Perché si parla di possibile taglio delle pensioni (lintellettualedissidente.it)
Le pensioni potrebbero mutare al ribasso nel corso dei prossimi mesi? Facciamo chiarezza sull’attuale scenario e sulle previsioni per il futuro
Per le pensioni il periodo è sostanzialmente tranquillo dopo che, per effetto delle rivalutazioni legate al costo della qualità della vita, sono state aumentate. Anche le pensioni minime sono state ritoccate al rialzo, in questo caso per decisione del governo. Parallelamente l’esecutivo sta lavorando alla riforma fiscale che, riducendo le aliquote Irpef da quattro a tre, potrebbe portare ulteriori benefici in termini di tassazione sui redditi per specifiche fasce di reddito (attualmente allo studio).
E dovrebbero essere introdotte anche ulteriori misure volte alla detassazione delle tredicesime delle pensioni. Ma occorre sempre tenere alta l’attenzione quando si parla di trattamento pensionistico perché lo scenario è in costante mutamento e potrebbe mutare non solo in positivo. Scenario che, per i prossimi mesi, potrebbe essere caratterizzato anche da modifiche agli importi delle pensioni non propriamente positive.
Ciò a cui facciamo riferimento è la ‘reale’ rivalutazione delle pensioni. Che non è quella applicata a inizio anno. Ma facciamo un passo indietro: la rivalutazione annua degli importi pensionistici è legata all’andamento dell’inflazione dei prezzi al consumo segnalati dall’Istat. Il 2022 si è chiuso con un’inflazione stellare che ha sfiorato l’11%, pertanto la rivalutazione avrebbe dovuto raggiungere almeno il 10% per non andare a ridurre il potere d’acquisto dei pensionati.
Si è però optato per un indice si rivalutazione al 7,3% in misura non piena; sono state cioè indicate percentuali diverse sulla base di sei distinte fasce di reddito individuate dal governo. Per gli assegni fino a 4 volte il minimo, di importo fino a 2100 lordi mensili, la rivalutazione è stata del 100%. Si è passati all’85% per le pensioni fino a 5 volte il minimo (2.626 euro lordi al mese) e poi a seguire del 53, del 47, del 37 e del 32% per importi fino a 3.150, 4.200, 5.250 euro e superiori.
Questo comporta una serie di importi non solo più bassi del previsto dato l’indice al 7,3% ma ulteriormente inferiori dal momento che per 5 fasce l’indice di rivalutazione non è stato applicato nella sua interezza. Un problema che potrebbe presentarsi anche nel 2024 con rivalutazioni pensionistiche ancora più basse del dovuto. Attualmente l’inflazione si attesta intorno al 7% ed entro fine anno potrebbe rimanere stabile o ridursi. Ma sarà molto difficile che l’indice di rivalutazione rimanga sul 7%; inoltre da gennaio 2024 le pensioni andranno prima ricalcolate sull’indice definitivo pari all’8,1%. Insomma le cifre potrebbero variare ancora e non di poco.
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