Per Putin gli attacchi di Hamas sono una vera e propria manna dal cielo (Ansa) - L?intellettualedissidente.it
Ucraina al buio. E a chiederlo è Putin. Sarà un Natale capovolto, ancora una volta. L’Est Europa non conosce pace né tregua al freddo e al buio. Putin sembra dimenticare la festività occidentale ma se ne ricorda benissimo e continua a prendere a spallate la porta. Non intende portare doni.
Lunedì sera la Russia ha segnato i cieli dell’Ucraina raid da incubo: 635 droni e 38 missili che sono piovuti dal tramonto al mattino su centri urbani dai nomi per noi impronunciabili, luoghi che fino a tre anni fa era punti certi sulla mappa dell’Ucraina, ora sono spesso nomi e basta, cittadine fantasma segnate da una guerra che ha reso noti quei luoghi un attimo prima che di quelle città rimanesse solo il nome.
Un nome nel nulla, in attesa di essere dimenticato. La devastazione delle ultime ore è raccontata come rappresaglia per la morte del generale Fanil Sarvarov saltato in aria il 22 dicembre nel cuore di Mosca. Poche ore dopo e non troppo distante da lì un altro attentato, di notte. Due militati uccisi, con dettagli che si contraddicono ma non scalfiscono il nucleo del racconto, che si salda tenacemente con la morte di poche ore prima: l’Ucraina ferita è capace di colpire ancora, con piccole grandi vendette all’interno della Federazione russa. Un’agenda di attentati ormai lunga, tenuta come auto riconoscimento di resistenza e onore, ma che serva a poco se ore dopo la popolazione ucraina resta per l’ennesima volta al freddo e al buio in pieno inverno con i russi ancora lì a stringere sul Donetsk e ad insistere sulla rete elettrica per portarla al collasso.
Anche gli elettrodotti che importano energia dalla Romania e servono per le emergenze sono diventati obiettivi usuali, ormai. Rivne, Ternopil e Khmelnytskyi sono cadute nell’oscurità, come una nave scende vero il buio dell’abisso. I blackout hanno segnato anche a Kiev. La corrente va e viene, bloccando i riscaldamenti e l’erogazione dell’acqua. Zaporizhstal, una delle acciaierie ancora in funzione si è fermata. Gli ordigni si sono fatti sentire in prossimità dei confini romeno e polacco. Ma il cuore di tutto resta il Donetsk, dove è caduto l’ennesimo avamposto ucraino, la città di Siversk. Prima lì vivevano 10 mila persone: non esiste praticamente più. I russi tentano di irrompere nei punti critici del Donetsk da tutte le direzioni. E per impedire ai generali di Kiev di trasferire truppe da altre zone, Mosca sta attaccando ovunque: a Kharkiv, Sumy e Zaporizhzhia. E’ il Natale in tempo di guerra, il terzo di fila.
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