Ecco i casi più frequenti
Quando un contribuente finisce a controllo fiscale, significa che l’Agenzia delle Entrate ha preso in mano la sua dichiarazione dei redditi e di fatto l’ha vivisezionata. Il controllo del Fisco significa che la dichiarazione dei redditi viene controllata tutta, per verificare la presenza di eventuali anomalie.
È proprio quando il Fisco trova queste anomalie che scattano le iniziative dell’Agenzia delle Entrate. A partire dalla richiesta di regolarizzazione per il contribuente. Significa che se dalla dichiarazione dei redditi emergono imposte non pagate, il Fisco può chiedere al contribuente di pagare il dovuto per mettersi in regola. Sempre che l’anomalia sia conclamata e documentata, perché il contribuente ha sempre la possibilità di mettersi in regola producendo le giustificazioni alla eventuale anomalia trovata dal Fisco. Ma il più delle volte l’anomalia è reale. Ed ecco i casi più frequenti in cui bisogna pagare ciò che il Fisco richiede.
Quando il fisco italiano trova delle anomalie nella dichiarazione dei redditi di un contribuente, può chiedere allo stesso contribuente di mettere in regola la situazione. In caso di minore imposta versata chiederà il pagamento della parte di IRPEF evasa. In caso di rimborso fiscale percepito, chiederà la restituzione. Ma da cosa dipendono queste anomalie? Sicuramente un caso frequente è quello delle certificazioni uniche assenti. In pratica capita che un contribuente nell’anno di imposta precedente abbia avuto diversi rapporti di lavoro oppure ha avuto periodi coperti da NASPI e così via dicendo. In questo caso il contribuente nella dichiarazione dei redditi deve inserire tutti i redditi di ciascuna certificazione unica. Lasciarne una inutilizzata significa non aver dichiarato un proprio reddito e quindi avere evaso la parte di IRPEF derivante da questo reddito. In questo caso oltre alla differenza di IRPEF da versare, il contribuente sarà assoggettato pure a sanzioni e interessi.
Un altro caso assai comune è quello delle detrazioni per familiari a carico, che invece a carico non lo sono. Il genitore che ha a carico un figlio o il coniuge, gode delle detrazioni per familiari a carico. Ma solo se questi non hanno redditi tali da essere considerati autosufficienti. Per i soggetti sotto i 24 anni di età, la soglia è di 4.000 euro. Invece per chi ha 24 anni già compiuti o oltre, la soglia è di 2.840,51 euro. Significa che, se malauguratamente il contribuente ha goduto delle detrazioni per un soggetto che non è più a carico, avendo una certificazione unica superiore a 2.840,51 euro per esempio, il Fisco può chiedere la restituzione di queste detrazioni. Infatti, avendole sfruttate il contribuente ha pagato meno IRPEF. E la minore imposta versata, va pagata. Ed anche in questo caso con sanzioni e interessi.
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