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Dal 2026 arriva la tassa sullo shopping: dovremo pagarla per ogni acquisto

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Samanta Airoldi

Anno nuovo significa, talvolta, anche tasse nuove: dal 2026 ne arriverà una che ci colpirà proprio tutti. Una tassa che dovremo pagare ogni volta che faremo shopping.

Nella vita di certezze ce ne sono poche ma una cosa è sicura: le tasse vanno pagate. E forse non sarà “bellissimo” pagarle come sosteneva un politico di qualche anno fa ma è nostro preciso dovere farlo per contribuire al benessere di tutta la comunità di cui anche noi facciamo parte.

donna piena di borse da shopping
Dal 2026 arriva la tassa sullo shopping: dovremo pagarla per ogni acquisto/lintellettualedissidente.it

L’evasione fiscale, infatti, è una profonda ferita per le casse dello Stato che priva il Governo di importanti risorse da utilizzare per mettere in atto politiche sociali a sostegno di tutti. E, dal prossimo anno, oltre a Irpef, Iva, TARI, IMU e Canone RAI dovremo, probabilmente, pagare un’imposta anche sullo shopping.

Già, avete capito benissimo: arriverà la tassa sui nostri acquisti. Fare shopping, per molti, è un hobby, per altri una sorta di ossessione. Dal 2026 le nostre abitudini potrebbero cambiare drasticamente in quanto dovremo sborsare una piccola imposta su ogni acquisto. Dura lotta al consumismo?

Tassa sullo shopping: ecco come funzionerà

Sei una shopping “addict”? Dal 2026, molto probabilmente, dovrai ridimensionare le tue abitudini perché il Governo Meloni ha deciso d’introdurre una tassa sugli acquisti online. Un modo per contrastare il consumismo? O dietro c’è dell’altro?

computer con sopra un carrello in miniatura con dentro dei pacchi in miniatura
Tassa sullo shopping: ecco come funzionerà/lintellettualedissidente.it

Più che contrastare il consumismo, l’Italia – e altri Paesi europei come Francia, Austria, Belgio, Spagna, Grecia, Ungheria e Polonia- l’obiettivo è contrastare una certa concorrenza ritenuta, se non sleale, certamente iniqua. Nell’ultimo anno sono aumentate in misura importante le importazioni dalla Cina. Complice l’ascesa di colossi del fast fashion low cost come Shein, Temu e AliExpress. E le merci che arrivano dalla Cina godono di agevolazioni doganali.

Da mesi Confindustria Moda e la Camera della Moda fanno pressioni affinché venga introdotta una tassa sulle spedizioni da e per la Cina. Il 2026 potrebbe essere l’anno giusto. Infatti il Governo Meloni, nel testo della Manovra di Bilancio 2026, ha introdotto una tassa di 2 euro sulle microspedizioni, cioè sui pacchi il cui valore è inferiore a 150 euro. In pratica, dunque, sulla maggioranza in quanto molto spesso si fanno acquisti del valore inferiore anche ai 50 euro sulle piattaforme di e-commerce low cost.

Il costo andrebbe a colpire non direttamente il consumatore ma le aziende – in questo caso Shein piuttosto che Temu o AliExpress – le quali, tuttavia, potrebbero decidere di conseguenza di aumentare i costi a svantaggio, quindi, del consumatore finale che, a quel punto, potrebbe tornare a comprare nel negozio sotto casa piuttosto che su questi grandi e-commerce che si trovano dall’altro lato del mondo. Per il momento non c’è ancora nulla di sicuro ma non si esclude che questa tassa possa vedere la luce già nel 2026 non solo in Italia ma in tutta Europa.

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