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Liberalismo, come si evolve e quali sono le sue forme

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Questo articolo ha lo scopo di andare a sviscerare un argomento molto importante ovvero il liberalismo e le sue forme. È John Locke ad essere considerato il padre del liberalismo.

Si tratta di un filosofo inglese di fine Seicento, particolarmente importante proprio per il suo pensiero politico. Scrisse due trattati sul governo partendo dal presupposto che lo Stato nasca in virtù della stipula di un contratto sociale tra gli individui. In virtù di questo pensiero è anche possibile inquadrarlo nel filone dei pensatori politici “contrattualisti”.

Cosa c è da sapere sul liberalismo

Differenze principali tra Locke e Hobbes

Locke ha un pensiero in comune con un altro grande filosofo: Hobbes.

Entrambi pongono all’origine del proprio ragionamento lo “stato di natura”.

La differenza sostanziale tra i due è che secondo Locke, lo stato di natura sarebbe una condizione di libertà e uguaglianza per tutti: dunque l’essere umano avrebbe una predisposizione ad essere collaborativo e razionale. mentre secondo Hobbes lo stato di natura prevede un tutti contro tutti e gli esseri umani sarebbero aggressivi alla base e votati alla guerra.

Andando ad osservare con più attenzione la teoria dello stato di natura di Locke, scopriremo che per il filosofo l’uomo ha tre diritti naturali: il diritto alla vita, il diritto alla libertà e il diritto alla proprietà.

Tra questi tre diritti, il diritto alla proprietà sta alla base del pensiero teorico di questo filosofo :infatti proprio in base a questo che ci si riesce a garantire il diritto alla vita.

L’uomo e il suo diritto alla proprietà della terra secondo Locke

La terra, ad esempio, sarebbe qualcosa che è stato donato gratuitamente agli uomini ma essi, per poterne disporre, devono in qualche modo appropriarmene almeno in parte. Ma come si può stabilire di quale parte l’uomo possa appropriarsi e in che misura? Perché gli uomini sono tanti.

A stabilire quello che spetta ad ogni singolo uomo è proprio il suo lavoro. Il ragionamento è che l’uomo ha diritto ad avere la proprietà della terra che lavora: inoltre  il lavoro viene visto come estensione dell’uomo stesso e del suo corpo.

A questo punto bisogna comprendere che, in un primo momento, si potrebbe supporre che ogni essere umano non dovrebbe avere un reale interesse nel possedere un appezzamento di terreno più grande di quanto non gli serva per la mera sopravvivenza.

Riterrebbe sufficiente un tipo di appezzamento di terra delle dimensioni necessari a garantirgli la vita tale da dargli la possibilità di riuscire a lavorarla.

È solo in seguito all’emergere della moneta e all’abbandono di una economia di sussistenza o basata sul baratto che l’essere umano sente l’esigenza di ampliare i propri possessi e ad aumentare la propria ricchezza.

Solamente in questo punto preciso sorge la competizione e l’aggressività dell’uomo che non è data, come per Hobbes, come punto di partenza, ma come causa che emerge nel momento in cui appaiono le prime diseguaglianze sociali.

Gli uomini cominciano dunque a litigare tra di loro in questa terza fase dello stato di natura (la comparsa della moneta) che segue alla prima (dove tutto è a disposizione di tutti) e alla seconda fase (dove ogni uomo si appropria di una parte del terreno sulla base di ciò che riesce a lavorare).

I presupposti del pensiero

Come fare, dunque, a mantenere uno stato di equilibrio quando si arriva alla terza fase dello stato di natura  però è necessario garantire il diritto alla proprietà privata?

Si deve ricorrere ad una legge in grado di portare un discernimento tra il bene e il male, il giudice che la applica, e la forza coercitiva che applicherà la sentenza del giudice.

Una volta raggiunto uno stato di aggregazione agli uomini, sempre secondo Locke, toccherà scegliere una forma di governo ma questa forma non potrebbe mai essere la monarchia assoluta.

E da qui nasce il “liberalismo” che è la forma di governo che si contrappone al “assolutismo”.

Il liberalismo si fonda sul principio di maggioranza perché non vogliono delegare le decisioni a un singolo monarca assoluto ma non possono nemmeno prenderle tutti insieme.

Il governo viene vincolato al popolo da un patto di fiducia sulla base del quale il potere gli è stato concesso solo ed esclusivamente a fare il bene del popolo stesso.

È per questo che tutte le Repubbliche Liberali hanno alla base un rapporto tra potere legislativo e potere esecutivo. Questi sono i fondamenti teorici del liberalismo che da Locke in poi ha assunto forme differenti a seconda dei contesti sociali all’interno dei quali è stato applicato.

La caratteristica comune di qualunque forma di liberalismo, a prescindere dalle varianti, rimane la medesima però: ovvero essere una scelta di stampo anti-autoritario.

Liberalismo classico

Il liberalismo classico si basa principalmente sulla difesa del diritto di libertà e del diritto di proprietà già individuati da Locke. Invece, il radicalismo è una sorta di evoluzione del liberalismo classico che prevede una riforma parlamentare che aveva come obiettivo quello di far partecipare, in misura maggiore, il popolo alla vita politica.

Pur mantenendo un’impronta individualista, infatti, assume un carattere maggiormente democratico, anche se punta l’accento su una distribuzione più equa della ricchezza senza dimenticare però la possibilità di determinare in maniera libera lo scambio tra le persone.

Questa forma di liberalismo ha portato a progettare forme di assistenza sanitaria e previdenza sociale e è stata applicata soprattutto in Europa. In questo caso si sono andati a restringere i diritti del singolo per fare spazio all’intervento dello Stato che regola maggiormente i risultati del sistema di mercato. In questo caso è lecito parlare del liberalismo sociale. Un’altra forma di liberalismo è il cosiddetto liberismo o liberalismo economico.

L’origine di questa interpretazione in chiave economica del liberalismo classico è da attribuire a Benedetto Croce. È possibile dire che in questo caso il mercato viene ritenuto, già di per sé, una sorta di sistema giuridico: proprio questo spesso sentiamo parlare oggi di “leggi di mercato“ che non fanno assolutamente riferimento alle leggi statali ,ma ad un sistema intrinseco al mercato stesso.

Queste sono solo alcune delle forme del liberalismo che continua a svilupparsi in diverse teorie più o meno interventiste e diffuse in maniera capillare e autonoma nelle diverse regioni del mondo.

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