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Esteri

Prigozhin, nessuno sa dove sia: un altro mistero dalla Russia

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Di tutto ormai si può dire, sul conto di Prigozhin, persino che sia invisibile. E anche ubiquo: è a Minsk, a Mosca e a San Pietroburgo.

Dopo la cosiddetta “marcia della giustizia” del 24 giugno, quando i militari della società Wagner si sono mossi da Rostov fino a 200 chilometri da Mosca, Evgeny Prigozhin è diventato invisibile. E’ stato detto che si trovava in una camera d’albergo di Minsk, da dove non sporgeva nemmeno il capo dalla finestra. E poi il presidente bielorusso Lukashenko ha dichiarato che sarebbe andato a San Pietroburgo. Il 29 giugno Dmitri Peskov, il portavoce di Vladimir Putin, ha affermato che la Russia non aveva né la capacità né la volontà di tracciare i movimenti del leader della Wagner.

Le foto dei travestimenti di Prigozhin trovate in casa sua – lintellettualedissidente.it Ansafoto

Nello stesso giorno, però, come risulta alle fonti contattate dal giornale francese Libération, Prigozhin era proprio al Cremlino in visita al presidente russo. E Dmitri Peskov l’ha confermato con inappuntabile zelo. In Russia va così. Rispuntano sulle agenzie foto che ritraggono insieme i due sodali Putin e Prigozhin, ma sono state scattate nel 2010, in occasione di una visita alla Concord, un’azienda che prepara pasti per le scuole. Altri tempi, quella era amicizia con discreti interessi in comune.

Indiscrezioni e bugie sul capo della Wagner

E si sa che in Russia per apparire e parlare in pubblico con un ruolo riconosciuto dallo Stato occorre il permesso dello zar. Il New York Times, sempre a inizio luglio, riferiva la voce di un anonimo ufficiale del Pentagono, che l’introvabile leader militare sarebbe in realtà sempre rimasto in Russia, anche dopo il 24 giugno, senza andare in Bielorussia.

Prigozhin e Putin riappaiono insieme in una foto del 2010 – lintellettualedissidente.it Ansafoto

All’inizio di luglio il Fsb, servizio segreto russo, ha perquisito la casa del fondatore della Wagner, diffondendo foto e informazioni. L’insieme scredita il capo guerriero e fornisce di lui un’immagine inaspettata. Si vedono nei suoi armadi parrucche, che usava per travestirsi durante i viaggi all’estero. Ci sono notevoli somme di denaro di diverse valute, armi, passaporti.

Foto con parrucca pubblicate per screditarlo

Si intravvede un elicottero parcheggiato in cortile. Il canale statale Rossiya 1 ha trasmesso i filmati delle perquisizioni, che poi sono stati rilanciati dai media. Il quotidiano Izvestia ha pubblicato le foto del guerriero travestito. Si vede la piscina coperta, lo studio medico, la stanza per la preghiera. Ci sono icone sacre, anche un altare. Soprattutto armi: un arsenale di fucili, pistole e munizioni. Lingotti d’oro, passaporti, pacchi di denaro.

Macerie a Kramatorsk dopo l’attacco aereo russo – lintellettualedissidente.it Ansafoto

La società Wagner ha smentito che siano tutte quante foto di quell’abitazione diffidando dal pubblicarle senza il proprio permesso. Le foto dei travestimenti di Prigozhin sono dotate di una certa carica di comicità. Parrebbe infatti un personaggio del film Il dittatore dello stato libero di Bananas di Woody Allen. Un modo per seminare discredito nell’opinione pubblica. Parte della quale, come alcuni siti internet, ha esaltato la marcia del 24 luglio, trattando il capo della Wagner come un padre della nuova Russia.

Confermato alla fine l’incontro con Putin

Altri, come Dmitri Kiseliov, l’hanno paragonato al leggendario Pugaciov, capo di una rivolta ottocentesca, di cui scrisse Puskin nel romanzo La figlia del capitano. Kiseliov, nel suo programma su Rossija -1, Vesti Nedeli (Le notizie della settimana) a distanza di sette giorni ha cambiato idea spiegando che non è per niente un Robin Hood: è solo un uomo d’affari con un passato criminale.

Clima dunque tutt’altro che sereno sull’immagine di Prigozhin. Ha in ogni caso incontrato con i propri comandanti Vladimir Putin per tre ore. Il presidente russo ha dato la sua versione dei fatti del 24 giugno. Gli ufficiali della Wagner hanno dichiarato la propria fedeltà allo zar, pronti a tornare a combattere per la Russia. Non per la Bielorussia, come invece si diceva dopo la “marcia della giustizia”. E ora che l’Ucraina riceve nuove munizioni per la tanto annunciata controffensiva, e che la Svezia è entrata nella Nato, non resta che attendere la risposta russa.

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