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Trama del libro come la guerra ha plasmato gli uomini

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Come la guerra ha plasmato gli uomini  è il titolo o di un interessantissimo libro di Margaret MacMillan, una storica canadese interessata a dimostrare, attraverso la scrittura, l’influenza che ha avuto la guerra, nel corso dei secoli, sulla cultura e sulla società.

Trama del libro come la guerra ha plasmato gli uomini

Libro come la guerra ha plasmato gli uomini:aspetti più importanti

Siamo tutti decisamente abituati ad associare la guerra ad un sanguinoso conflitto inutile, qualcosa di ripugnante, di non umano. Persi dietro questa etichetta che abbiamo appiccicato alla parola “guerra” ci siamo dimenticati che è, appunto, solo un’etichetta.

Il mito ha ricondotto la guerra a volte ad affari tra eroi, combattuta all’ombra agli dei, altre volte ad un conflitto tra bestie, quando la realtà la guerra è stata inventata dagli uomini e viene combattuta dagli uomini, così come fa notare, in un suo verso, un poeta della prima guerra mondiale: Frederic Manning.

Se sposiamo questi presupposti concettuali su cui si basa l’autrice è ovvio che non possiamo più limitarci a liquidare il concetto di “guerra” ad una parola che identifica una sorta di strumento che l’umanità utilizza contro se stessa, perché è questo limite intrinseco nella definizione che funge da cortina di fumo impenetrabile, una barriera che non ci permette di andare oltre per cogliere un significato più profondo.

Lo stile dell’autrice consente, in meno di 300 pagine, di raccontare tantissimi aneddoti molto interessanti e coinvolgenti, partendo dall’idea che, mentre l’uomo combatte (in modi e tempi diversi) in guerra ma, la guerra si occupa di creare gli uomini.

Partendo dal ritrovamento di Ötzi, un uomo preistorico vissuto più di 5000 anni fa, probabilmente morto nel bel mezzo di un combattimento, si riconducono le prime testimonianze della guerra alla necessità di proteggersi.

Il corpo di quest’uomo si è perfettamente conservato in un punto specifico delle Alpi e presenta, non solo delle contusioni nel cranio ma anche la punta di una freccia inserita in una spalla.

Si pensa abbia partecipato ad uno scontro proprio perché aveva accanto il proprio coltello macchiato di sangue.

Le luci e le ombre all’interno del concetto di guerra

Come fece, dunque, l’uomo a manifestare concretamente il suo bisogno di protezione personale?

Unendosi ad altri uomini per organizzarsi in una sorta di organizzazione statale. A quel punto lo Stato, necessariamente, contrapponendosi ad altri Stati, deve diventare un apparato il più efficiente possibile proprio per garantire alle persone la protezione che necessitano.

Secondo l’autrice gli Stati possono essere potenti o deboli e, naturalmente, quelli deboli manifesterebbero la propria debolezza proprio in virtù del fatto che i propri cittadini soffrono.

Uno Stato non potrebbe dunque permettersi di istituirsi e limitarsi ad esistere e basta, perché per essere politicamente indipendente può fermarsi solamente con la forza.

Il motivo per cui facciamo della guerra solo un grande buco nero che risucchia il genere umano all’interno di circostanze sanguinose, è a causa delle proporzioni che la modernità le ha conferito.

Certo, il tono crudele è sempre stato tipico della guerra, sin appunto dai tempi dell’uomo primitivo dove aveva più che altro il carattere di conflitto tra individui singoli e non organizzati.

Ma non raggiungeva la portata drammatica che ha raggiunto grazie alla rivoluzione industriale.

Le conseguenze della rivoluzione industriale

Le riflessioni su questo aspetto nel libro come la guerra ha plasmato gli uomini

Grazie alla rivoluzione industriale, infatti, gli esseri umani hanno cominciato a fabbricare quantitativi importanti di armi che, di volta in volta, hanno adottato tecnologie sempre più sofisticate.

Se ci si pensa, dalla punta della freccia conficcata nella spalla di Ötzi, che veniva scagliata da un arco in grado di uccidere una persona per volta, le moderne armi si misurano in efficacia sulla base di quanti esseri umani possa uccidere contemporaneamente un’arma sola.

Ad un certo punto si è andata ad accorciare drasticamente la distanza nonché la differenza tra civili e soldati, perché intere nazioni hanno mandato al fronte il proprio popolo, trasformandolo in un esercito.

È molto importante capire che se tutti i cittadini devono sentirsi coinvolti nel conflitto, devono avere una motivazione comune e questa motivazione è stata data dal nazionalismo.

Quali sono dunque gli impulsi formativi che è possibile rintracciare dietro l’enorme lato oscuro che nasconde l’intero volto della guerra? Secondo l’autrice è stata proprio la guerra a fornire molti spunti creativi tanto da andare a costituire una potente forza generatrice di cambiamento.

I governanti non potevano limitarsi a spedire in guerra delle persone impreparate, incapaci, proprio perché lo Stato per rendersi forte e potente deve essere in grado di vincerli i conflitti.

Tutto questo si traduce nel fatto che gli Stati hanno dovuto ricorrere alla creazione della burocrazia moderna e i politici, in qualche modo, hanno dovuto democratizzare e investire sull’istruzione e la salute dei propri cittadini.

Un simbolo di potere e liberazione femminile deriva dal fatto che le donne sono state mandate sul campo di battaglia, in numero sempre più equiparabile a quello degli uomini.

Gli artisti sono stati costretti a confrontarsi con scenari costantemente nuovi, mutabili, negoziabili.

Conclusioni

I filosofi hanno dovuto riscrivere il proprio modo di pensare, dal momento che spesso il pensiero non ha retto al peso del conflitto, in special modo dopo la seconda guerra mondiale quando appunto è nato il movimento esistenzialista.

Il libro è percorso da tantissimi aneddoti che dimostrano come la guerra abbia avuto un’influenza decisiva rispetto all’evoluzione sociale e culturale, andando a toccare gli ambiti di significato più importanti e a riscriverli.

Gli artisti, soprattutto gli scrittori, si sono dovuti confrontare con sentimenti che sono emersi dall’animo umano, sentimenti che l’uomo non aveva mai sperimentato prima.

Ad esempio, viene citato Wilfred Owen, un poeta della Grande Guerra, che decise di tornare in mezzo ai commilitoni solamente spinto dal desiderio di riuscire a interpretare il loro sguardo incomprensibile, vera e propria benzina sul fuoco della sua vena creativa.

D’altra parte, all’interno di ogni libreria si possono trovare vastissime sezioni di libri interessati ad analizzare la guerra sotto ogni punto di vista e non si tratta solo di saggi, ma di testimonianze vere proprie di chi la guerra vissuta dall’interno.

Di chi, senza farsi schiacciare dal suo lato oscuro, ha saputo scavare dentro di sé per vedere che cosa fosse rimasto o forse che cosa era possibile, finalmente, fare nascere.

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