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Se hai cartelle esattoriali da pagare, prima di disperarti controlla questi numeri: potresti essere fortunato

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Antonia Festa

Non tutte le cartelle esattoriali vanno pagate. Per capire se un debito è ancora esigibile bisogna verificarne la data.

Il contribuente che ha debiti con il Fisco e non paga una cartella esattoriale rischia gravi conseguenze.

mancato pagamento cartelle esattoriali
Cosa succede se non si paga una cartella esattoriale? (lintelletualedissidente.it)

 

L‘Agenzia delle Entrate, infatti, può intraprendere una procedura di riscossione forzata, come il pignoramento dei beni del debitore, tra cui lo stipendio (il pignoramento della casa diversa dalla prima, invece, è legato solo ai debiti superiori a 120 mila euro).

Per questo motivo, è importante agire in maniera tempestiva. Se, però, si tratta di cartelle vecchie, probabilmente non si è obbligati a pagare.

Le cartelle esattoriali, infatti, possono riferirsi anche a debiti caduti in prescrizione. Quest’ultima opera a tutela del debitore ed è automatica, con il semplice decorso del tempo. È necessario, tuttavia, che sia sempre il giudice ad annullare la cartella di pagamento, per evitare che divenga definitiva.

Il giudice competente è:

  • il giudice di pace, se la cartella riguarda multe e altre sanzioni amministrative. Il termine per il ricorso è di 30 giorni;
  • la Corte di Giustizia Tributaria, se la cartella ha ad oggetto tasse e imposte oppure sanzioni ad esse riferite. Il termine per il ricorso è di 60 giorni;
  • il tribunale ordinario, Sezione Lavoro, se la cartella riguarda contributi INPS o INAIL. Il termine a disposizione del ricorrente è di 40 giorni.

Prescrizione cartelle esattoriali: quali sono i tempi stabiliti dalla legge?

Per conoscere se una cartella è prescritta, bisogna recuperarla. In caso di smarrimento, si può richiedere un estratto di ruolo all’Agente di Riscossione.

casi di prescrizione cartelle esattoriali
Anche le cartelle esattoriali si prescrivono (lintellettualedissidente.it)

 

Bisogna, poi, verificare il foglio riepilogativo e la relativa data, per accertarsi che siano trascorsi i termini.

In realtà, la legge non specifica quando una cartella di pagamento cade in prescrizione. È, quindi, intervenuta la Corte di Cassazione, che ha chiarito che la prescrizione è la stessa dell’imposta a cui si riferisce. Di conseguenza, se la cartella si riferisce a due imposte differenti, anche la prescrizione avrà tempi diversi.

Le imposte si prescrivono nei seguenti termini:

  • 10 anni: IRPEF, IVA, IRES, IRAP, imposta di bollo, imposta di registro, imposta ipotecaria, imposta catastale, canone RAI, contributi Camera di Commercio;
  • 5 anni: IMU, TARI, TOSAP, multe stradali, sanzioni per protesto assegno o cambiale, sanzioni amministrative legate all’esercizio di attività commerciali, sanzioni tributarie, sanzioni penali legati a delitti e contravvenzioni, contributi previdenziali INPS, contributi assistenziali INAIL. Si tratta, dunque, delle imposte dovute agli Enti locali, come Regioni, Province e Comuni, delle sanzioni e dei contributi previdenziali;
  • 3 anni: bollo auto.

Ci sono, tuttavia, degli eventi che possono interrompere la prescrizione. In questo caso, il termine ritorna a decorrere dall’inizio.

Tali eventi sono:

  • una nuova cartella di pagamento (cd. intimazione di pagamento);
  • un preavviso di fermo o di ipoteca;
  • un pignoramento nei confronti del debitore;
  • una richiesta di rateazione da parte del debitore

In alcune ipotesi, infine, la prescrizione è “congelata”, cioè non riparte da capo dopo la sospensione. Questo avviene, ad esempio, nel caso di ricorso davanti al giudice oppure di un piano di rateizzazione dell’importo dovuto.

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