Empatici introversi, estroversi o ambiversi? foto: Ansa - (lintellettualedissidente.it)
Molti non sanno dire che tipo di persona empatica siano: ma, nella distinzione tra introversi, estroversi e ambiversi si può capire con alcune semplici domande
Non è semplice trovare persone realmente empatiche. Anche se, fin da subito dobbiamo dire che la definizione di empatia e di persona empatica sono molto generiche. Già perché se si è empatici si può essere poi introversi, estroversi e ambiversi. E tra queste tre tipologie, le differenze sono tantissime.
Va detto, comunque, che, a prescindere dalla tipologia di persona, essere empatici è comunque un fattore positivo, soprattutto di questi tempi, in cui la società è immersa e avvolta in una aridità davvero preoccupante. Ciò detto, comunque, tra empatici vi sono diverse davvero grandi: per esempio tra introversi, estroversi e ambiversi. Andiamo a vedere in cosa consistono queste differenze che in alcuni casi sono davvero abissali.
Partiamo dagli empatici introversi. Potrebbe esserci ben poco da aggiungere: si tratta di persone che riescono molto facilmente a entrare in contatto con la parte più intima della persona con cui interagiscono. Sono però persone molto silenziose, che non amano dilungarsi in chiacchiere e che, anzi, facilmente possono togliere il disturbo prima del previsto. Non amano i luoghi affollati né le grandi compagnie, dove non riescono a dare il massimo di loro stessi. Si tratta comunque di persone molto accomodanti che mai e poi mai entreranno in conflitto con il prossimo.
Evidentemente agli antipodi sono gli empatici estroversi, che, invece, sono i compagnoni del gruppo, molto rumorosi e sempre presenti nelle conversazioni in cui avranno sempre qualcosa da dire. Amano intrattenersi a lungo e, semmai, il loro problema è quello a volte di non sapersi frenare, di essere un po’ troppo presenzialisti e di trasudare frenesia da tutti i pori. A volte devono sforzarsi di essere meno debordanti e cercare di decomprimere, cosa che non riesce loro affatto semplicemente.
Infine, la figura, tra le tre, che forse affascina maggiormente, perché quella di cui sappiamo meno: gli empatici ambiversi. Loro si muovono su un confine molto sottile, tra i due estremi e quindi hanno la capacità di intrattenere i vari stili di relazione: ovviamente, tutto ciò dipende molto dal loro umore, che indirizza gran parte delle loro azioni.
Ma, vi starete chiedendo, come si fa a sapere che tipo di empatico siamo. Come spesso accade, la cosa migliore è guardarsi dentro, capire, per esempio, di quanto tempo abbiamo voglia di passare in socialità, oppure se si predilige maggiore solitudine. Quindi, come spesso accade, bisogna osservare i nostri comportamenti, riconoscere le nostre attitudini e, soprattutto, riconoscere i
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