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Le piccole patrie che vogliono indipendenza: il caso della Catalogna, dei Paesi Baschi e della Scozia

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Ignazio Taormina

Negli ultimi anni si è assistito ad un risveglio di nazionalismi regionali, che hanno portato all’insorgere di movimenti indipendentisti in diverse parti del mondo. Tra questi, spiccano le piccole patrie come la Catalogna, i Paesi Baschi e la Scozia, che hanno visto crescere il desiderio di separarsi dallo Stato centrale e di ottenere l’indipendenza.

Piccole Patrie, forte identità locale e ricerca di indipendenza

Il concetto di piccole patrie, ovvero quelle regioni o comunità che si identificano in maniera forte e radicata con una specifica identità culturale, storica e linguistica, non è una novità assoluta. Già in passato molte di queste regioni hanno lottato per la propria autonomia o indipendenza, ma negli ultimi decenni il fenomeno sembra essersi riacutizzato, spinto da una serie di fattori che vanno dalla crisi economica alla globalizzazione, dalla crescente disaffezione verso i partiti tradizionali alle nuove forme di comunicazione e di mobilitazione sociale.

La Catalogna, uno dei casi più famosi di lotta all’indipendenza dal governo centrale

La Catalogna è uno dei casi più noti di piccola patria che vuole l’indipendenza. Questa regione della Spagna, con una popolazione di circa 7,5 milioni di abitanti e una superficie di 32.000 chilometri quadrati, ha una lunga storia di autonomia e di lotta per i propri diritti. Nel 2017, dopo anni di tensioni e di confronti con il governo centrale di Madrid, la Catalogna ha proclamato unilateralmente l’indipendenza, scatenando una crisi politica e sociale senza precedenti.

I motivi che hanno spinto la Catalogna a chiedere l’indipendenza sono molteplici e complessi. In primo luogo, c’è la questione economica: la  porzione catalana  è una delle regioni più ricche e produttive della Spagna, ma si sente penalizzata dalle politiche fiscali del governo centrale e dalla mancanza di autonomia in materia di finanza pubblica. In secondo luogo, c’è la questione culturale e linguistica: la Catalogna ha una propria lingua e una propria cultura millenaria, che si sente minacciata dalla omologazione culturale imposta dallo Stato spagnolo. Infine, c’è la questione politica: la Catalogna si sente mal rappresentata dal sistema bipartitico spagnolo e chiede maggiori diritti e maggiori spazi di partecipazione democratica.

ETA, gli estremisti della Spagna che gridano indipendenza per i paesi Baschi

Anche i Paesi Baschi, una regione dell’estremo nord della Spagna e del sud della Francia, con una popolazione di circa 3 milioni di abitanti e una superficie di 20.000 chilometri quadrati, hanno una lunga storia di lotta per l’indipendenza. Questa regione, che ha una propria lingua e una propria cultura distinte, ha conosciuto negli anni ’70 e ’80 una forte ondata di terrorismo separatista, portata avanti dall’organizzazione ETA. Dopo la fine della violenza armata, avvenuta nel 2011, i nazionalisti baschi hanno continuato a chiedere maggiori autonomia e l’indipendenza, seppur attraverso forme pacifiche e democratiche.

Anche il popolo scozzese vorrebbe distaccarsi dal Regno Unito

Anche in Scozia, una regione del Regno Unito con una popolazione di circa 5,5 milioni di abitanti e una superficie di 80.000 chilometri quadrati, si è assistito ad un forte movimento indipendentista, che ha portato alla convocazione di un referendum sull’indipendenza nel 2014. In quella occasione, la maggioranza degli scozzesi si è espressa contro l’indipendenza, ma il dibattito sull’autonomia e sulla separazione dal Regno Unito è ancora molto vivo.

Il caso della Scozia è particolarmente interessante, perché mostra come il nazionalismo possa essere una forza politica trasversale, capace di coinvolgere anche chi non si identifica in maniera forte con una specifica identità culturale. Infatti, il movimento indipendentista scozzese, guidato dal Partito Nazionale Scozzese (SNP), ha saputo attrarre anche molti elettori di sinistra, che vedono nell’indipendenza la possibilità di costruire un modello sociale ed economico più equo e solidale.

La questione delle piccole patrie e della loro indipendenza genera parecchie controversie

Tuttavia, il dibattito sull’indipendenza di queste piccole regioni o stati non è privo di problemi e di criticità. In primo luogo, c’è il problema della sovranità nazionale: se una una piccola regione diventa indipendente, diventa anche uno Stato sovrano, con tutte le conseguenze che questo comporta in termini di limitazione della propria autonomia e di relazioni con gli altri Stati.

Problema della coesione sociale

In secondo luogo, c’è il problema della coesione sociale: il nazionalismo, se non gestito in maniera inclusiva e democratica, può portare alla marginalizzazione e alla discriminazione delle minoranze.

Sostenibilità  economica, è possibile?

In terzo luogo, c’è il problema della sostenibilità economica: molti paesi che richiedono indipendenza, soprattutto se dipendono da un’economia di nicchia o da risorse limitate, potrebbero incontrare difficoltà nel sostenere un proprio Stato indipendente.

 

In ogni caso, questo dibattito sull’indipendenza di alcuni stati o regioni è destinato a continuare, poiché riflette una serie di sfide e di opportunità che caratterizzano il nostro tempo. La globalizzazione, la crisi economica, la crisi democratica e le nuove forme di comunicazione e di mobilitazione sociale sono solo alcuni dei fattori che stanno spingendo molte persone a cercare nuove forme di identità e di partecipazione politica. La sfida per le piccole patrie è quella di saper conciliare questo desiderio di autonomia e di partecipazione con la necessità di costruire un’identità inclusiva e aperta al mondo.

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