’entrata in vigore della riforma Dini e del sistema di calcolo contributivo- avevano meno di 15 anni di contributi, si vedranno annullare tutte le quote retributive. In pratica i loro assegni previdenziali saranno calcolati interamente con il sistema contributivo puro. Le perdite saranno ingenti.
Secondo i calcoli un medico che, al 31 dicembre 1995, aveva solo due anni di contributi, una volta andato in pensione avrà una decurtazione mensile di 1091 euro. Un ufficiale giudiziario, anch’egli con due anni di versamenti prima del 1996, subirà ogni mese un taglio di circa 857 euro sulla pensione. Infine un dipendente comunale, sempre con un paio di anni di contributi versati prima dell’entrata in vigore della riforma Dini, subirà ogni mese una perdita di quasi 700 euro.
Cifre importanti insomma. Sarebbe grave anche un taglio di poche decine di euro in un contesto di rialzi e carovita come quello che stiamo vivendo. Ma qui si tratta di tagli che sfiorano o addirittura superano i 1000 euro al mese. Una decisione, quella del Governo Meloni, che metterà in ginocchio milioni di onesti lavoratori.
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