Quanto incasso a scadenza se investo 10.000 euro
La vita è fatta di scelte, e le scelte sono il frutto di sagge ponderazioni. Un discorso che vale in generale, specie quando si parla di soldi come nel caso di un investimento di lungo respiro.
Prendiamo un orizzonte temporale di 12 anni e 2 prodotti del reddito fisso garantiti dallo Stato Italiano, ossia buoni e BTP. Ipotizziamo un capitale da investire a basso rischio per questo tempo. Ora, quanto incasso a scadenza se investo 10.000 euro sul buono fruttifero 3×4 e quali sarebbero i pro e i contro rispetto al BTP pari durata?
I BFP, il 3×4 incluso, sono emessi da Cassa Depositi e Prestiti e distribuiti da Poste Italiane. Insieme ai libretti rappresentano quello che va sotto il nome di risparmio postale, garantito dallo Stato italiano al pari dei bond sovrani del MEF.
I buoni sono strumenti di investimento a basso rischio data la garanzia sovrana di cui godono. Inoltre durante la vita di maturazione il capitale nominale è sempre garantito. Gli interessi maturano da subito, ma sono riconosciuti a scadenza (se privi di step) o al compimento dei vari step, oltre a scadenza, se titoli di medio-lungo periodo. Il buono 3×4 riconosce gli interessi al termine di ogni triennio, cioè alla fine del 3°, 6°, 9° e 12 anno, sempre insieme al rimborso del titolo.
Questi strumenti finanziari non hanno costi di gestione dall’inizio alla fine, tranne le spese fiscali. Vale a dire aliquota al 12,50% sugli interessi maturati e imposta di bollo nei casi, modi e tempi previsti dalla Legge.
Capitolo interessi: quanto rende questo buono? Il tasso effettivo annuo lordo e netto alla fine dei 4 trienni è pari a:
In soldoni, al termine dei 12 anni il coefficiente lordo e netto da applicare per il calcolo del montante finale è, nell’ordine, 1,34488882 e 1,30177772.
A questo punto vediamo quali sarebbero i possibili vantaggi e svantaggi del buono rispetto al BTP pari durata.
Un pro rimanda al fatto che non ha costi di gestione, mentre sul bond abbiamo le commissioni di compravendita più l’eventuale spesa del dossier titoli. Poi il capitale nominale è sempre garantito, mentre il prezzo delle obbligazioni varia di continuo fino a scadenza. Pertanto, l’eventuale rivendita anticipata del titolo può generare una perdita o un capital gain a seconda dei casi. Tradotto, si tratta di una circostanza che è al contempo un pro e un contro, a seconda dei punti di vista.
Idem dicasi per la periodicità di liquidazione degli interessi. I titoli di Stato li riconoscono ogni 6 mesi e in alcuni casi ogni 3, zero coupon esclusi. I buoni, invece, tutto a scadenza o all’atto del rimborso.
Infine, ecco la divergenza che in questo periodo storico è uno svantaggio per il buono (pochi anni fa valeva il contrario). Il rendimento del BTP pari durata è superiore a quello del buono 3×4. Ad esempio, il bond ISIN IT0005402117 ha data scadenza al 1° marzo 2036, cioè tra 11,95 anni. La cedola è dell’1,45%, ma prezza 77,57 centesimi al tempo dell’articolo, per cui il rendimento netto annuo è del 3,75% circa.
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